domenica 30 dicembre 2012

Verità e valori


Le persone che non danno valore alla verità... da quella stessa verità sono ritenute essere prive di valori e, dunque, anche persone senza valore. Nonostante questo non sarebbe giusto attribuire a costoro solo caratteristiche negative, perché la realtà è tanto composita e complessa da non poter essere schematizzata in formulette che non riusciranno mai a contenerla interamente. Di certo c'è che un individuo sicuro di plasmarsi a proprio piacimento la verità, ritenendola essere solo una questione di morale elastica soggetta a manipolazione, sarà privato del piacere di conoscere una verità qualsiasi e, insieme a essa, anche l'amore che sempre strettamente l'abbraccia.

sabato 29 dicembre 2012

È difficile


È difficile arrivare a intuire le ragioni d'essere dell'esistenza, perché l'arrivarci necessita di una speciale predisposizione dell'animo, analoga a quella che renderebbe unica una faina affamata la quale, caduta per un accidente all'interno di un pollaio, invece di avventarsi sui polli indifesi si chiedesse il perché da lì non si riesce più a godere dell'azzurro del cielo.

lunedì 24 dicembre 2012

La verità di un'idea


La verità non è mai un'idea; quest'ultima costituisce il tentativo di sovrapporre alla verità un'ipotesi che coincida con essa, ma poiché nell'universo non c'è posto per due realtà identiche, non fosse altro perché sarebbero costrette a occupare spazi differenti, si può ragionevolmente dire che ogni idea è un tentativo destinato a fallire il suo principale intento. Un'idea può essere vera anche quando è errata, nel senso che sarà sempre, qualsiasi risultato avesse raggiunto, una "vera idea". Il credere e il non credere stanno scomodi sulla circonferenza dell'esistere, mentre la Verità è nel centro al quale la circonferenza deve il suo esserci. Centro che non ha un luogo diverso da tutti i luoghi, allo stesso modo del punto privo di estensione che, replicando la sua assenza d'estensione, dà modo all'estensione di affermarsi tra due punti inesistenti. L'unico modo per poter osservare la Verità è dato dal non volerla possedere.

La prima caratteristica dell'intelligenza


L'intelligenza universale ordina il mondo attraverso l'essere l'ordito del mondo, il quale trama al fine di affinare l'intelligenza in ogni parte del magnifico tessuto che l'esistenza dona a tutti, senza farne motivo di vanto. È per questo che un'intelligenza vanesia non è intelligente.

venerdì 21 dicembre 2012

È difficile


È sempre difficile, per coloro che sono stati messi nella condizione di "vedere" i princìpi, dire di un'élite, alla quale appartengono non per merito, ma per decisione dell'Assoluto. Ancora più arduo è dirlo in un'epoca nella quale il concetto di élite pare essere una bestemmia rivolta contro il diritto di avere tutti le stesse opportunità. Scrivere di ciò che si capisce, attraverso quel "vedere", intuitivo e incomprensibile per chi non vede, di norma scatena sentimenti che inducono chi legge all'astio feroce o, nella più rosea delle situazioni, all'indifferenza occasionalmente mista al disprezzo. Verrebbe da chiedersi per quale ragione scrive colui che conosce aspetti del reale che sono più reali dell'apparenza, in quanto ciò che può essere esposto, perché appartenente al mondo del relativo, può essere compreso nella sua essenza solo da coloro che già sanno. Chi non vede la realtà nei suoi princìpi costitutivi capisce quello che gli riesce e, più sovente, riduce quello che non è alla sua portata di comprensione, deformandone il senso. La rigorosa e stringente logica, che si è obbligati a utilizzare per esprimere il difficile da comprendere, non basta a soddisfare chi si accorge di avere dei limiti intellettuali che potrà superare solo che l'Assoluto lo voglia. Da questi problemi nasce spesso il silenzio di chi sa e, insieme a quel conoscere, sa anche che non è attraverso le parole, pronunciate o scritte, che si può trasmettere la conoscenza. Eppure la necessità di aiutare il prossimo ad accelerare la propria andatura, verso i confini del proprio limitato sapere, è forte e induce alcuni al tentativo di comunicare ciò che comunicabile non è. In effetti il compito di aprire gli occhi dell'intelligenza è riservato alla vita stessa, ma chi già conosce qualcosa in più di questa stessa vita… di questa vita è parte e, forse, anche flebile strumento che può decidere di essere attivo nel limite, oneroso ma giusto, che la vita gli ha riservato, perché quel limite è stabilito dalla libertà che ha ognuno di comprendere secondo i limiti che sono impliciti alle proprie qualificazioni. La Libertà assoluta di cui è portatore l'Assoluto non è libera di contraddirsi, dunque questi necessari confini impediscono che un individuo possa godere o soffrire appropriandosi della libertà di un altro individuo, allo stesso modo in cui non è possibile, per una persona, portare avanti il lavoro che spetta a un'altra persona svolgere.

