lunedì 5 marzo 2007

Sul rapporto tra Conoscenza e Intelligenza


Quando si parla o scrive di senso e significato, il rischio che questo sia interpretato attraverso l’ottica di una superiorità del punto di vista dal quale si estraggono teorie, è necessariamente forte e inevitabile. Si tratta, ogni volta, della giusta tendenza dello “spirito critico” a stabilire la natura e la posizione del punto d'osservazione che focalizza l’ampiezza e la profondità dell'orizzonte osservato e che determina, attraverso l’analisi, la sintesi dell’argomentare. Questo procedere è valido quando il punto d'osservazione si trova sulla circonferenza e deve essere giustamente chiamato "punto di vista", poiché ha un correlativo che si situa sul lato opposto della stessa circonferenza. In questo caso, l'orizzonte osservato da ciascun punto di vista, per quanto vasto, sarà sempre incompleto e l’analisi dispersiva prevarrà sulla sintesi concentrativa. La possibilità che è riservata all'intelletto individuale, mediato dal suo situarsi in un punto d'osservazione relativo è, per questa ragione, riservata al piano del relativo, e quindi mai esaustiva e completa. Il senso di superiorità o d'inferiorità delle visuali che compongono questa dialettica è, a sua volta, relativo e quindi opinabile e soggetto a modificazioni. La superiorità, dell’una o dell’altra delle visuali impegnate nel confronto, sarà decisa dal grado di prossimità che ognuna di loro ha alla sintesi centrale dalla quale proviene la loro ragione d’esistere e di dibattere.
Non si può parlare di superiorità relativa tra due visuali, quando una delle due osservazioni non proviene da un punto di vista, ma proviene dal centro della circonferenza. Questo Centro (uso, per semplificare, il simbolismo spaziale e geometrico) costituisce la sintesi e, nello stesso istante, l'origine della ragione d'essere di tutti i punti di vista situati sulla superficie, che sono il risultato dell'irradiamento delle potenzialità di questo stesso Unico Centro, nella molteplicità relativa che ne deriva. Dal Centro, l'orizzonte che si apre alla vista, interiore come il Centro stesso, è totale. Il Centro non è un punto di vista, ma è "il punto di vista" perché non ha un antagonista in opposizione. E non è variabile, quindi è immobile nel rapporto con la sua circonferenza. In questo caso diventa impossibile parlare di "superiorità", perché a osservare non è l'intelletto individuale, ma l'Intuito sovra-individuale e non relativo, quindi "immediato" e non “mediato” dalla mente. Questo intuire superiore partecipa della natura Universale dell’Intelletto che è anche Centro ed è, per così dire, il “canale” attraverso il quale fluisce l’Ispirazione. Questo è l’Intelletto della Conoscenza senza limite espressa dallo Spirito. Esso non è sottomesso allo spazio e al tempo e si esprime, nei confronti dell'intelletto mediato, col senso dell'Eterno che obbliga l'intelletto relativo, sua espressione nella manifestazione e che noi chiamiamo “intelligenza individuale”, a ragionare per Principi. Il Principio Universale è, per Sua natura Uno, ma dirama le sue conseguenze negli altri Principi che lo seguono, e che hanno un grado di relatività maggiore man mano che discendono a creare la realtà totale, prima del "non essere" e poi dell'essere. Essere del quale noi sperimentiamo un piccolissimo spicchio nel dominio che, nella presente esistenza, ci è dato vivere. Non si deve parlare di superiorità di coloro che hanno stabilito una, più o meno, intensa relazione con il proprio Centro rispetto a coloro che ancora non l'hanno fatto, per molteplici ragioni. Questo Centro, essendo Universale, è lo stesso per ognuno e, per tutti, rappresenta il legame e l'eredità che deriva dal Sacro che sovrasta ogni limitazione. Ogni individuo ha i suoi modi e tempi per vivere questa relazione col proprio Centro immobile e non può decidere il momento per farlo. Può solo prepararsi a questo. Non è una questione di "cultura". Anzi, spesso la cultura ostacola l'esperienza del Mistero, perché la nega a priori.
Chi si è sottomesso alle esigenze del Centro si trova così all'inizio di una nuova vita e di una visione diretta della vita e delle sue leggi, a misura del grado che gli è proprio, il quale si eleva all'elevarsi della capacità e attualizzazione sacrificale dell’ego. La correlazione che si stabilisce tra l’Intelletto Universale e quello individuale è diretta solo nell’ultimo caso appena descritto, e la sua profondità ed elevazione sono date dal livello d’armonia in cui si trovano a convivere l’intelligenza, il sentimento e la volontà. L’appartenenza di una visuale a uno dei qualsiasi punti del piano orizzontale dell’esistenza e dell’altra al punto centrale di questo stesso piano, attraversato centralmente dalla verticale, sede dell’Ispirazione proveniente dalla “Volontà del Cielo”, rende improponibile il confronto e impedisce che ci si possa chiedere se un iniziato sia o no più "intelligente" di un altro individuo che deve ancora aprire gli occhi dello Spirito che dorme in lui. Quando si è stabilita una comunicazione diretta col proprio Centro, questo Centro utilizza, per esprimersi nei limiti del relativo che purtroppo ne tralascerà l'Essenza, l'intelligenza individuale disponibile e che spetta all'individuo migliorare continuamente, insieme alla propria capacità di amare e di volere. Si deve anche affermare, per inversione, che siamo noi che dormiamo nello Spirito che tutto avvolge. Noi siamo in Lui e Lui è in noi, dipendendo questo dalla differenza delle visuali: la prima proviene dal Centro, la seconda dall’uomo. Resta da dire che, di là dal "sapere", quando si è tutti su una barca e si deve aiutare qualcuno che, caduto fuori sta annegando, chi si butta in acqua per farlo è "superiore" nell’intenzione che è riflesso di spiritualità. Qualsiasi sia il suo grado di conoscenza relativa, a meno che questa Conoscenza non sappia, ovviamente con Certezza assoluta, che è opportuno non farlo, perché se si trattasse di un male che annega, il male non deve essere salvato.






Non ci sarà nessuno


Non ci sarà nessuno a darti torto o ragione
quando, dopo morto, ti sentirai un coglione
per avere capito la vita
soltanto dopo che si era esaurita.

Angeli e demoni sono troppo occupati
a farti posto nei grandi fossati
dove si piegano odio e rancore
perché stremati da paura e dolore.

Sono i ricordi che straziano il cielo
di questo abisso che non sta dietro al velo
che avvolgeva in un tempo passato
tutti coloro che non l’hanno scostato.

Ora da qui non ti resta che urlare
con gli occhi atterriti nel ricordare
il freddo gelo dell’empietà
del non amare la Verità

che sempre lacrima
gocce d’Eterno
col solo fine
di spegner l’inferno.
Verità

Chiunque creda di essere l'autore di una verità è in errore perchè la Verità può essere guardata e, a volte, anche compresa, ma mai inventata.
(P.S: valido anche nel caso di questo scritto...)