lunedì 30 dicembre 2013

Microcosmi necessari

L'enormità dell'universo è tale che è inevitabile essere inclini, quando lo si paragonasse a uno qualsiasi degli elementi che lo compongono, inclini dicevo, a ritenere questo elemento quasi privo di valore. 
Chi non si sentirebbe assurdamente un sovrappiù inutile, confrontandosi con l'immensamente grande? 
Eppure ogni infimo costituente dell'insieme universale è necessario alla sussistenza dalla totalità, e nel suo rapporto con l'Assoluto al quale deve il suo esserci, è importante quanto ogni altra realtà, costellazioni incluse.
Dobbiamo il nostro esserci alla possibilità universale, e se non fossimo necessari questa possibilità non ci sarebbe stata donata. 
Persino ciò che riteniamo essere un male è necessario all'equilibrio generale, formato dalla somma dei disequilibri parziali che lo compongono. 
Equilibrio che deve la propria stabilità al suo continuo rinnovamento interno, che ruota attorno alle leggi universali e fisse nei confronti del cambiamento incessante. 

Siamo equilibristi, sul filo del tempo, che cercano di non precipitare nell'abisso dello spazio che vorremmo divorare. 

Ogni volta che perdiamo l'equilibrio cadiamo su un altro filo, in un'altra realtà sconosciuta, e ricominciamo daccapo a sperare, a soffrire e gioire, sentendoci le nullità che non siamo.

domenica 29 dicembre 2013

Assurdità del credere scientifico...

Una delle assurde credenze che questa nostra civiltà si è data sta nella convinzione che il nuovo sia implicitamente più desiderabile del vecchio. È una convinzione derivata dall'errata teoria che interpreta l'evoluzione come fosse un automatismo esclusivamente legato allo scorrere temporale. Oggi si crede che primitivo indichi rozzo, e lo si pensa perché la scienza porta come esempio tribù di persone che hanno perduto i legami con la loro tradizione culturale, e si sono ridotte a essere inselvatichite collettività dedite alla pura sopravvivenza.
La scienza assegna valori alle cose secondo parametri di ordine quantitativo, nella convinzione che il moltiplicarsi dell'uno nei molti attribuisca a questi molti anche qualità corrispondenti a quella moltiplicazione.
Naturalmente ogni persona anziana intuisce che il nuovo non è necessariamente meglio del vecchio... solo perché ha più tempo a disposizione per peggiorare... :D
In realtà l'evoluzione ha, come rovescio della medaglia, l'involuzione.
Evoluzione significa soltanto attuazione delle potenzialità implicite al proprio essere, ma se queste ultime, invece di trovare una soluzione armonica si esaurissero nell'inazione o, peggio, seguissero una direzione contraria a ogni possibile miglioramento... il nuovo determinerebbe il degrado che conosciamo.