Una questione di equilibri


Ho vissuto un po' alla cazzo, sono il primo a dirlo, inseguendo ondate di piacere tiepido ottenute senza tuffarmi all'interno di problemi che non mi hanno mai fatto sentire la loro mancanza. Alla fine di ogni giornata mi dicevo:— Anche oggi è andata!— nella speranza che sarebbe stato così anche per il domani. In quanti potrebbero rinfacciarmi il non essermi posto la questione dell'equilibrio cosmico sul quale la realtà è fondata? È, questo, un equilibrio fetente, perché tradisce in silenzio tutti quelli che contano di sfangarsela. L'asse della bilancia esistenziale sulla quale ognuno è seduto è decisamente più lungo di quello sul quale ci si sedeva da bambini, ai giardinetti dell'asilo. Tanto lungo che ci si può correre sopra senza che questo dia una sua risposta immediata al disequilibrio provocato, risposta che avrebbe il pregio di avvisarci che a ogni errore commesso corrisponderà una conseguenza che quell'errore tenderà a ricomporre attraverso una pena da scontare. È vero che la possibilità di essere graziati dalla misericordia della provvidenza è sempre lì che ci guarda, ma per agire ha bisogno che si arresti la propria corsa verso il disequilibrio, e si torni sui propri passi per rimediare, quando questo è possibile, agli errori commessi. Quando il tornare indietro ad aggiustare le cose rotte non è possibile... allora bisognerà aggiustare le rotture fatte da altri, anche quelle che non ci riguardano da vicino.

martedì 18 dicembre 2012

La libertà degli uccelli


La libertà i giovani uccellini la conoscono bene, perché per guadagnarsela devono buttarsi nel vuoto senza alcuna certezza su come andrà a finire quel presunto volo... a causa del doversi affidare solo agli immaturi muscoli delle proprie ali.

venerdì 14 dicembre 2012

Identica nella diversità


Ha nevicato molto stanotte, e tutto è di nuovo imbiancato come è normale che sia nell'inverno di ogni esistenza. Tutti i colori sembrano contenti di essersi ricomposti nel bianco dal quale derivano, e il bianco pare essere immobile nel suo veloce avanzare verso nuovi colori. Sempre diversa nell'essere uguale, l'esistenza si trasforma, non accontentando che se stessa nel non voler scontentare nessuno.

giovedì 13 dicembre 2012

Sul coraggio


Il coraggio è importante perché è il segno, lasciato sull'uomo, dalla crepa formatasi sullo spesso muro che ci separa dagli altri. Parlo dello speciale coraggio che dispone un essere a lottare e sacrificarsi per un altro essere senza avere nulla in cambio se non la paura di non farcela. È, questo, il coraggio dell'amore che ancora non è consapevole di essere amore universale. Gli uomini lo chiamano eroismo, ma nessun eroe si sente un eroe solo perché ha amato gli altri più della sua stessa vita.

