mercoledì 30 ottobre 2013

La creatività o i copia e incolla

Il Mistero assoluto, nel suo Non esserci, respira mistero e quando espira riflette le proprie infinite possibilità, manifestandone alcune e preparandone altre. Riflettendo capovolge la propria unità nelle unicità che danno forma alla molteplicità dell'essere. Il suo espirare si attua all'interno della durata e dell'estensione che sono capovolgimenti del suo non appartenere a entrambe le dimensioni, perché ogni causa non appartiene agli effetti che determina, né da questi può essere modificata. Terminato di espirare inspira di nuovo, e la manifestazione della realtà relativa torna a essere un embrione di possibilità al di sopra del tempo, nell'istante eterno, che attende di manifestarsi appena l'inspirazione avrà concluso il suo ciclo. Questo respiro del Mistero si attua nello sdoppiarsi che dà a ogni cosa la libertà di scegliere tra la libertà o le prigionie, il bene o i mali, l'altruismo o gli egoismi, la creatività o i copia e incolla...

martedì 29 ottobre 2013

Imparando a riconoscere

Colui che ha imparato a riconoscere le qualità del vero è destinato alla solitudine nel migliore dei casi, nel peggiore a essere prima inseguito e poi raggiunto... dalle menzogne.


Sulla fortuna...

La fortuna è una qualità della casualità, e il caso è il nome che si dà a ciò di cui non si sanno riconoscere la cause.

Una strana legge, che spintona di qua e di là gli accadimenti all'interno dell'universo, esige che i quadrifogli si trovino guardando giù in basso, questo perché chi rivolge il proprio sguardo verso il cielo non ha bisogno di essere ancora più fortunato... La fortuna, o quella che riteniamo essere tale, è un evento che ha due facce, una buona e l'altra cattiva. Quando è buona ti aiuta a risollevarti da una brutta caduta, quando è cattiva ti dà modo di inciampare con troppa facilità... 

Riconoscere il vero

La capacità di saper riconoscere il vero è direttamente proporzionale alla propria capacità di essere aderenti alle verità che già si conoscono al di sopra di ogni dubbio. È un percorso difficile, nel quale più si avanza verso la perfezione... e più essa diviene visibile.

L'obbligo che ha il male di tradirsi


La disarmonia è male nei confronti del bene rappresentato dall'armonia. L'armonia è il modo che ha la vita di essere in equilibrio relativamente stabile, nel rapporto che ha con i princìpi a carattere universale attorno ai quali essa si svolge e avvolge, per dare a tutti la possibilità di raggiungere la perfezione implicita al proprio stato dell'essere. La disarmonia in sé è il male solo quando, a propria volta, accetta come auspicabile la propria relativa fissità. Poiché l'esistenza si fonda e costruisce sulla verità, e la verità è, insieme all'esistenza, un dono che è stato fatto, dunque una conseguenza del sacrificio operato dalla Realtà, superiore perché trascendente l'universo dei limiti, tutto ciò che è male è impossibilitato ad avere in sé la perfezione connaturata al donare se stessi. Questa impossibilità impedisce al male l'accesso alla sfera di Realtà spirituale e lo obbliga a tradirsi, perché la verità rappresentata dal male è implicita al fatto di essere soltanto un "vero male". Un'intelligenza armonicamente sviluppata sa riconoscere il male proprio attraverso le sue imperfezioni, le stesse che gli danno l'aspetto di una parodia caricaturale della verità.

