venerdì 28 marzo 2014

Su intelligenza, intuito ed emozione

La percezione sensibile non è il sentimento; quest'ultimo è, propriamente, la realtà appartenente alla sfera emozionale, mentre la percezione dei sensi è il modo attraverso cui si è collegati all'ambiente, e con noi stessi, attraverso il corpo. Io sento il suono e il rumore del mondo, e quello da me generato, attraverso l'udito o le sue immagini con la vista, e tocco questo mondo, ma anche me stesso col tatto, e lo assaporo col gusto, sentendone il profumo o gli odori con l'olfatto, sia quelli del mondo che i miei. Il sentimento, invece, riguarda i moti dell'emotività, gli stati d'animo, sia quelli conseguenti alle sensazioni ottenute dalle informazioni sensoriali, che derivate dalle decifrazioni date dall'intelligenza, che è sensibilità e, spesso, anche crudeltà, come d'altronde riesce a essere feroce anche l'emotività selvaggiamente liberata.
Il sentire, come è in uso dire "a pelle", è di natura istintiva e occupa il piano percettivo, e inferiore rispetto all'intelligenza, dell'essere umano. L'intuizione è il suo correlativo verso l'alto, ed è di natura intellettiva.
Quanto tu hai scritto è da questo intuire che proviene, non dalla tua istintualità. 
Se ti fossi fatto consigliare da quest'ultima, se è lecito dire, avresti imboccato il sentiero del bosco, quello che porta a predare o a essere predati… 
Quando l'intuire individuale, che è quello dal quale nascono ispirazioni e idee che ancora sono informali, quando questo intuire intellettuale, stavo dicendo, supera l'individualità ed entra nell'universalità propria alla spiritualità del Mistero assoluto, prende il nome di Ispirazione spirituale ed è quella di chi è stato illuminato, attraverso l'iniziazione, per volontà dell'Assoluto, che trasmette il proprio influsso tramite un maestro che a sua volta l'ha ricevuto da un altro maestro in una catena ininterrotta di trasmissioni che è al di sopra della durata temporale. L'illuminazione appena detta non è il Nirvana identificativo al Mistero, ma costituisce l'entrata nella sfera della Certezza assoluta, per la quale si conoscono le intenzioni, proprie e altrui, in modo esente dal dubbio.
La ragione umana, che si esprime attraverso la logica consequenziale attraverso cui l'intelligenza individuale opera, è il mezzo utilizzato dall'intelligenza per penetrare le ragioni d'essere della realtà, e di ogni elemento di cui quest'ultima è composta.
L'Intuire superiore non è la ragione, così come la ragione non è l'intelligenza. La ragione è il procedere dell'intelligenza che approfondisce il suo conoscere attraverso il dipanare logico, attraverso l'esercizio del pensiero, delle questioni che l'intelligenza affronta nella ricerca delle loro ragioni d'essere.

Nel rarissimo caso in cui l'intelligenza non sia più quella individuale, ma sia universale, la ragione resta sempre lo stesso strumento che era prima di questa trasformazione dell'intelligenza, soltanto che ora essa procede da princìpi assolutamente certi, e dunque non più ipotetici. L'essere che è stato iniziato conosce nella Certezza assoluta, non più mediata dalla mente, perché l'Intuizione spirituale è il risultato della comunicazione, diretta e consapevole, col Centro spirituale di sé, dicevo che questo essere "vede" nell'immediatezza intuitiva i princìpi di ordine universale che sono norma e modulo dell'esistenza, e li vede nel loro preciso senso, che è ordinato gerarchicamente, in relazione alla centralità della quale i princìpi, che sono leggi fisse in rapporto alla rotazione del tutto, sono la diretta emanazione. Per questo "vedere" interno la ragione diviene sovra-razionale, perché in grado di spingere la logica razionale alle sue estreme conseguenze. Però l'Assoluto, che è Libertà assoluta, non può ferire, contraddicendosi, la libertà di ognuno di decidere scegliendo, e l'essenza non relativa della Verità, vista da un illuminato, non può essere comunicata. Non può esserlo non perché il segreto iniziatico costituisca un'imposizione, ma perché esso, non essendo relativo, è Verità che si difende da sé.

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