martedì 31 maggio 2016

Una lotta contro i nostri limiti

È comune il sentirsi in lotta con la propria malattia, ma a ben considerare la stessa nostra esistenza, caratterizzata dai limiti, può essere vista come la malattia data dal non essere perfetti.
La presenza del limite indica il bisogno di superarlo, perché la possibilità di essere liberi lo esige.
Dunque la presenza di una patologia che dovrebbe essere vinta chiede di essere compresa nelle sue possibili cause, che necessariamente si riflettono affliggendo l'armonia fisica del corpo, ma che hanno la loro ragione d'essere nella sfera di realtà che precede la materia, perché è causa della materia.
È da quella sfera superiore di realtà che la decisione di guarire ha il suo avvio, e in dipendenza della qualità dell'intervento le possibilità di guarigione aumentano o diminuiscono.
Non bisogna dare modo alle paure di offuscare le nostre conoscenze che chiedono di essere ampliate, è necessario mantenere la calma e agire modificando i propri comportamenti, sia quelli alimentari che le intenzioni dalle quali nascono pensieri e azioni.

In fondo, da questa visuale, ogni malattia è un consiglio dato dal Mistero rivolto ad allargare la nostra prospettiva intellettuale, emotiva e volitiva, per questo più che una lotta contro il male dovrebbe essere una lotta contro i nostri limiti.

domenica 29 maggio 2016

L'universalità dell'essere

Il Mistero assoluto è un Mistero d'amore, perché dà a tutti gli esseri la libertà di scelta.
Il Mistero è Intelligenza assoluta che ama i suoi figli al punto di concedere al male la possibilità di essere, piuttosto che privare gli esseri della loro libertà.
Per il Mistero assoluto amore e libertà sono la stessa unica realtà, perché il Mistero, essendo assoluto, è indiviso e unico.
L'Assoluto esprime le proprie infinite possibilità riflettendosi nel relativo, e come ogni riflessione si capovolge nell'immagine riflessa di sé.
La sua unità unica, capovolgendosi, diviene molteplicità delle unicità esistenziali, sempre diverse tra loro perché l'identità è necessariamente relativa e, per questo, due realtà non potranno mai essere assolutamente identiche.
L'Assoluto non è sottomesso all'estensione né alla durata temporale, perché causa di entrambe le condizioni esistenziali, dunque non avendo luogo è in tutti i luoghi, esattamente al centro di ogni cosa.
Da questo centro siamo nati e a questo centro ritorneremo, nel percorso ciclico di una spirale esistenziale che ha, come fine, la Libertà.
Poiché la libertà è stata donata per poter essere compresa e guadagnata, dalla libertà relativa che genera sofferenze è necessario uscire, e per uscirne occorre non averne più bisogno.
Per non averne bisogno è necessario esserle superiori, e per esserlo la consapevolezza dei propri limiti deve essere perfetta così da poterli vincere.
Questo è il fine centrale all'essere che tutti devono raggiungere al centro di sé, dove l'ego lascia posto all'universalità dell'essere perfetto.


sabato 28 maggio 2016

Nulla è più importante...


Nulla è più importante della libertà di poter conoscere cosa occorre essere e fare per poter aiutare chi ha bisogno di attenzioni, perché il dono della vita ricevuto chiede di essere ricambiato con un dono della sua stessa natura.

L'ostacolo che ha l'intelligenza


L'ostacolo più grande che un'intelligenza deve affrontare è quello dato dal credere, perché il credere e il non credere non sono i semi che sviluppano l'albero della conoscenza, ma sono le erbe infestanti che ne ostacolano le possibilità di crescita.

Cosa è l'istruzione scolastica

È quella cosa che declama la cultura nozionistica, sostituendo la comprensione con la memorizzazione. I libri sono presentati come lo strumento di conoscenza indispensabile alla crescita intellettuale dei giovani, e sono libri che trasmettono l'incomprensione degli adulti all'incapacità di comprendere delle nuove generazioni.
È per questo che la cultura parte alla ricerca di significati esistenziali per arenarsi sulla battigia della stupidità, serrando gli occhi a una luce che non si lascia guardare da chi intende essere la cultura un'agevolazione economica per aumentare il proprio inutile prestigio. Infine ogni cultura, tra le innumerevoli esistenti, contraddice le altre diverse culture nate dal sentire emotivo con fini di lucro, nell'incapacità totale di riconoscere le leggi universali che sono la norma dell'esistenza. Culture morali che guardano alle diversità del colore della pelle, e alle possibilità di dissanguare i più deboli, non possono essere accostate alla Verità di un'esistenza che illumina tutti con un unico sole uguale per tutti.
È in quest'ottica che le scuole insegnano a tutti le stesse nozioni, costringendo le intelligenze, attraverso un sentire emotivo comune, all'interpretazione egoistica della vita che vede lo studio come la via migliore per affilare la capacità di taglio della lama dell'egoismo.