sabato 26 ottobre 2013

Un grande spettacolo


L'esistenza è lo spettacolo nel quale l'uomo recita la parte che si è assegnato da sé, senza ascoltare i consigli datigli dal regista…

venerdì 25 ottobre 2013

Inconscio e superconscio

L'inconscio, a rigore, essendo inconscio è inconoscibile. Semmai sarebbe il subconscio a dover essere conosciuto. Jung, e tutta la psicologia in generale, non hanno attivato l'attenzione che occorre avere per la simmetria nella quale l'esistenza si esprime. Se c'è una sub coscienza dev'esserci necessariamente una super coscienza, la quale non è certo ciò che è inconoscibile, e neppure è data dal galleggiamento degli strati inferiori e nascosti, dunque subcoscienti, del normale stato di coscienza. La super coscienza è la consapevolezza dell'universale e dei suoi princìpi, che sono norma e modulo della manifestazione della realtà relativa. È quella chiamata da tutti i popoli del pianeta "Ispirazione spirituale", ed è prerogativa delle persone iniziate ai misteri dello spirito. Spirito che è Intelligenza universale, madre e contenitore di quella ridotta e individuale che mette l'uomo in imbarazzo, perché incapace di portare alle sue estreme conseguenze la logica. Logica figlia della verità che dalla verità è contenuta ed è, poiché un contenuto non può contenere il proprio contenitore, incapace di riuscire a contenere nella sua interezza ciò dalla quale è contenuta. Logica che si avvale del principio di non contraddizione, che funziona soltanto quando la stessa logica procede, nel suo svolgersi, da princìpi assolutamente certi che devono avere carattere universale, quindi applicabile a tutto l'esistente. Solo la super coscienza è capace di "vedere" la verità dei princìpi universali nell'immediatezza superiore al tempo, e può vederli perché l'illuminazione interiore apre un canale di comunicazione diretta col centro di sé, il quale è a propria volta il riflesso del Centro di ogni cosa e dell'intero universo,  ed è assimilabile all'Intelligenza universale. È chiamato: "Assoluto Mistero dello spirito" o anche, più comunemente, "Dio".

La distanza più breve tra due persone

La distanza più breve tra due persone è data dalla compassione, che è condivisione della stessa sofferenza. L'umorismo, nel suo aspetto superiore e nobile, ha il compito di alleggerire la sofferenza data dal vivere e, per questo, è anche capace di tenere per mano la compassione, per farla sorridere nel suo saper riconoscere le ragioni della sofferenza.

giovedì 24 ottobre 2013

È preferibile volenti...


Il concetto di vittoria, nell'impegno che ognuno deve adempiere al fine di lasciarsi dietro i propri difetti, è errato, perché vince chi raggiunge qualcosa che non aveva, e che forse è anche irraggiungibile. Nella lotta contro l'aspetto egoistico di sé, invece, si tratta di scansare gli ostacoli che sono contrapposti alla volontà, al sentimento e all'intelligenza, e allontanano una centralità che è sempre stata lì, alla quale apparteniamo nel suo non appartenerci. Questa centralità spirituale non è analoga a qualcosa da conquistare, ma siamo noi che dobbiamo metterci nella condizione di esserne conquistati, perché la libertà non può essere presa, occorre farsi prendere. L'impossibilità data dal voler conquistare qualcosa che non c'è, in questo caso così importante è assente. In definitiva si tratta di perdere, non di guadagnare, per questo assimilarla a una vittoria costituisce una imprecisione. Tutto, nella vita di una persona, accade nella prospettiva data dalla necessità di maturare la perfezione del proprio stato, per questo in diverse misure ognuno qualcosa di buono è costretto a fare, per riuscire a sopravvivere. È una questione di gradi nei quali si attua il proprio impegno ma, prima o dopo, la lotta dovrà essere affrontata, volenti o nolenti. Ed è preferibile volenti...

mercoledì 23 ottobre 2013

Che fatica dover vivere...

Lo so anch'io che il dover considerare le possibilità di perfezione implicite in noi stessi rappresenta una fatica; lo so perché mangio ed è una normalità consueta, come lo è bere, passeggiare, guardare le stelle, fare l'amore, essere amati e amare, ma è sufficiente avere mal di denti che subito si maledice il Cielo, e le sue stelle che fino a ieri sembravano dei sorrisi alla vita oggi hanno l'aria di essere ghigni satanici, che mi ricordano il poter morire tra spasmi atroci...

