lunedì 29 novembre 2010

Gelo
Il gelo era sceso improvviso, implacabile come un inverno, e si era fatto guardare, come chi non teme di avere qualcosa da nascondere, perché la natura si nasconde solo quando è a caccia di se stessa.
Il gelo della solitudine tempra l'anima, come il corpo di un torturato indurisce il ferro arroventato che lo penetra, oppure la uccide.
Nessuna luce irradiava dal fuoco che stava consumando il corpo di quella che era stata sua moglie, espressione di un'anima che aveva voluto fosse cremato, e l'urlo di disperazione lo allontanò da un Cielo che non riusciva più a guardare sorridendo.
Uscì piano, trascinandosi all'esterno di quella fornace dove neppure le bestemmie danno sollievo, con la mente appoggiata a ricordi che lo trafiggevano di un calore simile a quello dell'ultimo abbraccio.
Sua moglie se n'era andata nella speranza che lui riuscisse a essere forte, e la speranza di lei era rimasta, per lui, l'unica ragione di vita. 
Una ragione che se n'era andata con la sua vita.
Ricordò che le disse di aprirsi a un uomo, quando lui fosse morto per primo, in quella folle maratona che vede al via tutta l'umanità che vive non guardando la morte negli occhi.
La ricerca della felicità gli parve la cosa più stupida che si potesse fare, in un universo che perseguita la vita.
Si diresse verso l'uscita, tra due file di cipressi scuri in volto, come soldati che non potevano dimenticare di essere in una guerra perenne.
Fissò il sole come a sfidarne i gelidi raggi, e lui si nascose dietro a un cielo del colore di un'arma, poi rivolse lo sguardo a terra e capì che la terra, per riflettere il cielo, doveva sciogliersi per accogliere quella tenerezza in sé.
Camminò tutta la notte, in un paesaggio sempre uguale a se stesso che non sarebbe più cambiato, nemmeno all'arrivo del giorno.


sabato 27 novembre 2010

Microstorie


Verità
Come tutti, o quasi, era convinto che la verità fosse solo una sua opinione personale che, sommata ad altre opinioni individuali analoghe alla sua, si sarebbe trasformata da soggettiva in oggettiva. Una questione di quantità, quindi.

Per lui l'unica qualità che aveva la Verità era la solitudine.


Incertezze certe
Dopo alcuni giorni di riflessione maturò la certezza che la certezza dovesse essere un obbligo determinato dalle difficoltà che ha l'incertezza nel raggiungere la perfezione.

Naturalmente… se l’incertezza potesse raggiungere la perfezione del suo stato diverrebbe una… certezza: 
la certezza dell'incertezza.


Professori e studenti
È altamente improbabile che un professore possa ammettere di avere, tra i suoi studenti, un giovane più intelligente di lui. Questo perché se uno studente si trovasse in quella sfera di consapevolezza non glielo farebbe mai sapere, dato che al professore mancherebbero gli strumenti intellettuali per poterlo accertare e, dunque, accettare.

Pensiero forma
La forma è il contorno di un limite, pensava, dando forma, con questo pensiero, a una limitazione meno gravosa.

Limiti

Comprese che, per aver ragione dei propri limiti, avrebbe dovuto restringerli, prima di superarli.

Orizzonte intellettuale
Il limite è un orizzonte che... più si allarga... e meno panorama si vede.

martedì 23 novembre 2010

La rotondità della luce


C'è un silenzio
che segue
ogni parola
in ciò che
la parola
non può dire
e una parola
che accompagna
ogni silenzio
per quello che
il silenzio
vuole significare
C'è amore
nascosto
in ogni moto d'odio
ed è amore
deluso
e c'è odio
pronto al balzo
in ogni parola
d'amore
Nel muoversi
d'ogni cosa
c'è l'immobilità
della Realtà
che ha generato
la Libertà
di poter decidere
per sé e
per gli altri
In questa libertà
c'è una cella
della quale
la menzogna
non ha la chiave
perché solo
la Verità
può aprirla.