Una lama che non sa riflettere la luce.

mercoledì 25 maggio 2016

Troppo immaturi

Si nasce troppo immaturi perché ci sia chiesto il consenso di nascere, e si vive troppo immaturi per confermare quel consenso ma, alla fine, si muore chiedendosi: "Che cosa sarà di me?", nell'unica certezza della nostra vita: quella data dal sapere di essere ancora troppo immaturi.

martedì 24 maggio 2016

Su dubbio e Certezza

La presenza del dubbio indica la possibilità della certezza, la quale dà origine al dubbio quando non è perfetta. Il dubbio, al contrario, non può mai essere perfetto, perché lascia spazio alle modificazioni. La stessa cosa vale per la disarmonia e l'armonia.
L'armonia generale è data dalla combinazione ideale di tutte le disarmonie particolari dalle quali essa è formata.
Così si può dire che l'intero cosmo sia in un relativo equilibrio generale per la somma dei suoi disequilibri particolari, che sono in un perpetuo movimento alla ricerca di equilibri sempre migliori.
Poiché l'equilibrio generale mantiene in vita le possibilità esistenziali si deve dire che esso è un bene per l'esistenza, allo stesso modo della Certezza che esclude il dubbio, come l'armonia esclude la stonatura.
La Certezza assoluta è raggiunta da chi è stato illuminato dal Cielo che ha concesso l'apertura della vista interna che dà accesso all'Intelligenza universale, immediata e non mediata dalla mente, sui princìpi universali che modulano la manifestazione dell'esistenza, e con quella immediatezza conoscitiva l'essere che è diventato spiritualmente consapevole entra nella sfera del conoscere privo del dubbio, lo stesso che è accusato dal resto dell'umanità, quella che non ha accesso alla conoscenza intuitiva universale per carenza di qualificazioni interiori, che è accusato, dicevo, di essere il segno distintivo di una boriosa stupidità.
È per questa ragione che gran parte dei sapienti tacciono e Gesù fu inchiodato alla croce.
In realtà i sapienti tacciono perché sanno che la Verità agisce senza mai arrestarsi anche senza di essi, e i pochi che comunicano quello che si presta a essere comunicato a parole... sanno che il loro sapere scivolerà sulla stragrande maggioranza delle inconsapevoli intelligenze, non lasciando alcuna traccia. Nonostante questo dicono cose che potrebbero aiutare i pochi in grado di intuirne l'importanza.

La Certezza, dice un detto dei maestri Sufi, è come l'infinità interna del Mistero assoluto la quale non può esaurirLo.

sabato 21 maggio 2016

Cosa c'è di meglio?

Cosa di meglio si poteva aspettare, la mia generazione sessantottina, di una battaglia contro i disvalori fascisti criminali che, nel dopo guerra, ancora imperavano nei capi famiglia e nello Stato di polizia?
Niente supera il piacere dato dal lottare contro le ingiustizie e gli infami che le attuano per arricchirsi rubando, è stato un onore mettersi contro una religione come quella cattolica, degradata al punto di non ritorno dove è ammesso lo stupro di innocenti bambini, anche disabili. Preti che acclamano il Padre eterno con un tifo da stadio, dicendo che il Padre è così misericordioso da perdonare tutti tranne Giuda il traditore, quando si sa che la pietra angolare della Chiesa cattolica è San Pietro che tradì tre volte Gesù.
Giuda si impiccò per il rimorso, e San Pietro morì martire. Non c'è differenza tra i due nell'essersi pentiti, eppure i preti dicono che Giuda è l'unico ospite dell'inferno, dannato per l'eternità, mentre san Pietro fa il portinaio al cancello del paradiso. 
Cosa c'è di meglio di una lotta contro questa gentaglia che crede nello stesso modo dei bambini, chiamando quel credere "FEDE"?
La mia generazione è stata delusa dai risultati del suo aver lottato?
Certo che sì, ma che conta nelle azioni è l'intenzione, non i risultati che sono il frutto delle contaminazioni esterne.
Vero è che molti di noi erano ipocriti, ma la nostra violenza era contro la violenza, e ha il diritto di chiamarsi legittima difesa.
I comunisti come mio padre non erano diversi dai fascisti: picchiavano i bambini e li azzittivano dicendo che il diritto di parola lo si poteva guadagnare solo se si fosse appartenuti a una catena di montaggio, perché è l'avvitare bulloni che sviluppa l'intelligenza.
Cosa c'è di meglio che lottare contro un fascismo e un razzismo entrato tanto in profondità negli animi delle persone abbiette e stupide... da essere scambiato per il diritto di imporsi all'innocenza?
L'oggi è il risultato di uno ieri a causa della cattiveria e dell'egoismo dei molti, non della generosità dei pochi che hanno lottato per essere liberi in un mondo di schiavi che leccano il culo dei potenti.
Io dentro di me sono libero e felice, perché non ho mai smesso di lottare contro il male, anche se so che sarebbe preferibile amare il bene che odiare il male.