Motivi detestabili

Quali orribili ragioni spingono moltissime persone a credere che le difficoltà a migliorarsi siano così difficili da superare che convenga, piuttosto, accontentarsi di quello che si è, confondendo così l'amore che si deve nutrire per ciò che è bene, con l'amare anche la parte peggiore di sé?

Santi e saggi

Penso che soltanto i santi e i saggi riescano a prendersi sul serio, non facendo pesare sugli altri la loro serietà. La vera serietà sta nell'essere aderenti ai princìpi di verità e di giustizia, gli stessi che mettono gli interessi del mondo intero davanti ai nostri e, nonostante questo, sorriderci sopra.

martedì 22 ottobre 2013

L'armonia individuale


La questione dell'armonia individuale che deve essere costruita deve essere spostata sull'equilibrio necessario ai tre aspetti fondamentali dell'essere umano: intelligenza, sentimento e volontà devono essere proporzionati tra loro, ed è auspicabile che questo equilibrio sia instaurato tra qualità mediocri, ma a misura una dell'altra, piuttosto che il disporre di una intelligenza molto sviluppata, ma troppo distante dai dominii che sono propri al sentimento e alla volontà. Ovviamente gli incroci ottenibili dal cambiare di posto a queste tre dimensioni dell'essere daranno altrettanti risultati, che possono complicare la vita, allontanando la persona da quello che essa potrebbe maturare delle proprie possibilità di essere.

Chi mente

Chi mente protegge se stesso, o altri, dai pericoli che comporta la verità. Non ci sono altre ragioni per mentire. Dunque solo chi è disposto a sacrificarsi  per difendere la verità può essere sincero. Colui che mente a se stesso può sapere di mentire oppure no, ma in entrambi i casi crede di avere il diritto di difendersi costruendo una verità che gli appartiene, quando, invece, la verità non è di nessuno perché è libera. È per questo suo essere libera che la verità è liberatoria.

Alla fine

Alla fine, cosa può essere più importante di ciò che siamo riusciti a essere? E cosa si è di diverso da quanto si conosce nella totale certezza? Il mentire ci avvolge in un bozzolo opaco che crediamo riesca a proteggerci, e invece ci isola nel nostro egoismo.

Siamo tutti veri...


Siamo tutti immersi nella verità, ma non la vediamo perché raccontiamo bugie. Appena si smette di raccontarle... la verità pare non riuscire a crederlo, e ci mette alla prova scatenandoci addosso tutta la rabbia di cui il mondo è capace, in modo da lasciarci liberi di scegliere se essere dei veri bugiardi oppure dei veri uomini.

lunedì 21 ottobre 2013

Un uccellino stanco

Certo che è strano questo istante, sempre immobile, sempre lo stesso eppure diverso da tutti gli altri istanti che, come lui, si succedono senza interrompersi, al solo scopo di corrompere quanto contengono. Sono riusciti persino a torcere, per la sofferenza, il duro legno di questo vecchio ulivo che non mi ascolta, nel suo essere così antico che, per lui, la mia vita deve sembrare un uccellino che deve riposare, eppure anche lui, un giorno lontano, cesserà di aggrapparsi al terreno per poter accarezzare un cielo che sarà stanco di piangergli sopra, e lo lascerà libero di andarsene come avrà fatto con me, nella fucina dove tutto si mescola, in unioni che generano nuove esistenze che a loro volta si piegheranno, nel dolore del rimpianto, quando si accorgeranno che il loro aver vissuto avrebbe potuto servire a guadagnare una libertà più vera di quella che ha spinto gli istanti a rincorrersi verso un'eternità irraggiungibile, come sono gli orizzonti visti da occhi socchiusi.