venerdì 12 novembre 2010

Confini

Non è difficile notare che ogni cosa è conseguenza di un'altra cosa che l'ha causata, e con la stessa facilità si può vedere che ogni cosa ha un'altra cosa contraria che le si oppone, e nel mezzo di questa opposizione sta un punto di equilibrio nel quale l'opposizione è conciliata.
La caratteristica che unisce ogni elemento dell'universo è che ognuno di essi ha bisogno di tutti gli altri elementi che confinano con lui i quali, a loro volta, necessitano dei loro confinanti in un estendersi di bisogni che indicano confini. Si deve ammettere che ogni cosa ha dei confini che ne limitano le possibilità di espressione. La somma di tutti questi confini sarà, necessariamente, un confine inimmaginabile, ma sempre limitato.
Quale dovrà essere la causa di questo tutto che confina e che chiamiamo "realtà"?
E con quale altra realtà confinerebbe?


Se è un tutto… significa che non esistono altri "tutto" fuori da lui, perché essendo un tutto necessariamente li comprenderebbe.
Se non possono esistere altre realtà confinanti con lui significa che il tutto deve essere tondo, in modo che la rotondità imponga la ciclicità, la quale non riesce mai a raggiungere l'orizzonte che è il suo limite apparente.
Una rotondità così enorme da non poter essere immaginata.
Una rotondità talmente grande da sembrare lineare.
Una rotondità composta da rotondità sempre più piccole, a loro volta somme di altre rotondità che saranno a loro inferiori.
Un'enorme movimento ciclico composto da movimenti ciclici più piccoli.
Una rotondità che ha un centro privo di estensione uguale ai centri di tutte le altre rotondità che la compongono.
Un centro senza dimensione né forma perché è la Causa di tutte le forme, e mai una causa è identica ai suoi effetti.
Mai una cosa è perfettamente identica a un'altra, anche solo per il fatto di occupare spazi diversi.
Il tutto, esteso durevole e limitato, è l'effetto di un centro non esteso, non durevole e illimitato.
Un centro che, pur essendo matrice del tutto, non partecipa al movimento del tutto perché è il suo Asse immobile.


Un centro senza forma che è immagine riflessa del Principio dal quale nascono tutte le forme.


Ogni riflessione è un capovolgimento di ciò che si riflette, così il centro stesso, pur mantenendo la stessa centralità, è capovolto.
Questo centro, nel quale ogni circonferenza trova origine, è la realtà più piccola immaginabile dell'universo e, essendo capovolto, deve anche essere la più grande.


Non si può dare un nome a ciò che ha, in potenza, tutti i nomi in Sé.
Non si può dare forma a chi ha, in potenza, tutte le forme in Sé.
Non si può dire che il Centro che comprende tutti i centri esista, perché se esistesse sarebbe sottomesso a un limite che il Centro non può avere, perché non ha contrari che gli si oppongano.
Ogni centro non è mai il contrario di una circonferenza, perché la comprende in potenza e ne costituisce la causa.
Mai un effetto può essere il contrario di ciò che l'ha causato.


Il Centro che non è relativo è più che l'essere e più dell'esistere.
È in tutte le cose e tutte le cose sono una sua espressione nella molteplicità, ma lo sono capovolgendone l'unicità dell'essenza.
Per questo capovolgimento esiste il male ed esiste il Bene, esiste l'ingiustizia e la Giustizia, l'odio e l'Amore.
Nel Centro tutte le opposizioni trovano riposo.
Nel Centro si vede il tutto per quello che il tutto è e non è.
Nel Centro si è pronti a riconoscere le ragioni del tutto, e a vedere che queste ragioni sono oltre ogni limite e non hanno confini.
L'Infinito è la ragione d'essere del finito, come la Libertà totale è la ragione d'essere di quella parziale.