sabato 28 dicembre 2013

Ideologie e metafisica

In un senso generale è possibile dire che l'ideologia di sinistra poggi su basi che sono contrarie alla religione, le quali però hanno una finalità analoga a quella religiosa. Le basi sono contrarie in quanto costituiscono una reazione all'ipocrisia che intride la stragrande maggioranza di coloro che fingono di appartenere alla religione, e a quel credere è di conseguenza opposto il non credere generato dalla negazione della possibilità che la religione possa essere legata alla rivelazione di verità immutabili, comunicate da un Mistero trascendente che, per i materialisti, non meriterebbe attenzioni diverse da quelle scientifiche.
La scienza non può entrare nella sfera che oltrepassa la sperimentazione, propria sia alla religione che alla metafisica, per questo è costretta a mordersi la coda quando deve affrontare questioni sovra temporali, come è quella alla quale appartiene il quesito riferito alla precedenza temporale dell'uovo sulla gallina, o al dover stabilire quale sia il momento iniziale in cui l'energia potenziale diventa formale. D'altra parte la religione non fornisce risposte esaurienti sul piano scientifico e sperimentale alle stesse problematiche, perché la sfera d'indagine in cui la scienza opera è distinta da quella dove può indagare l'intelletto che stabilisce analogie tra il microcosmo e il macrocosmo. Al contrario la metafisica risolve tutte le questioni che non sono alla portata sia della religione che della scienza, perché procedendo la dottrina unica da princìpi assolutamente certi, che non contraddicono la logica, sanno individuare ogni contraddizione che impedisca alla logica di spingersi alle proprie estreme conseguenze.
Il risultato della contrapposizione tra un credere religioso e il non credere che gli si oppone è deprimente e intellettualmente infruttuoso, perché sul piano di realtà dove il credere e il non credere stanno non c'è posto per la conoscenza sovra temporale propria alla metafisica. Quest'ultima è frutto della consapevolezza immediata e diretta dei princìpi universali, dunque applicabili a tutta l'esistenza, assi fissi regolatori nei confronti della manifestazione della realtà relativa. Essendo la metafisica una dottrina unica, non filosofica perché non derivata da analisi umane, essa è la stessa per chiunque "veda" la verità dei princìpi, ed è la stessa perché la Verità è, nella sua Essenza, una. Poiché la metafisica è conseguenza della vista interna, che è il modo dell'uomo di condividere l'Assoluto che è la centralità della quale egli è una delle indefinite espressioni all'interno della molteplicità, la conoscenza immediata è sovra temporale e sovra individuale, e non è legata al merito delle azioni compiute da colui che vede i princìpi, ma alle sue qualificazioni spirituali, di conseguenza legate alle sue intenzioni, e anche intellettuali perché la vista interiore è condivisione dell'Intelligenza universale. Per questo la vista interiore è la stessa per tutti i diversi che vedono e comunicano consapevolmente col Centro di sé. La dottrina conseguente è incomunicabile nel suo non essere una fede, e nel suo carattere di Certezza non relativa. Certezza che riguarda la modalità conoscitiva, ma non la totalità di un Mistero il Quale, essendo infinito… non può essere esaurito.
Ogni ideologia è tale perché esclude quello che non rientra nella stessa ideologia, mentre la metafisica è totale e nulla esclude dalla verità, essendo anche la contraddizione ai princìpi una "vera" contraddizione.

Prospettive esistenziali

Due occhi enormi, incastonati in un esile corpicino sostenuto da sei zampe striminzite, parevano essere lì per non lasciarsi sfuggire nulla delle cose importanti della vita, e se non fosse stato per lo stomaco che aveva comprato la distrazione del cervello... quegli occhi sarebbero riusciti a scostare il velo dietro al quale gli eventi si truccavano prima di entrare in scena.

Due chele grandi si allungarono afferrando un seme, e i due magnifici occhi non videro altro davanti a sé, diverso dal gelido inverno, mentre si allineavano alla rinfusa dietro ad altri occhi e ad altri semi.

venerdì 27 dicembre 2013

Un muro ha sostituito l'orizzonte

Quale altra civiltà riuscirebbe a sentirsi tanto migliore di quelle che l'hanno preceduta, senza essere peggiore? La fiducia nella ripetizione sperimentale, nel materialismo che pretende di spiegare la natura di un'esistenza che non si ripete mai, è fede più cieca di quella che riempie i cuori e le menti della speranza di poter guadagnare la felicità eterna attraverso le bugie raccontate a un prete.
Intelligenze più superstiziose delle incredulità disposte a credere al non credere, stanno incantate davanti al grande numero di incensi che riescono a infilzare un tostapane cromato, e intanto pregano il dio del gioco del Lotto, offrendo i simboli del denaro alle bocche ingorde delle macchine della disperazione, sempre tintinnanti e spalancate, che non calmano la fame delle mafie che riempiono le chiese di audaci fedeli intenzionati a depositare il peso delle loro colpe sulle spalle del Sacro.
Il muro sollevato dal dubbio nasconde i valori eterni del sacrificio d'amore, e i suoi mattoni mostrano orgogliosi quello che le nuvole del Cielo non sono capaci di fare.

lunedì 23 dicembre 2013

I limiti dei proverbi

È detto che a caval donato non si guarda in bocca, ma se la vita al posto della bocca sdentata avesse delle fauci piene di affilati denti che ti dilaniano le carni, il fatto che essa abbia di certo delle ragioni per farlo non esclude il diritto di potersene lamentare...

La magia del regalo

Quando qualcuno ti fa un regalo, ogni volta che guardi quel regalo ti viene in mente chi te lo ha donato, a parte quello della vita...