sabato 19 ottobre 2013

Il Mistero assoluto

Il Mistero dell'Assoluto è davvero affascinante; non è diviso, non è duale, eppure sta dappertutto senza occupare spazio, né fuori e neppure dentro. Abbraccia il tutto senza soffocare, ma quando ti soffoca prima ti fa svenire per solidarietà, così nemmeno tu ci sei mentre soffri. L'Assoluto non è mai disattento, non sgranocchia pop corn mentre assiste al nostro sbracciare nell'esistenza, dove quelle rare volte che si tocca il fondo è per la disperazione, e ci sorride benevolo dando a ognuno la propria giusta misura di felicità e di sofferenza. Nonostante questo i santi di tutto il pianeta assicurano che la lotta per raggiungere la perfezione è finalizzata al lasciare l'esistenza, in modo da essere liberi di scegliere se sgranocchiare oppure no pop corn, mentre si assiste con distacco allo sbracciare di chi considera la libertà alla stessa stregua di un miraggio.

venerdì 18 ottobre 2013

Due o tre diversi comportamenti verso chi mente

Quando si sa che una persona è mentitrice cronica nella relazione con questa persona le scelte sono due, perché assecondano motivazioni diverse. La prima è fingere di crederle, è non è il modo per aiutarla, perché si finge pensando che questa persona sia irrecuperabile. È possibile pensare questo per altre due diverse ragioni: una dice che quella persona ha un disagio mentale che le impedisce di migliorare, e l'altra è la certezza che sia talmente stupida da non poter fare altro. L'altro atteggiamento, invece, è quello che può aiutare questa persona a cambiare, e consiste nel farle capire che le bugie sprofondano chi le dice nel ridicolo. Questo secondo atteggiamento lo adotterà chi, oltre a sapere che quella persona mente, sa anche che è intelligente e che può essere aiutata.

C'è ancora un'altra ragione che può spingere a far finta di credere alle bugie, ed è quella di chi, raccontando bugie a propria volta... si sente costretto al dover credere… Fingere di credere è tanto più facile del dover confutare le bugie, rischiando che il bugiardo possa ricordare le tue menzogne…

giovedì 17 ottobre 2013

Quando un discorso...

Quando un discorso non fila, e per questo non ti piace, sei nella condizione di doverlo considerare con più attenzione, in modo da riuscire a capire cosa c'è che non va e dove sta la contraddizione. Se invece tutto fila e ciò che leggi ti piace dovrai metterci ancora più attenzione, perché c'è il rischio che l'errore sia in te...

La casa dell'ispirazione


Tutto nasce dall'Assoluto, anche la nostra ispirazione, ma quando è la nostra individualità la destinazione di quest'ultima, essa deve restringersi assumendo la forma che la nostra intelligenza è in grado di darle.

La natura del Bene e del male


Il male dedica la sua attenzione al bene come il bene la dedica al male. Queste due dimensioni dell'essere, nei confronti delle quali l'uomo è costretto a scegliere, si negano a vicenda combattendosi nel tentativo di annientarsi. Il male nega che le ragioni dell'esistenza siano quelle del doversi sacrificare, perché per le forze del male l'esistenza è una continua conquista. Il bene sa che l'unica conquista durevole è data dal saper sacrificare i propri interessi, perché l'esistenza stessa è frutto di un sacrificio primordiale e divino. Il male nega il divino e lo esclude, il bene è divino e comprende la possibilità del male perché la verità, che è libertà totale, nulla può escludere.

