domenica 6 ottobre 2013

Critica a Jiddu Krishnamurti

Riporto questo discorso di Krishnamurti, tratto da: Jiddu Krishnamurti Meditazioni sul vivere – vol 2°
Traduzione di Anna Mola Oscar Mondatori, Milano 2005.

Il silenzio della mente

"Secondo me esiste soltanto l’atto di percepire, esiste soltanto la percezione immediata di quello che è vero e di quello che è falso. La percezione immediata di quello che è vero e di quello che è falso è un atto essenziale che non c’entra coi ragionamenti dell’intelletto, che richiedono abilità, conoscenza, concentrazione. Deve esservi capitato qualche volta di aver visto immediatamente la verità di qualcosa, come per esempio la verità che voi non appartenete a nulla e a nessuno. È questa che io chiamo percezione: vedere immediatamente la verità di qualcosa, senza dover ricorrere all’analisi, al ragionamento, ai tanti pensieri che l’intelletto tira in ballo per impedire l’immediatezza della percezione. La percezione non c’entra con l’intuizione, una parola, questa, che usiamo con troppa superficialità...
Se entrate in contatto diretto con voi stessi, non potete fare a meno di scoprire come mai appartenete a qualcosa, come mai vi siete dedicati a qualcosa; e capirete che tutto questo implica schiavitù, implica la perdita della libertà e la distruzione della dignità umana. Nell’attimo in cui percepite istantaneamente tutto questo, siete liberi, senza che dobbiate fare il minimo sforzo per esserlo. Per questa ragione la percezione è essenziale."
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Krishnamurti, in quanto filosofo, ha letto molto delle sacre scritture, che sono poi niente altro che l'equivalente della Bibbia per noi occidentali, ma il piano culturale sul quale Krishnamurti interpreta non può comprendere il vero significato, che è essenza, delle parole espresse dalle sacre scritture vediche. La conseguenza è disastrosa tanto da fargli confondere la percezione animale e istintiva, propria a quello che è chiamato subconscio o, peggio ancora, inconscio, con la consapevolezza interiore data dall'Intelligenza universale la quale è, precisamente, l'Intuizione spirituale. La percezione, e questo termine non è utilizzato da Krishnamurti a casaccio, indica la capacità sensoriale prima di tutto e, per estensione, anche il modo di sentire la realtà attraverso la dimensione emozionale, che si estende nei prolungamenti della sfera psichica che include sia l'emozione che il mentale costituito dal pensiero, il quale è il mezzo attraverso cui l'intelligenza, sia quella individuale che quella a carattere universale, si esprime. L'intelligenza individuale è il modo che ha la centralità individuale di essere all'interno della manifestazione della realtà relativa, mentre l'Intelligenza universale è, analogamente, la proprietà essenziale della Centralità universale che l'uomo chiama "Spirito". Krishnamurti, ignorando cosa sia l'Intuizione superiore dal momento che le sovrappone la percezione psichica, ignora di conseguenza la prima qualità propria alla spiritualità, sia essa universale che individuale, perché ogni essere ha in sé la stessa centralità della quale costituisce l'espressione, particolare perché differenziata, dello stesso Centro che tutto comprende. Gli errori che Krishnamurti commette in seguito a questa sua interpretazione distorta sono gravissimi, e la sua concezione del sacro è analoga a quella della religione anglosassone protestante, che si è fusa nell'eterodossia conseguente all'occidentalizzazione di alcuni indiani i quali, associandosi a occidentali americani e anglosassoni, hanno dato sangue alla comunità teosofica nata originariamente dall'inventiva della Blavatsky e di Olcott. Tra questi madornali errori c'è l'idea che il guru deve essere soppresso, così come deve esserlo l'influenza spirituale che determina l'iniziazione, e qui è centrato il ridicolo che ogni falsità trascina dietro di sé, con la frase "Se incontri un Budda uccidilo". Il ridicolo sta nel fatto che Krishnamurti opera come se fosse un maestro spirituale, ammaestrando però le masse, non gli eletti, nel modo tipico delle religioni, attraverso il credere. In definitiva Krishnamurti afferma che si è veramente liberi nel momento in cui ci si lascia andare al proprio percepire, il che equivale a porre lo stato della trance sul gradino più alto delle possibilità di essere. In realtà, se si dovesse stabilire una gerarchia riferita all'obiettivo implicito all'esistenza questa avrebbe, al suo culmine, la liberazione dai vincoli dati dall'esistenza stessa, in un ampliamento privo di costrizione conseguenza dell'identificazione alla Centralità universale. Lo stato di trance, al contrario di quello spirituale e liberatorio dato dall'Intelligenza universale attuata nel pieno delle proprie possibilità, costituisce il modo di liberarsi di sé attraverso la riduzione della propria coscienza. Come è fin troppo facile vedere, la dottrina di Krishnamurti è diabolica, come lo è, d'altronde, quella di tutta la società teosofica. Da notare che Krishnamurti accenna anche all'Intuizione limitandosi a dire, nell'evitare accuratamente di descriverne le proprietà, che è una parola che usiamo con troppa superficialità...
Krishnamurti inizia il suo scritto con "Secondo me". Nessun iniziato lo farebbe mai, perché la consapevolezza iniziatica non è una conoscenza di ordine individuale. Essendo universale non esprime un parere personale. Basterebbe questa sua frase a escludere la possibilità che lui sia una persona di conoscenza...

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