lunedì 5 novembre 2012

Definire Dio?


Dio non può essere definito senza la certezza di ridurne l'essenza, tanto da avere una risposta che con Dio non ha parentele. Gli attributi che non gli converrebbero sono più numerosi delle stelle. Assoluto, infinito ed eterno sono modi negativi per dire che è unico e senza parti in relazione tra loro, privo di limiti e non sottomesso alla durata temporale. Solo la negazione può definirlo, perché l'Assoluto è causa del relativo, suo riflesso capovolto, e nessuna causa può entrare nei suoi effetti, così come nessun contenitore potrebbe stare all'interno di ciò che contiene. Alcune considerazioni attorno all'Assoluto, però, è opportuno farle: Assoluto significa anche Libertà assoluta, dunque priva di costrizioni. Noi siamo liberi di scegliere perché la Libertà assoluta non è libera di contraddire se stessa, e quando si riflette nella costrizione dell'esistenza lo fa portando in quel riflesso la libertà relativa. Per aggirare il rischio di dover fare un trattato di metafisica esporrò, sinteticamente, il modo di concezione delle scritture vediche: l'Assoluto è il Brahman ed è chiamato "Quello" proprio perché è il modo più facile e meno rischioso di definirlo senza definirlo. Il Brahman si riflette, secondo la sua legge universale, nella prima divisione chiamata Brahma che ha due aspetti complementari tra loro e che sono Brahma nirguna (senza attributi) e Brahma saguna (con attributi). Brahma saguna quando è riferito alla manifestazione della realtà è chiamato Ishvara e corrisponde alla concezione cristiana di Dio. Ishvara è la causa dell'essere ed è il primo Essere ma, in quanto causa dell'essere, è fuori dall'esistenza e partecipa alla Non esistenza. Per questa ragione in metafisica chiedersi se Dio esista è una contraddizione in termini. Poiché la realtà relativa è caratterizzata da una somma di limiti essa è da considerarsi negativa nei confronti della Realtà priva di limiti perché assoluta. Questo suo costituire una negazione implica che ogni altra negazione espressa al suo interno diviene la negazione di una negazione che corrisponde a una affermazione; questo implica che affermare la non esistenza di Dio corrisponde al modo migliore per affermare la concretezza della sua ineffabilità.

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