giovedì 31 maggio 2012

Giustificazione


La giustificazione, persino quando difende la verità, non è amata dalla verità.

mercoledì 30 maggio 2012

Sull'esistenza del tempo


Occorrerebbe essere d’accordo sul significato da attribuire al verbo “esistere”, prima di poter dire se una realtà apparente esiste oppure no. Nel caso del tempo l’esistenza, che è sinonimo di durata, è connessa all’estensione dalla quale è misurata. Negare la sussistenza della durata implicherebbe l’immobilità dell’estensione, e qui la cosa comincerebbe ad avere connotazioni meno discutibili. L’orologio è soltanto un marchingegno esteso sul quale sono inseriti i segni convenzionalmente riferiti allo scorrere del tempo. Se l’orologio esiste anche il tempo esiste, e viceversa. L’errore che si commette in questo genere di considerazioni è dato dal ritenere l’esistenza un evento a valenza positiva, quando essa è anche l’insieme dei limiti dai quali è caratterizzata. Essere equivale ad avere contorni e il contorno è l’espressione di un limite. L’eterno presente quale appare essere il tempo, quando visto senza gli occhiali dell’illusione, è un fatto indiscutibilmente privo dei limiti esistenziali, dunque, a rigore, non solo non “esiste”, ma è oltre la stessa esistenza. I princìpi universali che legiferano, essendone il modulo, l’esistenza, sono al di fuori della stessa e non sottomessi alla durata temporale e, anzi, la motivano. Il principio del moto, che è incessante cambiamento, non può muoversi né cambiare a propria volta, pena l’arresto della vita.

Nascita, morte e suicidio

Allo stesso modo in cui non si decide di nascere non si può evitare di morire. Questi due eventi sfuggono alla nostra libertà di scegliere. Entrambi gli eventi sono esterni al piano di realtà sul quale la nostra vita si estende. Il rapporto nel quale vita e morte stanno tra loro è caratterizzato da un'inversione speculare che dà luogo a un'analogia inversa: da una parte non c'è possibilità che un essere possa decidere il momento in cui nascere e, inversamente, è invece possibile stabilire volontariamente sia il modo che il momento in cui morire. Quest'ultima libertà di scelta è la conseguenza della prima imposizione data da una nascita involontaria. L'analogia inversa è una sorta di prova del nove matematica che consente di verificare la correttezza di un'opposizione, perché ogni opposizione è caratterizzata dalla riflessione espressa da un rapporto speculare che è anche un capovolgimento. Il fatto di potersi uccidere non include la legittimità del farlo, ma di certo è espressione di una possibilità che nemmeno la nega a priori. Se un essere, sapendo di non avere speranze di sopravvivenza al farlo, decidesse di sacrificare se stesso allo scopo di salvare un'altra vita potrà uccidersi in libertà, mentre lo stesso essere non ha avuto la libertà di scegliere la propria nascita allo scopo di porre fine alla vita di un altro essere. Da questo si può dedurre che la libertà è il risultato di un'intelligenza universale che eccede, e di molto anche, nel suo stabilire legiferanti princìpi inderogabili, le nostre attuali possibilità di comprensione.

martedì 29 maggio 2012

De gustibus non disputandum est?


Il detto riferito alla sacralità del gusto personale (De gustibus non disputandum est) ha la sua validità in ambito sensoriale, ma non in quello intellettuale. Questo perché le sensazioni individuali non hanno, come ha l’intelligenza, una valenza universale. L’intelligenza universale è madre di quella individuale, e anche piuttosto ristretta, che l’uomo usa persino male, allo scopo di rovinarsi l’esistenza. Una madre delusa ma paziente, perché sa che la vita serve proprio a far comprendere la distanza che separa la bruta convenienza personale da quella che abbraccia l’universo intero e coloro che lo abitano. Qual’è il modo per misurare la qualità dell’intelletto individuale di un deficiente che ha scritto la sua visione della vita? È la direzione verso cui è orientata quella visione. La direzione, il senso dunque, indica anche la qualità di una sostanza, in dipendenza della disposizione spaziale delle molecole delle quali questa sostanza è composta. Spaghetti e zucchero sono formati da carboidrati aventi un diverso orientamento nell’estensione che occupano. Nella sfera intellettuale, analogamente, saranno le intenzioni a esprimere il senso di una teoria, e in dipendenza di questo senso, e della sua prossimità e aderenza ai princìpi universali che regolano la manifestazione dell’esistenza, si potrà definire il grado e le sfumature della qualità, considerata in relazione all’universalità della quale essa è un effetto individualizzato. L’intelligenza universale è sovra-individuale e sovra-razionale — che non significa irrazionale — ma è condivisibile in principio dalla centralità spirituale di un essere che “vede” la Verità attraverso il modo che ha di condividere e vivere la stessa universalità. È questo il modo che consente di giudicare qualsiasi affermazione, verbale o scritta. E non si tratta di gusti, ma di intelligenza.