INTELLIGENZA universale e intelligenza individuale

La caratteristica che domina nell'umano essere è data dal credere di detenere l'unica intelligenza dell'universo, e di dover ringraziare il caso di questo suo poter ragionare. In effetti, quando si ragiona senza essere a conoscenza della natura dei princìpi dai quali il ragionare deve procedere… è davanti al caso che occorrerebbe inchinarsi, se il caso non fosse quello che è: il modo di agire di ragioni delle quali si ignora tutto. 
Essere convinti di possedere un'intelligenza che sovrasti ogni altra equivale a credere che un figlio possa essere il genitore dei propri genitori.
La realtà alla quale l'essere umano assegna arbitrariamente modalità casuali, le quali implicherebbero l'attribuzione dell'ordine al disordinare a casaccio, casualità che non è parte nemmeno di un vortice di polvere o di uno schizzo d'acqua, meriterebbe di essere chiamata "Intelligenza universale", perché è ago e insieme filo che cuciono tutti gli elementi necessari all'equilibrio generale, quello che consente la vita dell'universo. 
L'intelligenza umana si esprime attraverso la logica o l'illogicità del ragionare al quale, pomposamente, affibbiamo l'aggettivo "razionale", che dovrebbe indicare la capacità di dimostrare la sussistenza di una realtà attraverso l'analisi dei suoi princìpi costitutivi, al fine di arrivare a determinare una sintesi finale che racchiuda in sé il giusto senso, che è direzione delle proprie intenzioni, da assegnare alla problematica affrontata.
Il ragionare attraverso il pensiero è peculiarità squisitamente umana, mentre gli animali utilizzano l'associazione per immagini che è certamente meno analitica della nostra, ma ha l'immediatezza di cui necessita l'istintualità.
L'Intelligenza universale, invece, non è sottomessa allo scorrere del tempo e alla vastità dello spazio, essendo la causa sia della durata che dell'estensione, e nessuna causa partecipa ai propri effetti, né da questi può essere modificata.
Non c'è un solo infimo componente dell'universo che non obbedisca alle leggi stabilite da questa Intelligenza infinita, che tutto permea con leggi che hanno in vista la Libertà infinita per ogni realtà dalla quale l'universo è formato.
Ogni effetto, prodotto dalla propria causa è legato, attraverso le ragioni che l'hanno determinato, a quella stessa causa, e di quella causa condivide la centralità senza forma. Ogni elemento dell'universo ha la stessa centralità della propria causa, e ogni causa ha in sé la stessa centralità della Causa prima, la quale corrisponde alla riflessione dell'Assoluto centro che è presente ovunque, non essendo né un essere e neppure all'interno o all'esterno di ogni luogo.
In questo condividere la stessa centralità universale ogni realtà, sia essa microcosmica o macrocosmica, si trova a essere, al grado che le è proprio, a una certa distanza dalle possibilità attuative inerenti alla totalità dei prolungamenti contenuti nelle proprie possibilità di essere. 
È a questa centralità che l'essere umano deve la possibilità di comprendere i princìpi che sono norma universale per la manifestazione dell'esistenza che da questi stessi princìpi è regolata.
Quando un essere umano conosce attraverso la comunicazione cosciente col centro di sé, sede informale dell'Intelligenza universale, non luogo dove nascono le intuizioni e le idee, è detto sia stato illuminato dall'Intelligenza universale.
Illuminazione che è sovra temporale e, insieme, sovra individuale, e costituisce l'inizio del vero conoscere attraverso la consapevolezza dei princìpi ai quali la realtà relativa deve la propria esistenza. 
Questo essere illuminato non conosce più attraverso il ragionamento logico, ma partecipa alla consapevolezza universale esente dal dubbio perché assoluta.
Non è un conoscere tutto, è solo un essere entrati consapevolmente nella sfera delle cause, ed è l'inizio di un lungo percorso di attuazione, nella propria vita, delle verità così conosciute, che conduce a essere liberi da ogni costrizione attraverso una uscita dal mondo delle limitazioni che è volontaria.
In ultima analisi l'intero universo è il mezzo attraverso il quale la Libertà assoluta, quella che sta al centro di ogni cosa, può essere pienamente realizzata. 
L'Intelligenza universale comprende anche la logica umana e la razionalità che da essa deriva, ma la logica, essendo un effetto e non la causa dell'Intelligenza, non può a propria volta comprendere, attraverso il suo mezzo che è il pensiero, tutta la verità alla quale deve il proprio esserci.
La logica può comunque, per quanto le è concesso di interagire con la verità attraverso il suo saper riconoscere le contraddizioni, può comunque illustrare ciò che è possibile spiegare attraverso il comunicare, ma l'essenza della conoscenza di ordine universale, non essendo relativa, mai potrà essere comunicata.

