venerdì 25 dicembre 2015

Definizioni: Umanità...

Dalla mia wikipedia personale: Umanità: termine dalle innumerevoli valenze negative al punto che nessun umano ha mai creduto fosse opportuno dichiarare di esserlo sul proprio curriculum vitae...

Simile alle frane

L'uomo ha un'idea della bontà che è simile alle frane: accadono raramente, ma si fanno sentire... 

lunedì 21 dicembre 2015

L'esiguità della propria intelligenza

Chi crede al caso pensa che tutto abbia avuto origine casualmente, e in seguito abbia poi trovato casualmente un ordine nel quale eventi casuali si sono trasformati in cause, che hanno generato effetti i quali sono diventati cause di altri effetti. In mezzo a tutto questo, però, secondo costoro il caso ha continuato a rappresentare la ragione sufficiente d'essere di tutti gli avvenimenti dell'universo.
Dunque, sempre secondo costoro, una conseguenza del caso avrebbe superato la sua stessa causa e si sarebbe imposta a essa, dominando il caso che, però, insiste a disordinare il tutto il quale, a volte, si riordina da sé attraverso delle leggi.
Eppure è facile accorgersi come ogni causa sia necessariamente superiore agli effetti che genera, effetti che non sono in grado di modificare in alcun modo la propria causa, la quale è ragione d'essere dei propri effetti in una catena ininterrotta di cause e di effetti.
Nell'intero universo il caso esclude ogni possibile legge, così come anche una sola legge escluderebbe il caso.

Così è lecito dire che non sia un caso che chi individui nel caso le ragioni della propria intelligenza... si guadagni l'esiguità della propria intelligenza.

Non essere intelligenti

Chi crede sia il caso a essere la legge che governa il tutto non sa che il caso è la negazione di qualsiasi legge, e la sua ridottissima intelligenza non si accorge che, se si è posta il problema di quali leggi possano ordinare o disordinare la realtà, lo ha fatto in conseguenza della necessità di chiedersi quale sia la causa... in un universo di cause e di loro effetti. Il caso è l'assenza di princìpi, e dunque di cause e dei loro effetti, e il non arrivare a capirlo equivale a non essere intelligenti.

venerdì 18 dicembre 2015

Come mai?

Chiunque sa che per usare la logica è necessario conoscere e rispettare il principio di "non contraddizione".
Per risolvere un calcolo occorre conoscere i princìpi della matematica.
Come mai nessuno si chiede quali siano i princìpi applicabili universalmente all'esistenza, e tutti o quasi si accontentano di formulare ipotesi in sostituzione?

domenica 13 dicembre 2015

La prima volta che son morto mi ha quasi ucciso

Se io potessi parlare di me mi chiederei come cazzo fa, uno che da ragazzino spacciava marijuana a Quarto Oggiaro, la Scampia del nord, sia finito con lo scrivere di metafisica. Uno cacciato dalle poche scuole frequentate saltuariamente, privo di cultura, sempre stonato di fumo che viaggiava in camion-stop prestando attenzione soltanto alle eventuali piante d'erba, incontrate raramente in paesi dall'altra parte del pianeta, come possa uno così, stavo arrivando a dire, trattare della conoscenza universale metafisica che è chiamata, dai saggi antichi, scienza sacra.
Se io potessi difendermi direi che ne scrivo come uno che, vedendo con chiarezza un panorama, ne descriva i contorni senza esserselo inventato.
Io non ipotizzo più, e ho perso la libertà di farmi delle idee sul panorama che, vedendolo direttamente attraverso l'intuire di ordine universale, non posso sostituire con un altro inventato da me. 
Sarebbe ridicolo il farlo.

La tegola che mi è caduta in testa dal Cielo ha messo ordine nel mio disordine, e mi guarda aspettandosi che io diventi come il conoscere che vedo e so che, per farlo come il Cielo si aspetta da me, dovrei morire una seconda volta, e la prima mi ha quasi ucciso...

venerdì 11 dicembre 2015

Incomunicabile

Scrivo da otto o nove anni, raccontini, butto giù pensieri, considerazioni su aspetti della realtà da chiarire, e frammenti della conoscenza metafisica alla quale ho immeritato accesso, ma lo faccio senza l'illusione che serva a qualcuno, perché so che comunicare le verità che si conoscono è, il più delle volte, inutile. Lo so dal tempo che ho iniziato a scrivere, dando seguito a un'inclinazione personale che mi ha accompagnato fin da bambino, e alla quale smisi di prestare attenzione appena abbandonata la scuola. Molti pensano io sia colto, ma non è così, perché la conoscenza della lingua è analoga alla musicalità interiore che fa cantare bene oppure male. È un dono innato, una sorta di vocazione che, prima o dopo, si presenta quasi fosse, ma non lo è, una necessità.
Si possono comunicare pensieri e valori, ma solo per dire che li si ha, non per trasmetterli ad altri i quali hanno tutto il diritto di essere autonomi nelle loro scelte di conoscenza e di vita.
È il Mistero che si riflette al centro di ogni essere che lo esige, perché esso è un Mistero senza limiti e inconoscibile; senza limiti significa libertà infinita che non può contraddirsi e che per questo ci lascia liberi, impedendoci di convincere altri che il nostro diritto alla libertà di conoscere sia superiore al loro.
Per questo è possibile trasmettere solo le falsità che saranno scoperte, ma non le verità certe la cui essenza è stata, è e resterà incomunicabile.