mercoledì 23 maggio 2012

Caso e accidente


Affermare che il caso non esista non significa annullare le accidentalità, ma indica che non è la casualità a legiferare l'esistenza. Dunque, nella moltitudine di leggi causali, la casualità non trova posto perché non costituisce un principio, ed è semplicemente un effetto che sta su un piano di realtà diverso da quello sul quale agiscono le cause. Naturalmente il piano di realtà sul quale il caso si è verificato può avere i propri effetti, che sono conseguenti a quella accidentalità che ne ha motivato la sussistenza, ma gli effetti che da lì si irradieranno saranno comunque ordinati dalle leggi universali che muovono l'universo, non dal caso. Se il caso fosse legge universale nessuna consequenzialità causale durerebbe più di un battito di ciglia. All'interno di un paiolo per la polenta i frammenti del grano si muovono insieme agli spruzzi dell'acqua in cui annegano, e tutto pare dominato dal caso ma, a ben considerare, il paiolo dà la forma nella quale muoversi e gli stessi spruzzi obbediscono alla legge che orienta i liquidi quando sono stati invasi dal granturco che è devoto alla gravità dello stato di salute di chi ha mangiato troppo, confidando nel caso che, solo, riuscirebbe ad allungare vite affamate d'ingordigia... 

martedì 22 maggio 2012

L'essenza della vita


Per conoscere cosa sia davvero l'essenzialità del vivere occorre immaginare di chiederselo mentre si sta morendo.

sabato 19 maggio 2012

Verità e menzogna


È tanto difficile vivere in aderenza a ciò che si conosce essere giusto; difficile per chi considera la convenienza materiale essere più importante della verità. Eppure ogni realtà è verità anche quando è bugiarda, perché ogni menzogna è una "vera" falsità. Al punto che persino una verità vera, quando detta per convenienza materiale, appare come fosse una bugia, ma ogni verità resta vera anche quando espressa da un bugiardo, mentre il bugiardo non cessa di essere falso mentre la dice.

venerdì 18 maggio 2012

il qui e l'altrove


Il qui e l'altrove sono caratterizzati da differenze di ordine emotivo e corporeo, mai intellettuale, perché l'intellettualità deve la propria regalità a princìpi che devono valere ovunque nella loro fissità universale. Quando in questi princìpi s'insinua il sentimentalismo, una corruzione si opera e ne scaturisce quella che è chiamata "morale". Morale che sbandiera le proprie convenienze spacciandole per princìpi, morale che difende la razza, il colore della pelle, l'accento nella pronuncia, la grazia esclusiva nella danza. Tutti confini che invece di includere... escludono il diverso sfruttandone le debolezze. Confini che presagiscono la guerra preventiva, che nasce dalla paura di perdere ciò di cui ci si è ingiustamente appropriati, arrivando a voler esportare la pace "democratica", la pace di illuse maggioranze, attraverso il genocidio. Inevitabilmente si finisce, dividendo il qui dall'altrove, col predicare cose diverse dall'amore universale.

martedì 1 maggio 2012

Sui "guru"


Io, in quanto guru, sono capace di tutto. Noi guru (uso il plurale majestatis per vincolo editoriale, ma è ipotizzabile che io sia penosamente solo) noi guru, stavo dicendo, consideriamo il nostro ego una preda furbissima, anche se non del tutto intelligente. Nel deplorevole scenario aperto alla caccia grossa anche l'auto ironia del guru sarà bene accetta, in quando distrae la preda incantandola nella convinzione di essere benevola, perché l'auto ironia è uno dei modi attraverso il quale l'ego prende fiato un attimo, nell'intervallo che vuole concedersi per poter essere cattivello più tardi, e senza che nessuno possa rimproverargli di non esser riuscito a rivolgere quella cattiveria anche contro di sé. Il guru non vorrebbe mai ridere, nemmeno di se stesso, ma deve farlo perché l'io, per essere vinto, deve prima essere addolcito... e se non fosse che in questo sentirsi accarezzato l'ego si rafforzi, il guru avrebbe realizzato le proprie potenzialità da tempo... invece di ritrovarsi invischiato nei meandri furbi della propria carenza intellettiva...