Per questa ragione è detto che la Verità si difenda da sé.

domenica 22 dicembre 2013

Una domanda che mi pongo spesso

Chiedermi perché scrivo attorno alle conseguenze dei principi immutabili è la cosa che faccio più spesso, perché lo scriverne non aiuta me e non aiuta altri, lo so non per sentito dire, come so che arriverà un giorno a partire dal quale scriverò solo storiellette da ridere. Non ho la funzione di dover esporre la dottrina metafisica, lo faccio per mia scelta dovuta al fatto che sono in grado di farlo e non conosco altri che attualmente lo stiano facendo, ma se non ne scrivessi la dottrina sarebbe identica a se stessa nello stesso modo in cui era prima che ne parlassi. D'altra parte il lavoro su di me non subirebbe modificazioni dipendenti dal mio essermi dato o tolto questo impegno. Non sono in alcun modo orgoglioso di illustrare aspetti della dottrina unica, come non nutro orgoglio per un sapere che non è mio.

sabato 21 dicembre 2013

Intelligenze diverse

La caratteristica principale delle persone poco intelligenti è data dal credere di essere molto intelligenti, mentre le persone molto intelligenti pensano di avere un'intelligenza normale. Gli individui mediocri, invece, pensano che la mediocrità sia costituita dalla verità che sta in mezzo a quelle due condizioni, e se ne rallegrano. Quanto a me, mi pesa doverlo ammettere, ma quella che nessuno può negare sia un'intelligenza è una realtà che ho dovuto subire senza neanche potermene lamentare, perché mi è stata donata senza essere stata accompagnata da un biglietto di auguri. Il Mistero che me l'ha regalata, senza che io abbia avuto alcun merito, non ha avuto il coraggio di auto denunciarsi...

giovedì 19 dicembre 2013

Sul successo

Chi annaspa alla caccia del successo personale si veste del ridicolo che ammanta tutti coloro che antepongono il giudizio altrui al proprio... perché non si fidano del proprio. Per questo è detto che il non avere aspirazioni sia un segno del tocco del Cielo.

lunedì 16 dicembre 2013

La legge di ripercussione

Vivendo ci si accorge, piuttosto in fretta, che gli eventi si succedono secondo un rapporto di causalità il quale, anche quando diventa accidentale ha sempre, in sé, delle ragioni per essere. Magari non immediate da rilevare, ma ce le ha. Questa relazione che intercorre tra la causa e i suoi effetti di solito ha la sensibilità di una mannaia anche se, bisogna dirlo, a volte è mediata da altre cause che hanno altri effetti che attutiscono il colpo deviandone la traiettoria su chi ci sta vicino. Di fatto la successione logica che intercorre tra le azioni compiute e gli effetti che queste determinano, è piuttosto rigorosa anche se non automatica. La legge che questa consequenzialità produce è chiamata, non essendoci un modo più gentile per farlo, "Legge di ripercussione", termine non approssimativo derivato da "percuotere", che indica l'atto del colpire, duramente e a più riprese, con l'intendo di produrre un suono che intimorisca il più possibile. Secondo questa inflessibile legge, sul piano della dinamica dei corpi mobili, a ogni azione corrisponderebbe una reazione inversa e contraria, mentre nella sfera di realtà che riguarda l'agire umano la reazione ottenuta da ogni azione sarà sì inversa e contraria, nella necessità che ha ogni equilibrio spezzato di doversi ricomporre, ma sarà anche crudelmente insensibile alle giustificazioni che chi ha sbagliato accamperà, attribuendo la colpa ad altri.
I concetti di inferno e paradiso non sono altro che i simboli di questa legge universale, e hanno in sé l'estremizzazione tipica di chi non conosce un modo peggiore di minacciare sia chi ha sbagliato, e chi no... 

domenica 15 dicembre 2013

L'amore disinteressato

Nulla dà più soddisfazione dell'essere riusciti a migliorarsi, perché è la ragione più importante per la quale si vive. Il miglioramento ha la necessità di essere orientato da una consapevolezza che sappia individuare il senso che deve avere il perfezionarsi, perché solo il bene può centrare la perfezione. Il male è perfetto solo nell'essere imperfetto. Ma come può essere definito il bene senza coinvolgere ciò che è male, considerato che entrambi disegnano confini di separazione che sono in continuo movimento? 
Bene è ciò che non nuoce a nessuno, e male tutto ciò che non è il bene, ma c'è qualcosa che non nuoce almeno a qualcuno? 
C'è, ed è l'amore disinteressato.