Sull'attrazione o la repulsione degli opposti


Ogni attrazione ha sempre e inevitabilmente due opposte ragioni di essere, perché tutto ciò che è parte dell'esistenza è caratterizzata da due polarità che sono in opposizione tra loro su un piano di osservazione, ma quella opposizione cessa di essere inconciliabile quando considerata su un livello più elevato, perché più prossimo alla centralità dalla quale tutto ha origine. Su questo superiore piano l'opposizione diventa una complementarità, e su un livello ancora più elevato la complementarità si trasforma in una sintesi, la quale è necessaria al reintegro della primaria opposizione nel principio unico dalla divisone del quale le due opposte polarità hanno avuto avvio. Questo significa che le due ragioni che ha ogni opposizione di attrarsi o di respingersi sono a loro volta opposte tra loro, e anche complementari sul piano successivo della loro realtà. Quindi due poli opposti tra loro possono attrarsi per trovare l'unità che è la loro ragione d'essere, o per distruggersi attraverso la negazione di quella unità. Il male cerca di distruggere il bene perché nega quella unità, mentre il bene tenta di trasformare il male in bene, perché di quella unità è consapevole.

mercoledì 16 ottobre 2013

Amarsi...

Esistere significa essere imperfetti, ma anche dover inseguire la perfezione. Essere contenti di ciò che si è riduce le possibilità di miglioramento tanto quanto le deprime il credere che la perfezione non esista come possibilità. Ama te stesso non indica amare i propri difetti, ma rispettare le esigenze di perfezione che la centralità spirituale, della quale siamo un'espressione, ha. 

Cosa è l'Ispirazione


Prima di chiedersi se una cosa esiste è necessario definire le caratteristiche che dovrebbe avere quella cosa. Nel caso dell'Ispirazione occorrerà distinguere l'alto dal basso e il dentro dal fuori, in un'analisi dalla quale ogni definizione trae la sua sintesi. L'ispirazione intesa al modo della Psicologia è il sentire percettivo, di ordine sensoriale e istintivo, dunque di livello inferiore a quella necessaria per essere creativi attraverso l'intelletto. Da un'altra visuale, quella interiore ed elevata, l'Ispirazione è la qualità nella quale si esprime l'Intelligenza universale, che è il modo di essere del sé interiore, del quale l'io esteriore ed egoistico manifesta le caratteristiche superficiali. L'Ispirazione procede dal Centro misterioso, ineffabile perché spirituale, del quale siamo una particolare differenziazione all'interno della molteplicità che è manifestazione della realtà relativa. L'essere umano attinge creatività dal proprio centro privo di dimensione, analogamente a una circonferenza che prende forma dal centro non esteso del quale è il risultato in divenire di una moltiplicazione per divisione. L'ampiezza del recipiente che ognuno cala nel pozzo oscuro del sé è in relazione al proprio grado di consapevolezza, e anche a quello in cui si trova a essere la propria coscienza. Coscienza di essere e consapevolezza delle ragioni per le quali si è. È da lì che ha origine la creatività; analogamente il tempo nasce dall'istante immobile privo di durata, e l'estensione spaziale dal proprio centro informale. Chiedersi cosa l'ispirazione sia corrisponde al domandarsi cosa lo spirito universale è; scoprire le qualità dell'Intelligenza universale che stanno all'interno dei princìpi universali, norma che modula l'esistenza, è il primo passo verso il poter essere ciò che si conosce in modo assoluto attraverso l'attuazione delle sue conseguenze armoniche. Le idee sono informali come il centro dal quale nascono, per poi assumere forma attraverso il pensiero in tutte le sue possibilità espressive, non esclusivamente umane. Chiunque crei diviene un co-creatore, ma nessuno crea dal nulla, perché il nulla è una pura impossibilità di essere.

La verità è compassionevole e sa attendere, ma quando ci sono le condizioni per rivelarsi è impietosa.