mercoledì 12 dicembre 2012

Sulla teoria della reincarnazione


L'esistenza è molto più complessa di una formula matematica. Quest'ultima agisce in sintonia con le leggi universali, ma lo fa su un piano di realtà soltanto, mentre la vita si esprime in una moltitudine di piani correlati tra loro, certamente, ma da corrispondenze estremamente complesse difficili da prevedere. Prime fra tutte quelle temporali, perché i nodi che nella vita si aggrovigliano non trovano sempre il modo, sulla stessa linea temporale, di risolversi. Poi ci sono le intenzioni che giocano un ruolo determinante, perché due risultati analoghi tra loro possono essere stati determinati da intenzioni individuali opposte, e poiché l'intenzione stabilisce il grado di responsabilità di chi agisce, le due diverse individualità che hanno ottenuto gli stessi risultati avranno da questi ultimi delle conseguenze diverse. Questo significa che non sempre il risultato del proprio agire produrrà effetti a esso consequenziali, perché quei risultati saranno in armonia con le intenzioni che li hanno motivati. La direzione spirituale di ogni azione dipende dalle intenzioni che l'hanno orientata, per questo non è possibile ridurre l'esistenza a una serie consequenziale di cause e di effetti rigidamente deterministici. Lo spirito, che è intelligenza normativa della manifestazione dell'esistenza, è ben oltre la matematica. Quest'ultima ne rappresenta alcune leggi svolte sul piano di realtà quantitativo che le è proprio, mentre su quello qualitativo ha corrispondenze analogiche e simboliche, e sarebbe un errore ridurre il tutto a una sola sua parte. Karma indica l'azione in generale, ma è un termine abusato dalla credenza popolare che si riferisce all'idea che un essere sia sempre se stesso nel ripresentarsi alla vita in successivi e diversi cicli temporali. Le sacre scritture delle tradizioni di tutti i popoli trattano, concordi tra loro, di una molteplicità degli stati dell'essere, e non di un essere che si reincarna indefinitamente fino a raggiungere la perfezione delle proprie possibilità. Significa che oggi sei tu e alla fine di questa esistenza l'aggregato al quale corrispondi cesserà di essere, ma non lo farà la sua centralità, perché essa è, a immagine del principio dal quale proviene, immortale. Questa centralità, chiamata sé in opposizione alla superficialità riflessa dell'ego, è la stessa per ogni essere, ed è l'Essenza dello Spirito assoluto che tutto pervade e che il tutto contiene in Sé. L'attaccamento al proprio io determina la speranza di essere uguali a se stessi, in tutti i cicli vitali, anche della parte a noi superficiale, ma è una riduzione della verità che, così riducendosi, si corrompe allontanandosi da ciò che essa, in realtà, è.

lunedì 10 dicembre 2012

Finalità diverse


Il fine che si è data ogni religione è racchiuso nella salvezza, mentre la finalità dell'esistenza si chiama Libertà. Non c'è comune misura tra chi spera di cavarsela e chi vuole la Libertà.

venerdì 7 dicembre 2012

Io non credo


Io non credo affatto in Dio, ma ne vedo la traccia in ogni granello di sabbia. Quando tu guardi il riflesso del sole in una pozzanghera non dici di credere al sole perché ne vedi il riflesso, ma sai che il sole che si riflette nella pozza c'è, e lo sai anche se sei sotto a uno spuntone di roccia che alla tua posizione impedisce la vista del vero sole. Gli uomini immergono le loro mani nella pozzanghera e danno un nome diverso al riflesso che, nell'acqua scossa, cambia forma, ma il vero sole non cambia perché la sua immagine si modifica in quel muoversi.

sabato 1 dicembre 2012

Che meraviglia!


La vita è un insieme di meraviglie, che poi sono il risultato della somma di tante altre piccole meraviglie. Meraviglia persino il fatto che siano tanto pochi quelli che se ne accorgono...

venerdì 30 novembre 2012

I frutti dell'intelligenza


Ognuno dispone di un'intelligenza personale che è il riflesso individuale dell'Intelligenza universale, ricamatrice di mondi. L'intelligenza è il primo miracolo che prende vita dal Mistero e ha, come primo obiettivo, quello di capire le ragioni del Mistero. È dolorosa l'intelligenza, di un dolore che rasenta la felicità data dall'aver vinto la sofferenza. L'intelligenza non ha bisogno di compagnia, e i suoi frutti li ha dentro di sé. Il primo di questi frutti è l'amore che nutre per tutte le altre intelligenze che, come lei, cercano di capire. Il secondo frutto è la volontà che nasce dall'intelligenza che ama, e il terzo frutto è dato dalla disposizione che ogni intelligenza che ama e vuole amare ha... quando decide di chiudere gli occhi per lasciarsi andare al volere di un Mistero tanto più grande di lei.

lunedì 26 novembre 2012

Estrema accortezza


La pace senza la guerra è come delle gengive senza i denti, mentre la guerra senza la pace è come i denti senza le gengive, ma la bocca che può dire pace o guerra deve saper pronunciare entrambe le parole con estrema accortezza, se non vuole finire col mordersi il labbro a sangue per nulla…

giovedì 22 novembre 2012

Cambi di posto

L'allegria, la gioia o la tristezza contano poco perché cambiano di posto in fretta, ma sono i valori a cui si dà importanza che non si alzano dalla scomoda sedia dove aspettano di essere rispettati.