sabato 14 dicembre 2013

L'intelligenza sta al di sopra del bello e del brutto

C'è una bellezza del brutto così come c'è una bruttezza nel bello: quella del brutto è la personalità data dall'intelligenza, quella del bello è la stupidità data dall'intelligenza.


giovedì 12 dicembre 2013

La durata temporale


La percezione della durata temporale, essendo percezione individuale, necessariamente è soggettiva, e deve esserlo anche se all'interno del momento ciclico al quale il tempo obbedisce quella percezione pare contraddire la dinamica causale che impone la successione degli eventi. Questo è dovuto al fatto che nella relazione che si instaura tra l'individuo e l'ambiente il punto di vista individuale interagisce per forza con quello ambientale. Questa interazione, però, nulla toglie al modo di scorrere del tempo, così come questo modo di fluire nulla toglie al percepire differentemente questo suo scorrere. La danza degli opposti complementari segue un procedere ciclico che ha, nei suoi cicli maggiori, un movimento analogo a quello dei suoi cicli minori, perché il grande obbedisce alle leggi dei piccoli dai quali il grande è composto. 

Sono persone rare, ma ci sono, solo che o sono morte o si nascondono bene...


Ci si immagini quale drammatica situazione si sarebbe costretti a vivere, in un mondo dedito alla menzogna, quando si conoscesse la verità. Immediatamente si sarebbe accusati di essere dei chiacchieroni che hanno, tra i loro obiettivi, il potere dato dalla ricchezza, e questo nonostante le verità dette mostrino che la Verità mira al sacrificio dell'egoismo e all'amore universale tra gli esseri. Questo avviene perché tutti i mentitori che abitano il mondo che vive di menzogne sono sicuri che tutti mentono, verità comprese. Ma nel mondo ci sono anche persone oneste che non mentono, sono rare perché chi è disposto a sacrificare se stesso in onore della verità campa poco... 

Sulla conoscenza del Vero

Chiunque conoscesse la Verità dei princìpi universali che ordinano la manifestazione della realtà dovrebbe tacere, per non subire accuse da coloro che sono assolutamente certi che la certezza assoluta non esista.

Attorno alla Verità

Ogni nuova verità è necessariamente una conseguenza di verità più vecchie, perché la Verità, nella sua essenza, non può essere contraddetta da altre verità. La Verità precede il tempo perché è la sua causa, e dal tempo non può essere modificata. Chi sperasse in nuove e diverse verità resterà deluso.
Questa è la ragione per la quale nessun Profeta di nuove religioni ha mai negato i princìpi delle vecchie religioni, ma ha sempre dichiarato di voler riportare la verità, che era stata corrotta da interessi personali o di razza, ai suoi antichi splendori.

martedì 10 dicembre 2013

Le qualità che piacciono al Vero


La prima qualità che una persona deve avere, per potersi avvicinare alla possibilità di vedere la verità, è una curiosità forte che accenda il bisogno di capire cosa si nasconda dietro le apparenze esteriori, utilizzate dalla realtà per non accecare occhi che non sono pronti a sopportare la luce dell'Intelligenza universale, la stessa che fa brillare le stelle. Questo bisogno deve possedere una forza tale da consentire all'individuo di relegare il proprio orgoglio intellettuale dietro di sé, così da non avere ostacoli stupidi che impediscano alla verità di mostrarsi nei suoi princìpi costituenti. Non è il ricercatore a trovare il vero, ma è sempre il vero che si rivela al ricercatore in conseguenza delle sue qualificazioni interiori, che non dipendono dai meriti che l'agire di questa persona ha ottenuto. Chi vede la verità per ciò che essa è ha il solo merito di non aver chiuso gli occhi alla propria intelligenza, a vantaggio di quello che avrebbe voluto essere il proprio bruto interesse personale. Non ci può essere merito nella vista del vero, perché il vero è sempre stato lì, a causa del suo precedere qualsiasi altra concezione o interpretazione ipotetica, che lo hanno sdraiato svenuto davanti alle perverse attenzioni umane. Infine l'onestà intellettuale piace al vero tanto quanto il vero piace a chi è onesto. Senza una forza interiore che renda desiderabile e sopportabile il sacrificio delle proprie ombre, nessuna luce verrà a farle svanire.

