Per conoscere lo scopo, che è il fine ultimo dell'esistenza, occorre chiedersi quale possa essere la ragione iniziale che ne motiva l'essere, e poiché l'esistenza è costituita da limiti e imperfezioni di ogni suo componente, è facile arguire che sia la Perfezione assoluta la ragione essenziale d'essere della realtà relativa ai limiti. Naturalmente la Perfezione riguarderà ogni aspetto dell'esistere, e anche di ciò che all'esistere è superiore. Per sapere, in una ipotetica gerarchia, quale possa essere l'elemento più elevato di questa scala è necessario prima essere in grado di stabilire una scala gerarchica, che sia ordinata in modo qualitativo, e il solo fatto di dover conoscerne il modo suggerisce che è la conoscenza l'elemento più pregiato dell'esserci. Dunque il fine ultimo è anche la prima ragione d'essere, ed è la Conoscenza consapevole dei princìpi dai quali essa dipana l'ignoranza illuminando il buio, sapendo anche che c'è un Buio, superiore perché primigenio, chiamato Caos, che contiene in principio la possibilità di essere illuminato e ordinato.
Il Mistero assoluto non è il buio, né la luce che lo illumina creando ombre, ma è la Causa di entrambi, una Causa non agente e onnipresente che attua attraverso princìpi che ordinano modulando ogni suo effetto. Una Causa che tutto possiede perché a nulla ambisce di diverso dalla Perfezione che dona, attraverso la libertà di essere, data a tutti i suoi figli. Perfezione assoluta la quale, per essere, non può rinunciare alle possibilità di imperfezione che noi chiamiamo il "male". In ultima istanza anche il male è funzionale al bene, ed entrambi sono aspetti dell'Unità che ama la Libertà perché non può contraddirla.
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