domenica 18 novembre 2012

Non demordere


Persino il Padreterno, nella Sua assoluta perfezione, ha fatto per noi tutto quello che poteva, eppure guarda i risultati... La realtà non dipende solo da te, e quello che conta oltre i tuoi sforzi sono le intenzioni che ti hanno mosso. Se i risultati non sono quelli sperati provaci ancora e ancora, e poi convinciti che la realtà non è al tuo servizio, ma sei tu a essere al suo.

sabato 17 novembre 2012

Guaritori nel mondo


È facile concedere giustificazioni a chi mente in un mondo di bugiardi, ma così facendo giustifichiamo anche noi stessi, e allontaniamo una rara occasione per cominciare a riordinare il nostro poter essere guaritori nel mondo.

mercoledì 14 novembre 2012

La ragione e la razionalità


La ragione è la capacità, squisitamente umana, di tradurre in pensiero il frutto delle intuizioni, delle osservazioni e delle sensibilità individuali. La ragione è il modo individuale attraverso il quale l'intelligenza si esprime attraverso il pensiero, e costituisce il riflesso individuale dell'intelligenza universale. La razionalità è il modo di cui si avvale la ragione per legare tra loro tutti gli elementi di un ragionamento attraverso la consequenzialità logica. La logica si muove nel tentativo di organizzare il pensiero attraverso la capacità di riconoscere le eventuali contraddizioni contenute in esso. Il principio di non contraddizione non è l'unico aspetto, benché essenziale, di cui dispone la logica. Quest'ultima utilizza l'analogia quando sa riconoscere i legami che uniscono tutti gli elementi considerati nel loro rapporto con altre realtà, simili perché obbedienti alle stesse leggi che ne regolano lo sviluppo consequenziale. Il grande obbedisce alle stesse leggi che regolano il piccolo perché è composto da piccoli. È attraverso la consequenzialità esistente tra le cause e i loro effetti che la logica dipana il proprio analizzare in funzione della necessità di arrivare a una sintesi, necessaria correlazione che ha ogni analisi per ricondurre il tutto all'unità dalla quale analisi e sintesi hanno avuto origine. Per far questo la logica si avvale di una chiave interpretativa che corrisponde a uno degli indefiniti punti che si trovano sulla circonferenza dell'esistenza, in relazione al centro sintetico al quale si deve giungere. Centro che è origine e finalità di quella stessa circonferenza. Quando la ragione ha carattere universale acquista prerogative definibili come sovra-razionali, perché la ragione individuale è circoscritta dai limiti propri alla consapevolezza e all'intelligenza individuale, mentre l'Intelligenza di ordine universale non ha recinti diversi da quelli della verità, conosciuta non attraverso la mente, ma a causa della capacità di intuizione immediata e diretta data dalla vista interiore, universale anch'essa e dono stabile concesso dall'Assoluto, a causa delle qualificazioni spirituali di cui l'individuo dispone. Mentre un individuo che ragiona usa la mente e il pensiero, per deduzione o induzione, un altro individuo che intuisce intellettualmente "vede" la realtà attraverso i princìpi che ne regolano lo svolgimento, e non ipotizza né può più inventarsi nulla. Coloro che sono iniziati ai misteri dello spirito vedono tutti la stessa e unica verità dei princìpi e non devono più interpretare, ma non possono comunicare che la superficie di ciò che vedono, perché l'essenza, che è centralità, è incomunicabile allo stesso modo nel quale il punto è privo di estensione e l'istante di durata. Ciò che è così visto, senza contenere l'ombra del dubbio, può essere tradotto in pensiero attraverso la logica e comunicato ad altri, ma così facendo, e dovendo necessariamente escludere l'Essenza da quel comunicare, si opera un degrado nella discesa all'interno della relatività, nella quale il ragionamento deve essere portato attraverso i limiti di un linguaggio anch'esso relativo, degrado che riconduce il frutto della vista perfetta all'imperfezione implicita in ogni esposizione. Essendo la natura universale assoluta essa non può essere esaurita, e questo significa che la vista interiore, pur conoscendo assolutamente i princìpi universali attraverso la stessa natura assoluta del Mistero assoluto, non può esaurirlo.