Però qualcosa di meglio ci sarebbe, ed è nel comprendere la nostra natura, con le sue estese limitazioni, nella nuova lotta da attuare, finalmente contro tutto ciò che ci tiene legati al mondo della lotta per la libertà... che deve esserci se esistono le costrizioni che la negano.

sabato 14 maggio 2016

I valori del Cielo


La gerarchia di valori rappresentativi delle intenzioni del Cielo la si vede nella felicità data dal soccorrere i bisognosi, e dal gelo interiore, determinato dall'egoismo, che si vive quando li si respinge.

L'omosessualità considerata metafisicamente

La realtà relativa contiene tutto ciò che è suscettibile di essere manifestato, ed esclude dal manifestarsi solo le cose che non potrebbero vivere in conformità alle esigenze che ha il piano di realtà considerato. Dunque l'insieme delle possibilità date dal piano sul quale noi viviamo non possono escludere l'omosessualità come la bisessualità. Queste sono condizioni giudicate maligne dalla morale imperante che utilizza una chiave interpretativa della realtà che si basa sulla capacità riproduttiva della specie come se essa fosse il valore più importante dell'amarsi.
Il valore assegnabile a ogni realtà particolare cambia in dipendenza della visuale, che corrisponde a una chiave interpretativa, adottata. Sarebbe insensato pretendere che tutte le possibili chiavi di interpretazione debbano essere sottomesse a quella unica della sopravvivenza della specie, perché ci sono valori che superano, in qualità, la continuazione della sopravvivenza: il primo di questi valori è precisamente l'amore per il quale un essere può decidere di sacrificare la propria vita per salvare quella di un altro essere.
Da questa visuale superiore data dall'amarsi l'omosessualità non può essere esclusa, tanto più che l'amare un essere dello stesso genere sessuale corrisponde al sacrificare la propria normale convivenza col resto del mondo.
Amare implica il sacrificare se stessi, volontariamente e con ardore, e chi vorrebbe privare del diritto di amare e di vivere con chi si ama non può dire di essere capace di amare, né di sapere cosa l'amore sia al di fuori del fatto egoistico del mantenere in vita una specie - in questo caso quella umana - che assegna al sacrificio d'amore la più elevata importanza.

In fondo è una questione morale quella che nega il diritto di amare chi si ama, nei casi in cui si amasse un essere dello stesso genere sessuale, e la morale non è un valore universale, perché morali diverse si negano vicendevolmente, a differenza dei princìpi universali i quali, non essendo intaccati dalle diverse culture e dalle diverse sensibilità emotive... rimangono inalterati nel loro assegnare il giusto valore dato dalla libertà di amarsi.

lunedì 9 maggio 2016

domenica 8 maggio 2016

Il rinunciare ad amare

Una natura dove per sopravvivere ci si mangia a vicenda non può essere perfetta, e non lo è perché tutta la realtà manifestata esiste per perfezionarsi. L'equilibrio generale e relativo di ogni insieme è dato dalla somma dei disequilibri particolari dai quali l'insieme è composto, così per migliorare il generale occorre migliorare i suoi componenti particolari. Chi vive nella natura ha quindi il dovere di migliorarsi contribuendo a migliorare l'insieme. Dunque se si può, e molto spesso questo è possibile, si deve evitare di mangiarsi a vicenda e cibandosi di frutta e verdure bisogna astenersi dal creare condizioni che siano mortali per i vegetali che ci danno il nutrimento.

I fascisti, quelli comunisti compresi insieme a tutti quelli che si sentono dei Re, che impostano il loro credo sulla convinzione che sia inevitabile sopraffare il prossimo, si meritano di essere ciò che sono, dovendo così rinunciare a tutte le possibilità che l'amare offre.

giovedì 5 maggio 2016

L'ordinamento gerarchico universale

Le leggi universalmente applicabili, chiamate princìpi universali, hanno le loro ragioni d'essere che non sono discutibili.