giovedì 10 dicembre 2015

Legge di natura

La natura stabilisce leggi adatte alla sopravvivenza dell'insieme, leggi che non sono discutibili sul piano morale e sentimentale che la natura non ha. Eppure l'uomo, con la sua possibilità di migliorare le cose, è parte della stessa natura, dunque essendone parte io scelgo di agire per eliminare, se posso, il pericolo di un male imminente.
La natura dispiega se stessa in un ventaglio di possibilità che stanno tra il meno naturale e il più naturale, e vicino al più c'è il petrolio quando sta negli alveoli che lo contengono sottoterra, ma vicino al meno sta lo stesso petrolio quando dalla stessa natura, o dall'uomo, è riversato in un prato.

Quando si è parte della natura, come l'essere umano è, si rende necessario il dover scegliere se stare vicino al suo meno o al suo più.

mercoledì 9 dicembre 2015

Lo stesso Amore che vi ha legati ai vostri cari amati

È un universo che affida la propria sopravvivenza al fine che si è dato, che è quello della conquista della Libertà attraverso lo sperimentare quali sono i pericoli nascosti nell'aver usato male il proprio essere liberi di scegliere anche di stare dalla parte del male. A questo fine l'universo si mantiene in equilibrio attraverso il movimento ciclico generato dalle opposizioni nate dall'unità, che rispecchia l'Unità del Mistero assoluto. In questo muoversi del tutto nessun cerchio potrebbe chiudersi, e prosegue la sua corsa seguendo la spirale data dalla ciclicità imposta dal movimento continuo che concede di vivere. Così è anche per la nostra esistenza, nella quale ogni componente del nostro essere con la morte cambia stato secondo la propria natura: il corpo ritorna polvere e la mente si scorda la vita vissuta, mentre la nostra centralità spirituale che ha animato l'intelligenza, la mente, le emozioni la volontà e pure l'organismo... questa centralità eterna ritorna nell'embrione di potenzialità che è prima di ritornare alla vita in un altro essere, che non sarà più umano perché l'Infinito non ha nessuna necessità di ripetere gli stati già vissuti. Indefiniti saranno i cicli vitali che attraverseremo ancora non essendo più quello che siamo stati, e li vivremo senza avere memoria delle esistenze passate. Saremo sempre persone che sanno di essere un "io" come è quello che sentiamo di essere ora, ma non saremo più noi stessi. Saremo l'espressione della stessa centralità, identica per tutti i diversi, che dà a ognuno la possibilità di conoscere e perfezionarsi attraverso il vivere e la libertà di scegliere chi essere. Il legame di amore che ci ha unito con le persone care sarà il filo che ci congiungerà a coloro che abbiamo amato e che ci hanno amati, ed è per questo che dico alle persone che hanno perso un loro caro:— Non disperate, lo ritroverete anche se sarete esseri diversi e senza la memoria di ciò che è stato, sarà in una dimensione diversa da questa, chissà quando e chissà dove, ma sapendo il perché, a causa del fatto che l'intero universo è intessuto dello stesso Amore che vi ha legati ai vostri cari amati—

E la nostra libertà sarà sacra

L'universo è necessariamente indefinito, il che significa che ha avuto un inizio e ha il suo estremo limite irraggiungibile come un orizzonte che fugge.
Universo che è la manifestazione tangibile dell'Infinito privo di limiti perché senza origine.
L'Infinito non ha direzione e il suo orientamento è la centralità di ogni realtà che determina. Non ha necessità di ripetersi, ed è per questo che anche in natura ogni cosa è diversa da ogni altra.
Anche il nostro esistere così come siamo non si ripeterà, e la nostra esistenza resterà unica, ma la centralità dell'Infinito che è in noi... quella rivivrà in un altro essere diverso da noi che, però, si sentirà lo stesso io che sappiamo di essere noi.
Lo stesso io che si sentono tutti gli esseri, perché esso è la manifestazione del sé centrale, interiore e spirituale, che si esprime nella nostra unicità.
Rinascerà in altre forme diverse dal composto umano che siamo attualmente, perché l'Infinito non si ripete mai, e lo farà fino a quando non riusciremo a essere identici e sovrapponibili al Mistero infinito ed eterno di cui siamo la limitata espressione.
Solo così saremo liberi da ogni costrizione, e la nostra libertà sarà sacra.