Ci sono momenti, nella vita di ognuno, nei quali si ha la sensazione di aver capito tutto, ed è un vero peccato che la sensazione occupi lo scantinato dell'intelligenza... Come se l'esistenza se ne accorgesse, di seguito a quei momenti accadono fatti incomprensibili che ci riconducono a quella che è veramente la nostra limitata consapevolezza. La vita esiste perché deve obbedire alla verità di ciò che essa è, e qualsiasi falsificazione tenuta in piedi dall'ipocrisia è destinata a rivelarsi per quello che è. Non si può sfuggire alla verità, perché essa è la ragione d'essere della realtà.

domenica 13 ottobre 2013

Opinioni comuni

È opinione comune che tra innamorati non ci possa essere amicizia, ma questa malata convinzione deriva dal credere che l'amare sia più vicino al possedere che al donare. Ne deriva che debba essere la complicità a tener saldo un rapporto che vede la vittima essere complice del proprio persecutore...

Qualsiasi forma

Qualsiasi forma assuma un essere questi si sente vivo e unico, e in questo sentire tutti gli esseri sono uguali nel condividere la loro diversità. Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto muta la propria forma mai ripetendo le esperienze di vita già vissute, perché la necessità di rinnovamento è legge universale. Io non so cosa attende la mia persona dopo la morte, ma sono certo che qualsiasi forma il mio essere potrà assumere mi sentirò sempre l'unico "IO" che mi sento adesso, anche se spero di aver superato tutte quelle paure che ora mi fanno tremare le ginocchia... Quando tutte le angosce saranno trasformate in vecchi ricordi, non ci sarà più un ego che ricorderà. Io non so cosa ci sarà nello stato di perfezione assoluta nella quale l'individualità lascerà al vento la propria forma, ma immagino che qualsiasi dimensione possa essere, la sua natura sarà identica a quella della Libertà.

giovedì 10 ottobre 2013

Bastian contrario?

Sono stato accusato di essere un "bastian contrario" perché spesso non condivido il punto di vista delle persone con le quali dialogo e discuto, ma un bastian contrario è così chiamato perché capovolgendo le visuali altrui esprime posizioni a quelle contrarie, e non è il mio caso, perché quello da me illustrato non è mai un punto di vista in conflitto con l'altro che sta dalla parte opposta della circonferenza disegnata dal valutare. Io considero la realtà dal centro di questa circonferenza, dal quale osservo e valuto i pregi e i difetti propri a ogni diversa visuale, e posso farlo perché conosco perfettamente i princìpi universali che sono norma dell'intera esistenza, assi fissi attorno ai quali ruotano le faccende, domestiche e selvagge, della vita.

mercoledì 9 ottobre 2013

Considerazioni sul valore del tempo...




Il punto di vista che ha generato la considerazione sul valore del tempo è errato, perché il regalo più grande non è il tempo, ma il proprio sapersi sacrificare, che in realtà è un regalo donato a se stessi, dovuto al fatto che la consapevolezza personale, vera conoscenza a carattere universale perché priva del dubbio, aumenta con l'avvicinarsi al Centro universale di sé, che è identico al Centro assoluto il  Quale, a sua volta, sacrifica incessantemente la propria volontà per lasciarci liberi di decidere chi o cosa essere. Inoltre quel punto di vista considera il tempo come fosse una proprietà personale, una ricchezza da non disperdere, mentre questo stesso tempo sorride di comprensione per l'ingenuità che motiva questa visione, perché l'istante nel quale siamo tutti immersi non corre come ci fa credere, ma è sempre lì che ci guarda corrergli dietro come se lui scorresse davvero, inseguito da chi pensa che sia una ricchezza da non farsi sfuggire. La felicità dura un istante proprio per questo, e per la stessa ragione la si perde perché si insegue ciò che è già qui, davanti a noi, senza che la si sappia riconoscere. Infine, il tempo dedicato è condiviso, mai regalato come fosse un mattone, e la sua qualità è in dipendenza di come è vissuto insieme alle persone con le quali si vive evitando di fissare le lancette nell'angosciante contare i secondi che il nostro egoismo sta perdendo.
È singolare quanto una considerazione che mostra uno smisurato egoismo possa essere presentata come fosse il frutto di un altruismo, ma più strano ancora, anche se molto significativo, è il fatto che una moltitudine di individui non disponga degli strumenti intellettuali per accorgersene...