La legge universale, quella che impone a tutto l'esistente la necessità che i suoi componenti siano ognuno diverso dall'altro, è data dal fatto che due realtà per essere identiche dovrebbero essere assolutamente identiche, ma poiché l'Assoluto è unicità nella propria unità indivisa, nessuna realtà relativa potrebbe essere composta da realtà che siano assolute. Questa è la indiscutibile ragione per la quale nulla si ripete in modo identico a qualcosa d'altro. Nessun effetto potrebbe contenere la propria causa, né modificarla, perché nessun contenuto può comprendere interamente ciò dal quale esso è contenuto, perché il meno non può contenere il più, il basso non può contenere l'alto e l'esteriore non può contenere l'interiore. Quello da me esposto è fondamento dell'ordine gerarchico universale, la cui conoscenza è necessaria per poter ordinare, attraverso la luce interiore data dall'intelligenza a carattere universale, il disordine esteriore nel quale l'esistenza esprime le proprie possibilità d'essere.

lunedì 2 maggio 2016

Il muro

Ogni cosa nella vita aumenta le possibilità di migliorare la comprensione delle ragioni che la realtà ha di essere, e anche quando non si è inclini a chiedersi il perché dell'esistenza... l'esserci impila mattoni di conoscenza su mattoni, e senza neppure accorgersi ci si ritrova sepolti sotto il crollo dei propri pregiudizi, o in cima a un muro dal quale si vede un orizzonte più vasto.

La trappola esistenziale

In Oriente conoscono così bene i difetti dell'essere umano che con quella conoscenza i negozianti all'aperto catturano le scimmie che li derubano, e lo fanno mettendo in vista un pesante vaso di vetro, dal collo stretto, che riempiono di biscotti. La scimmia vi infila dentro la mano che stringe una manciata di biscotti, e non volendo lasciarli andare resta imprigionata perché la mano piena non esce più dal collo stretto. 

Non so cosa i negozianti facciano poi alle scimmie in quel modo catturate, ma sono certo che la vita disponga di molta fantasia nel punire gli esseri umani che le rubano i biscotti... 

domenica 1 maggio 2016

Sulla razionalità

La ragione che si avvale della logica razionale non garantisce una sintesi, ottenuta attraverso l'analisi, che sia veritiera. Non la assicura perché per poterlo fare dovrebbe procedere da princìpi certi i quali, per esserlo, dovrebbero essere a carattere universale, dunque validi quando applicati all'intera manifestazione della realtà relativa, sia nella sua totalità che nelle sue particolarità.
La logica, procedendo da assunti errati, conduce necessariamente a una sintesi errata, anche nel rispetto del principio di non contraddizione, perché il non contraddire una falsità non assicura la verità.
Chi dicesse, per esempio, che la Verità assoluta non esista si troverebbe in una contraddizione irriducibile, perché per essere assolutamente vera quella affermazione dovrebbe essere a propria volta assoluta. Ne consegue che un’affermazione che determini una contraddizione nei confronti dell’assunto di partenza nega quell’assunto dimostrandone la falsità.
Da una visuale superiore, però, si deve dire che la Verità assoluta, non essendo relativa deve essere superiore a tutta la manifestazione della realtà relativa e quest’ultima non potrebbe contenerla, perché il meno non può contenere il più. Ma anche il dire che la Verità assoluta sia superiore a quella data dalla somma di realtà relative e limitate costituirebbe un errore di principio, perché superiore ed inferiore dovrebbero trovarsi, per essere confrontati, sullo stesso piano di realtà relativa. Significa che l’Assoluto non può essere confrontato col relativo. In realtà la Verità assoluta non è all’interno dell’esistenza, perché essa è causa dell’esistenza e anche all’interno dell’esistenza nessuna causa può trovarsi all’interno degli effetti da essa generati, né quegli effetti potrebbero modificare la causa che li ha determinati.
La Realtà assoluta, che è assimilabile alla Verità assoluta, perché Assoluto significa indiviso e unico, è l’unica a essere realmente vera essendo priva di limiti, mentre la manifestazione della realtà relativa è data dall’insieme di realtà limitate la cui somma non potrebbe dare che una realtà generale altrettanto limitata, la quale non è comparabile con la Realtà assoluta.
Dunque chi affermasse che la Verità assoluta non esista… negherebbe l’Assoluto facendolo da una realtà da considerarsi negativa nei confronti della Realtà priva di limiti. La conseguenza è che una negazione fatta dall’interno di un’altra negazione costituisce la migliore affermazione possibile, perché la negazione di una negazione è affermativa.

Chi negasse la Verità assoluta, di conseguenza, l’affermerebbe.

La razionalità


La razionalità è il processo del pensiero attraverso il quale la ragione si dà torto.