lunedì 9 dicembre 2013

I princìpi che ordinano la realtà relativa

La realtà è ordinata gerarchicamente in modo che la parte inferiore di questa gerarchia determina un grado inferiore di ordine che, quando confrontato con l'armonia prodotta dalla parte superiore della stessa gerarchia, è assimilabile al disordine. In effetti il disordine è un tipo di ordine ai suoi minimi termini. L'ordine gerarchico è conseguenza dei princìpi che modulano la manifestazione della realtà relativa, costituendone gli assi, fissi rispetto alle realtà che ruotano loro attorno ciclicamente. Per esemplificare quanto ho appena scritto illustrerò il modo di essere di uno di questi princìpi, quello che regola il movimento del cosmo che consente alla vita di essere: questo principio ordina il movimento perché lo impone all'intero universo, è causa del movimento e lo si dice suo asse fisso perché dal movimento non è toccato. Se lo fosse anche il suo imporre il movimento al cosmo cesserebbe in quel dover cambiare, e la vita si spegnerebbe di conseguenza. Ci sono altri princìpi sulla stessa scala gerarchica: la qualità e la quantità sono due di questi princìpi universalmente applicabili. Principio universale è anche quello che vede ogni causa essere superiore ai propri effetti e da questi non poter essere modificata. Un altro principio vuole che un contenente non possa essere a propria volta contenuto dal proprio contenuto. I princìpi detti universali non sono modificabili, perché sono gli agenti ordinatori della realtà e, sul piano della logica razionale che è quello squisitamente umano, rifiutano la contraddizione alle leggi espresse dallo sdoppiarsi dell'unità in polarità antagoniste, inconciliabili da un particolare punto di vista, ma complementari sul piano a quello successivo per risolversi infine nella comune unità dalla quale la coppia di opposti ha avuto origine. La consapevolezza dei princìpi universali è sempre la stessa per tutti coloro che conoscono la verità nei suoi fondamenti, perché la Verità è una prima di essere divisa nella relatività che caratterizza la molteplicità, ed è una conoscenza detta sovra razionale perché supera i confini nei quali è costretta a stare la consequenzialità che caratterizza la dimensione mentale non intuitiva. Senza questa consapevolezza sovra individuale e immediata, data dall'Intelligenza intuitiva e universale, anche la sua applicazione logica erra come fosse cieca, non potendo procedere da princìpi certi in modo assoluto. La stessa logica è conseguenza della Verità unica, e in quanto suo effetto e contenuto non può contenere tutta la Verità a propria volta. La consapevolezza dei princìpi è l'inizio del modo di conoscere di chi è illuminato; solo l'inizio, certo, che è poca cosa rispetto al suo obiettivo, il quale sta racchiuso nella Libertà priva di costrizioni data dall'identificazione con la stessa Verità.

sabato 7 dicembre 2013

Attorno alla felicità

Che cosa strana è la felicità... quando ci si pensa si è tentati di attribuirle caratteristiche che spesso non ha, perché si può essere felici di essere riusciti a sacrificare il proprio interesse per aiutare gli altri. Tanti sono i tipi di felicità possibili, ma quello più duraturo è anche il più raro a incontrarsi, perché descrive la felicità di chi non l'ha cercata per egoismo.

venerdì 6 dicembre 2013

La natura del male


Il male è il servitore del bene; come la notte serve il giorno per dargli il tempo di accorgersi che alla verità il nascondersi serve per poter illudere la falsità di essere sola al mondo. Il male ha bisogno di complicità, perché da solo non può fare del male a nessuno, ma poco prima della fine abbandona i suoi complici nelle grinfie della verità, perché quella complicità è funzionale solo a se stesso, non agli altri. Il male è egoista e quando pare essere altruista in realtà sta facendo esclusivamente quello che crede essere il proprio interesse. In realtà anche il male è imbrogliato, ma lo è dal rifiuto di essergli complice. Il male è sempre relativo al bene, come il bene lo è al male, ma la Verità è superiore a entrambi, perché cerca il Bene della perfezione che non può avere il male dentro di sé, perché il male è l'imperfezione.

giovedì 5 dicembre 2013

Perché è il silenzio a dover vestire la conoscenza del Vero.