lunedì 7 ottobre 2013

Orizzonti diversi


Il credere e il non credere non sono dimensioni facili da vivere, e neppure sono auspicabili, tanta è la distanza che le separa dal conoscere, eppure... eppure la sacra libertà che ci è concessa, di scegliere e anche di riferirci a questi due piccoli modi di orientare la nostra coscienza, ci dice che qualcosa di importante da conoscere che debba chiamarsi consapevolezza debba pure esistere, perché quella libertà di cui godiamo e soffriamo da lì è nata, ed è necessariamente il frutto della volontà di una Intelligenza infinita, che ci vuole liberi di scegliere e di decidere. Capirne il disegno sarà possibile solo per coloro che avranno il coraggio e la forza di lasciare libere le altre persone, ma per liberarle dalla nostra stretta dobbiamo amarle, ed è l'unica via che abbiamo per poter capire quale sia la natura dell'Amore che ci vuole indipendenti dalla sua volontà.

domenica 6 ottobre 2013

Critica a Jiddu Krishnamurti

Riporto questo discorso di Krishnamurti, tratto da: Jiddu Krishnamurti Meditazioni sul vivere – vol 2°
Traduzione di Anna Mola Oscar Mondatori, Milano 2005.

Il silenzio della mente

"Secondo me esiste soltanto l’atto di percepire, esiste soltanto la percezione immediata di quello che è vero e di quello che è falso. La percezione immediata di quello che è vero e di quello che è falso è un atto essenziale che non c’entra coi ragionamenti dell’intelletto, che richiedono abilità, conoscenza, concentrazione. Deve esservi capitato qualche volta di aver visto immediatamente la verità di qualcosa, come per esempio la verità che voi non appartenete a nulla e a nessuno. È questa che io chiamo percezione: vedere immediatamente la verità di qualcosa, senza dover ricorrere all’analisi, al ragionamento, ai tanti pensieri che l’intelletto tira in ballo per impedire l’immediatezza della percezione. La percezione non c’entra con l’intuizione, una parola, questa, che usiamo con troppa superficialità...
Se entrate in contatto diretto con voi stessi, non potete fare a meno di scoprire come mai appartenete a qualcosa, come mai vi siete dedicati a qualcosa; e capirete che tutto questo implica schiavitù, implica la perdita della libertà e la distruzione della dignità umana. Nell’attimo in cui percepite istantaneamente tutto questo, siete liberi, senza che dobbiate fare il minimo sforzo per esserlo. Per questa ragione la percezione è essenziale."
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Krishnamurti, in quanto filosofo, ha letto molto delle sacre scritture, che sono poi niente altro che l'equivalente della Bibbia per noi occidentali, ma il piano culturale sul quale Krishnamurti interpreta non può comprendere il vero significato, che è essenza, delle parole espresse dalle sacre scritture vediche. La conseguenza è disastrosa tanto da fargli confondere la percezione animale e istintiva, propria a quello che è chiamato subconscio o, peggio ancora, inconscio, con la consapevolezza interiore data dall'Intelligenza universale la quale è, precisamente, l'Intuizione spirituale. La percezione, e questo termine non è utilizzato da Krishnamurti a casaccio, indica la capacità sensoriale prima di tutto e, per estensione, anche il modo di sentire la realtà attraverso la dimensione emozionale, che si estende nei prolungamenti della sfera psichica che include sia l'emozione che il mentale costituito dal pensiero, il quale è il mezzo attraverso cui l'intelligenza, sia quella individuale che quella a carattere universale, si esprime. L'intelligenza individuale è il modo che ha la centralità individuale di essere all'interno della manifestazione della realtà relativa, mentre l'Intelligenza universale è, analogamente, la proprietà essenziale della Centralità universale che l'uomo chiama "Spirito". Krishnamurti, ignorando cosa sia l'Intuizione superiore dal momento che le sovrappone la percezione psichica, ignora di conseguenza la prima qualità propria alla spiritualità, sia essa universale che individuale, perché ogni essere ha in sé la stessa centralità della quale costituisce l'espressione, particolare perché differenziata, dello stesso Centro che tutto comprende. Gli errori che Krishnamurti commette in seguito a questa sua interpretazione distorta sono gravissimi, e la sua concezione del sacro è analoga a quella della religione anglosassone protestante, che si è fusa nell'eterodossia conseguente all'occidentalizzazione di alcuni indiani i quali, associandosi a occidentali americani e anglosassoni, hanno dato sangue alla comunità teosofica nata originariamente dall'inventiva della Blavatsky e di Olcott. Tra questi madornali errori c'è l'idea che il guru deve essere soppresso, così come deve esserlo l'influenza spirituale che determina l'iniziazione, e qui è centrato il ridicolo che ogni falsità trascina dietro di sé, con la frase "Se incontri un Budda uccidilo". Il ridicolo sta nel fatto che Krishnamurti opera come se fosse un maestro spirituale, ammaestrando però le masse, non gli eletti, nel modo tipico delle religioni, attraverso il credere. In definitiva Krishnamurti afferma che si è veramente liberi nel momento in cui ci si lascia andare al proprio percepire, il che equivale a porre lo stato della trance sul gradino più alto delle possibilità di essere. In realtà, se si dovesse stabilire una gerarchia riferita all'obiettivo implicito all'esistenza questa avrebbe, al suo culmine, la liberazione dai vincoli dati dall'esistenza stessa, in un ampliamento privo di costrizione conseguenza dell'identificazione alla Centralità universale. Lo stato di trance, al contrario di quello spirituale e liberatorio dato dall'Intelligenza universale attuata nel pieno delle proprie possibilità, costituisce il modo di liberarsi di sé attraverso la riduzione della propria coscienza. Come è fin troppo facile vedere, la dottrina di Krishnamurti è diabolica, come lo è, d'altronde, quella di tutta la società teosofica. Da notare che Krishnamurti accenna anche all'Intuizione limitandosi a dire, nell'evitare accuratamente di descriverne le proprietà, che è una parola che usiamo con troppa superficialità...
Krishnamurti inizia il suo scritto con "Secondo me". Nessun iniziato lo farebbe mai, perché la consapevolezza iniziatica non è una conoscenza di ordine individuale. Essendo universale non esprime un parere personale. Basterebbe questa sua frase a escludere la possibilità che lui sia una persona di conoscenza...