sabato 10 novembre 2012

Ancora sull'esistenza di Dio


Essere equivale a esistere. Essere deriva dal latino ex-stare che indica, nell'esistere, la non presenza della sua ragione sufficiente d'essere. Questo significa che l'Assoluto non esiste in quanto affermazione di un essere, anche se questi fosse il primo di tutti. Poiché l'Essere primo è causa di tutti gli altri esseri… in quanto causa non partecipa all'esistenza nella quale tutti gli esseri si esprimono, e a questa è esteriore. Esteriore in senso figurato e analogico, perché dire esteriore farebbe rientrare l'Assoluto nell'estensione caratterizzata da interno ed esterno, mentre l'Assoluto è "esteriore" e superiore anche all'estensione. Come è facile vedere i limiti impliciti al linguaggio consequenziale impongono l'utilizzo di modi espressivi che devono necessariamente subire i limiti propri alla relatività, la quale non può definire ciò che relativo non è, o meglio può farlo solo per negazione. Si è costretti a dire che Dio è, quando l'essere non conviene alla Realtà che è causa dell'essere. Questo appena scritto è un frammento della dottrina metafisica, e non frutto di mie supposizioni personali o abilità discorsive. Metafisica, che è conseguenza della vista interiore, diretta e non mediata dalla mente; vista intuitiva e intellettuale, che vede la sfera causale dei princìpi universali senza nulla possedere. La verità è madre dell'essere e nessun essere, che è sua conseguenza, la può generare per avere il diritto di possederla.

L'equità


Per me il concetto di equità è di difficile determinazione perché dipendente da innumerevoli fattori. Se l'equità vuole essere equa deve essere commisurata in giusta proporzione alla qualità delle intenzioni che hanno dato vita a un fatto. Mi spiegherò meglio: se due geometri costruiscono due case su due terreni adiacenti e il primo edifica una casa bella e poco costosa, mentre il secondo l'ha arraffazzonata in qualche modo, facendo spendere un capitale ai proprietari, e in seguito uno scossone della faglia tettonica sottostante i due terreni fa crollare solo la prima casa, quella ben costruita, perché questa si trovava sfortunatamente nel punto peggiore del sisma... quale equità di giudizio potrebbe avere la lucidità per accorgersene? Dal punto di vista spirituale l'equità può essere giusta solo quando è misurata attraverso le reali intenzioni che ha avuto chi ha compiuto un'azione, perché può accadere che due azioni con risultati analoghi siano una buona e l'altra cattiva in relazione alle intenzioni dalle quali sono nate. Resta da dire che le intenzioni sono la cosa più difficile da qualificare perché solo chi le ha avute può essere certo del loro valore. È per questa ragione che è così difficile essere equanimi.

venerdì 9 novembre 2012

Metafisica e filosofie


La metafisica è una dottrina unica, rivelata, che si occupa dell'universale. Le filosofie sono il modo che ha l'uomo di disquisire ed elaborare teorie, sovente in contraddizione tra loro, sull'esistenza e la causa che la può aver determinata. L'universale non può stare all'interno e del generale e del particolare, per questo la metafisica non ha nulla in comune con la filosofia e neppure può essere parte della filosofia come insegnano a scuola professori che non hanno la più pallida idea di cosa sia la metafisica. Aristotele chiamava la metafisica "filosofia prima" proprio per differenziare le filosofie molteplici dalla dottrina unica. La metafisica non ha un'origine umana e non è sottomessa allo scorrere temporale, dunque non può aver termine. La metafisica è la conseguenza del conoscere i princìpi universali in modo assoluto, immediato e diretto quindi, dato dall'apertura dello sguardo interiore e spirituale sulla realtà relativa, ma la vista perfetta dei princìpi è la stessa per chiunque sia un iniziato ai misteri dello spirito, solo i modi attraverso i quali è aperto il canale di comunicazione col centro di sé variano da individuo a individuo, allo stesso modo nel quale differiscono le vie che conducono allo stesso Centro.

lunedì 5 novembre 2012

Definire Dio?