Chi conoscesse la Verità dei princìpi universali dovrebbe astenersi dal dichiararlo, perché essendo una conoscenza incomunicabile non sarebbe comunque creduto. Inoltre, chi conoscesse questa Verità, saprebbe che il credere e il non credere, non essendo il conoscere, non sarebbero dimensioni auspicabili, così, se anche si dovesse essere creduti, si avrebbe il dovere di evitare che ciò possa accadere. Io me ne sbatto, e dichiaro quello che sarebbe opportuno tacere, ma lo faccio solo perché, essendo una persona non credibile, non corro rischi che qualcuno possa credermi, e quando mi dovesse capitare di incontrarne uno tanto fesso non dovrei faticare a convincerlo che il credere ha il solo vantaggio di essere preferibile alla malvagità, quando non sia un credere alle forze del male.
A qualcuno potrebbe venire in mente di chiedermi perché parlo di realtà che non suscitano interesse alcuno, e devo dire che me lo sono chiesto anch'io, dandomi l'unica risposta per me possibile: perché quando ero cieco desideravo ci fosse qualcuno capace di stimolare il mio nervo ottico moribondo...

La delusione

Come una belva assetata di verità la delusione tende agguati alle intelligenze che pascolano nei prati dove ogni filo d'erba è nato nel dubbio di non essere un filo d'erba. A vagare, brucando ansiose, sono le intelligenze certe che la Certezza della Verità non esista.

Un doppio destino

Più passano gli anni e meglio si delinea la forma che ha il senso di un vivere sfuggente, quando si è distratti dal dover godere intensamente l'esistenza. La colpa del vedere questo senso sdoppiarsi non è del tempo che mortifica la capacità visiva, ma è in relazione alla doppiezza che deve avere ogni realtà esistente. C'è un significato del vivere individuale, che è diverso per ognuno e rappresenta la via da percorrere, composta dalle possibilità che sono implicite in ciò che ogni individuo è alla nascita, e un significato universale, identico per tutti come identica è la libertà da tutte le costrizioni che l'esistere impone.
Se una prigione esiste la sua esistenza ha la sua ragione d'essere nella libertà la quale, essendo stata perduta, deve essere riguadagnata; così è per gli obblighi che la vita infligge, nel dover dare alla libertà il solo e unico senso che ogni carcerato le assegna. L'esistenza si svolge e avvolge in modalità cicliche, capaci di trasformarsi una nell'altra attraverso l'inversione delle proprie polarità. In questo alternarsi i cicli si rinnovano, e con essi la vita che dalla ciclicità è regolata. Ogni prigioniero sa che dovrà lottare duramente, e sopportare angherie di ogni genere per vedere la luce, quella che non sta dietro alle sbarre dell'odio, e del desiderio di essere felici all'interno delle infelicità altrui. Ogni prigioniero ha il proprio piccolo attrezzo per scavarsi un passaggio verso la libertà. Ogni cella è posizionata diversamente dalle altre, e la distanza da percorrere dipenderà da quella diversità, ma tutte possono essere abbandonate alla solitudine che ogni prigione ha inscritta nel proprio destino.

mercoledì 4 dicembre 2013

Reincarnazioni

Quando si riceve un regalo che non incontra il proprio interesse lo si accantona, in attesa che si presenti l'occasione di regalarlo a qualcun altro, il quale lo archivierà, aspettando di donarlo ad altri che lo conserveranno per avere qualcosa da dare ad altri ancora, senza la pena di doversi sacrificare. 
Quella che è stata impropriamente chiamata "reincarnazione", deriva da un comportamento analogo a quello che ha chi non ha saputo riconoscere e apprezzare il sacro fine che ha il dono della vita ricevuta...
Ogni torcia caduta nel calderone delle torce, quelle che si devono ancora accendere, trasmette la sua fiamma a un'altra e diversa torcia, e fino a quando quella fiamma incontrerà desideri da infuocare li accenderà consumandoli, per dimostrare a chi li nutre la vanità e la caducità dell'egoismo.