martedì 1 ottobre 2013

La creatività che forgia i mondi

La creatività è il giardino fiorito dell'Ispirazione intellettuale, la quale sgorga da una fonte che sta in un "non luogo" misterioso. Da quella Sorgente infinita ognuno attinge con la brocca che è riuscito a modellarsi. Quel recipiente ha la forma e la capacità che gli abbiamo dato con la nostra fatica di vivere, e si lascia impugnare coi manici della gioia e del dolore, per essere retto in modo da sprecare il meno possibile del sacro liquido dal quale si disseta la nostra stessa esistenza. Le nostre intenzioni sono quelle che tengono pulita la brocca, o che la trascurano, e l'acqua che la riempirà sarà trasparente o opaca di conseguenza. L'atto creativo di ogni scrittore è analogo a quello che ha formato l'universo, ma l'intelligenza che crea non è la stessa. L'Intelligenza universale, davanti alla quale l'universo intero s'inchina, è madre della nostra individuale, che si deve prostrare di fronte alla meraviglia del Mistero che la circonda. Creare significa toccare il Mistero con la centralità invisibile che è anche in noi. I limiti siamo noi a disegnarli, e quei limiti daranno forma a mondi o granelli di sabbia, in una fucina che è sempre la stessa, con pareti erette dal desiderio, che nasce dalla necessità di perfezione.