Dio non può essere definito senza la certezza di ridurne l'essenza, tanto da avere una risposta che con Dio non ha parentele. Gli attributi che non gli converrebbero sono più numerosi delle stelle. Assoluto, infinito ed eterno sono modi negativi per dire che è unico e senza parti in relazione tra loro, privo di limiti e non sottomesso alla durata temporale. Solo la negazione può definirlo, perché l'Assoluto è causa del relativo, suo riflesso capovolto, e nessuna causa può entrare nei suoi effetti, così come nessun contenitore potrebbe stare all'interno di ciò che contiene. Alcune considerazioni attorno all'Assoluto, però, è opportuno farle: Assoluto significa anche Libertà assoluta, dunque priva di costrizioni. Noi siamo liberi di scegliere perché la Libertà assoluta non è libera di contraddire se stessa, e quando si riflette nella costrizione dell'esistenza lo fa portando in quel riflesso la libertà relativa. Per aggirare il rischio di dover fare un trattato di metafisica esporrò, sinteticamente, il modo di concezione delle scritture vediche: l'Assoluto è il Brahman ed è chiamato "Quello" proprio perché è il modo più facile e meno rischioso di definirlo senza definirlo. Il Brahman si riflette, secondo la sua legge universale, nella prima divisione chiamata Brahma che ha due aspetti complementari tra loro e che sono Brahma nirguna (senza attributi) e Brahma saguna (con attributi). Brahma saguna quando è riferito alla manifestazione della realtà è chiamato Ishvara e corrisponde alla concezione cristiana di Dio. Ishvara è la causa dell'essere ed è il primo Essere ma, in quanto causa dell'essere, è fuori dall'esistenza e partecipa alla Non esistenza. Per questa ragione in metafisica chiedersi se Dio esista è una contraddizione in termini. Poiché la realtà relativa è caratterizzata da una somma di limiti essa è da considerarsi negativa nei confronti della Realtà priva di limiti perché assoluta. Questo suo costituire una negazione implica che ogni altra negazione espressa al suo interno diviene la negazione di una negazione che corrisponde a una affermazione; questo implica che affermare la non esistenza di Dio corrisponde al modo migliore per affermare la concretezza della sua ineffabilità.

sabato 3 novembre 2012

Dieci risposte a dieci domande


1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?
La felicità è lo stato d'animo silenzioso, conseguente alla consapevolezza assoluta data dalla perfezione del proprio stato, ed è un processo senza fine fino a quando non ci si sarà identificati all'Assoluto, dove inizio e fine sono un'unica, infinita, realtà.
2) Cos’è per lei l’amore?
L'amore è la ragione sufficiente d'essere della realtà, perché rende auspicabile il sacrificio di sé al fine di sostenere la ragione d'essere del mondo che esige la perfezione di tutti.
3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?
La sofferenza è conseguenza della necessità che ha la gioia di non doversi illudere.
4) Cos’è per lei la morte?
La morte è la vita stessa quando ha necessità di rinnovare il proprio ciclo vitale. È per questo che la morte sarà l'ultima a dover morire.
5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
I miei obiettivi sono contenuti nella perfezione della centralità e verso questa tendono.
6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?
 L'esistenza è, e il termine essere deriva da "ex-stare", che significa non avere in sé la propria ragione sufficiente d'essere. Per questo l'esistere costituisce necessariamente un progetto che deve realizzarsi negando i propri limiti.
7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?
Ogni essere è, a propria volta, un aggregato molteplice condensato attorno a un centro unico, uguale per tutti, invisibile e indescrivibile. L'individualismo è l'aspetto riflesso, capovolto com'è per ogni riflessione, superficiale ed esteriore, di questa centralità.
8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
In linea generale il bene è ciò che non nuoce a nessuno, mentre il male è l'aspetto necessario a che il bene consenta all'amore di non essere illusorio.
9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?
L'Assoluto mistero mi ha aiutato, per ragioni che non mi è dato conoscere.
10) Quale è per lei il senso della vita?
Il senso è direzione, orientamento e il modo che ha la qualità per essere misurata. Il senso della vita è piccolo per la vita, ma grande come la ragione per la quale la vita è. La vita è caratterizzata da un insieme di limiti e costrizioni, e il suo senso non può essere altro che la propria liberazione. Il fine non è da confondere coi mezzi a disposizione per raggiungerlo, per questo il fine della vita non sta nella vita, ma nella ragione per la quale la vita è: la necessità di perfezione.