martedì 3 dicembre 2013

L'arte

Il "sé" è la personalità universale, centrale e interiore, contrapposta all'individualità esteriore ed egoistica di ogni uomo, che è chiamata "io". Quando un essere umano esprime senza contaminazioni il sé... egli ama, comprende, si sacrifica e crea. Nel creare mostra significati che avvicinano alla ragione che gli ha consentito di presentire il senso delle intuizioni avute, che può aver capito oppure si sforzerà di capire, attraverso l'esprimerle secondo le proprie inclinazioni creative. Creare non significa necessariamente compiere atti armonici e funzionali alla comprensione di sé e delle ragioni che ha l'esistenza per essere. Creare dona forme alle intuizioni che provengono dal canale di comunicazione col sé, centrale perché spirituale, ma questo intuire dell'intelligenza superiore e universale si restringe nel collo di bottiglia formato dall'intelligenza individuale che è anche sensibilità. L'arte ha valori soggettivi sempre discutibili perché opinabili, ma la discussione cessa quando dal piano individuale si entra in quello universale. In definitiva l'arte comunica riflessi del Mistero dal quale ha origine, e all'uomo è riservato il piacere di illustrarne le indefinite possibilità espressive. L'arte può orientare l'uomo solo in quanto di essa c'è di oggettivo, perché rivolto alla sacralità del sacrificare l'individualità dei propri atti creativi, ma poiché quando il sé si esprime deve farlo all'interno della manifestazione relativa, questo esprimere subisce un degrado che ha lo spessore dei limiti individuali in cui l'artista è costretto quando agisce creando. Nessuna guida può essere costituita da una rappresentazione artistica, diversa da quella data dalla capacità di sacrificare il proprio egoismo.

Tensioni opposte

Tensioni estreme si affrontano in ogni essere umano, una che vuole preservare l'agitazione in cui si dibatte il vivere e la sua opponente, che vede nella morte l'unica via d'uscita possibile per poter guadagnare la calma interiore. Entrambe richiedono coraggio, e hanno opposte finalità, la prima deve lottare per raggiungerla, mentre la seconda combatte per allontanarla. Quel fine è la consapevolezza di sé e delle ragioni per le quali si è, o si è stati, e la calma arriverà quando quelle ragioni saranno state accettate come le uniche possibili e degne di essere onorate.

domenica 1 dicembre 2013

Vuoto e pieno

— Nella realtà relativa tutto è relativo, quindi lo è anche il vuoto
— Relativo indica una relazione tra due aspetti che condividono una stessa natura, e questa si esprime in due modi diversi tra loro ognuno dei quali limita l'altro, lo definisce, ed è contenuto nell'altro in principio
— Vuoto e pieno sono una di queste opposizioni, e come nel pieno c'è il germe del vuoto che è stato riempito, nel vuoto c'è il germe del pieno che è stato svuotato
— Ma se il vuoto ha un germe dentro significa che non è proprio vuoto e, in più, ha una opposizione (il pieno) che lo definisce
— Se un vuoto non è assoluto non è veramente un vuoto
— Se il pieno non è assoluto non è veramente un pieno 
— D'altra parte un vuoto pieno di vuoto è un pieno e un pieno vuoto di vuoto è ancora un pieno
— Significa che il vuoto, come è inteso dalla scienza, è pieno di Mistero...
— L'universo è luogo di relazioni e non c'è una sua piccolissima parte che non dipenda da altre parti
— Ogni realtà comunica con altre realtà con le quali è in un rapporto di interdipendenza, e questo significa che se un vuoto si formasse sarebbe immediatamente riempito dalla realtà accanto per via omeostatica
— In definitiva il vuoto non esiste che in forma incompleta perché relativa
— Non potrebbe sussistere neppure se fosse oltre la stessa esistenza, perché in questo caso non esisterebbe—


Finito che ebbe di parlare il professore scansionò, con una rapida e furtiva occhiata, la platea di studenti che non lo stava ascoltando, e notò una ragazza con la quale si sarebbe volentieri accoppiato, allo scopo di svuotare la tensione testicolare che lo stava opprimendo, in modo da riempire il vuoto di lei, quello che stava giusto sotto all'ombelico di quella graziosa giovinetta. Un vuoto tanto bisognoso, secondo il suo considerare scientifico, di una relazione di un ordine omeostatico…

Il sacrificio di sé

In un universo dove è necessario, per essere felici, replicare il sacrificio primordiale fatto dal Mistero per donare la vita, Mistero che ha dovuto dare al male l'opportunità di esserci, non c'è da meravigliarsi che in tanti rifiutino il sacrificio che li riguarderebbe, per scegliere di ottenere una "giustizia" personale attraverso il male. Di questa reazione il male si nutre per affermarsi, e cancellare la necessità di doversi sacrificare per avere accesso alla conoscenza che dà la felicità, conseguenza dell'essersi liberati dal male. L'essere che decide di sacrificare il proprio egoismo sull'altare dell'amore per l'altro rigetta il male, attraverso l'identificarsi con la stessa volontà che ha motivato il Mistero, quando ha concesso alla luce di illuminare l'oscurità, e all'oscurità di farsi illuminare.