I volti diversi dell'umiltà

L'intelligenza è spesso accusata di essere boriosa, mentre la falsità ipocrita è sovente vista come espressione di umiltà. C'è un'unica umiltà di pregio, ed è quella dei santi che nascondono la propria elevazione spirituale per mostrare difetti inesistenti, ed è attuata da chi non vuole mortificare chi dalla santità è lontano. Le altre diverse umiltà sono perlopiù delle falsificazioni tese a rendersi simpatici, o credibili.
Se Gesù, che era Verità, fosse stato umile avrebbe corrotto la Verità che doveva rappresentare e non l'ha fatto. Per questo è stato inchiodato a una croce, con una corona di spine in testa e una scritta che lo irrideva dicendo che fosse il Re dei giudei.

mercoledì 2 dicembre 2015

Una pietra sporca di cattiveria

La sfera di realtà sottile detta psichica è regno della mente e delle emozioni, ed è quella che viene chiamata anima, da non confondersi con lo spirito che nel suo essere assoluto e inconoscibile si riflette nel relativo con la presenza dell'intelligenza universale, che è causa di quelle individuali. La volontà è il modo che l'intelligenza insieme al sentimento ha per attuare il proprio agire, che procede dalle intenzioni che l'individuo si dà per raggiungere i fini che si è prefissato di dover maturare. Ognuno ha in sé, in differenti proporzioni, sia il grado della propria intelligenza che l'intensità dei sentimenti e la forza di volontà, e in dipendenza della qualità di ognuna di queste dimensioni dell'essere una persona sarà più incline all'una o all'altra di queste qualità. L'ideale sarebbe che intelligenza sentimento e volontà siano tra loro in un rapporto armonico senza che una di esse prevalga in modo esagerato sulle altre, perché l'intelligenza da sola genera crimini, quando è supportata dalla volontà ma è priva del sentimento, mentre quest'ultimo senza l'intelligenza è incline alla commozione che cambia di continuo, senza avere alcun punto fisso di riferimento che sia intellettivo, e se la volontà sostenesse una sentimentalità fuori controllo perché priva di princìpi fissi, si avrebbero i campi di sterminio, il razzismo e l'odio per il diverso.
Gli antichi maestri chiamavano "cuore" la centralità dell'essere nella quale intelligenza sentimento e volontà trovano armonia e comune accordo. 
Il detto "vai dove ti porta il cuore" è piaciuto ai nazisti che fuori dai loro campi di sterminio avevano appesa la scritta: "Il lavoro rende liberi" e facevano lavorare gratis i loro prigionieri prima di sterminarli.
È piaciuta ai comunisti dei gulag, dove erano internati i religiosi e i dissidenti politici, è piaciuta ai mafiosi che nei loro covi hanno una cappelletta riservata alla Madonna che immaginano sia santa come la loro mamma e sorella, e ai politici che rubano e ingrassano nutrendosi del sangue cavato al popolo del quale hanno estorto il voto, oppure l'hanno comprato per disperazione o imbroglio. Piace ai preti che si arricchiscono sul sacrificio dei pochi tra loro che sono veri preti. Infine piace a tutti coloro che al posto del cuore hanno una pietra sporca di cattiveria.

Più antica del tempo

Ci sono leggi normative di tutta la realtà relativa manifestata chiamate "princìpi universali", perché applicabili a tutte le realtà, grandi o piccole, che compongono l'universo. Sono leggi fisse nei confronti della realtà che ruota loro attorno, e modulano questo ruotare attraverso una ciclicità spiraleggiante e non ripetitiva. I pianeti ruotano attorno alle stelle che sembrano fisse nei confronti dei pianeti, ma in realtà esse si muovono a loro volta attorno al centro della galassia di riferimento, così che il ruotare planetario rivela di essere una spirale. Nessun cerchio potrebbe chiudersi in un universo nel quale tutto è in perenne movimento e vibrazione. La conoscenza di questi princìpi universali pone le basi stabili per un corretto utilizzo della logica. Quella dei princìpi è una conoscenza sintetica e immediata, non di carattere culturale, e chi non la possiede è costretto a vagare nel buio delle ipotesi.
Qualità e quantità sono due di questi princìpi, e la legge che impone al tutto di muoversi è un altro di questi princìpi che non possono mutare a propria volta. Conoscere i princìpi e la loro disposizione gerarchica nei confronti del principio primo, in funzione del loro grado di prossimità allo stesso, equivale a conoscere le leggi del calcolo della matematica, senza la cui conoscenza non sarebbe possibile risolvere i problemi dati dal vivere. Le rare persone che hanno la consapevolezza assoluta dei princìpi universali sono detti iniziati ai misteri dello spirito e raccolgono i frutti della loro vista interiore nella dottrina universale e unica chiamata metafisica.
Eraclito, Pitagora, Socrate, Platone, Aristotele, Lao Tze, Maister Eckart, Adi Shankara, Ib'n Arabi, Rumi, Dante Alighieri, Matgioi, René Guénon, Ananda Coomaraswamy, Frithjof Shuon sono stati maestri dello spirito, ma nessuno di essi ha mai inventato nulla delle Verità viste direttamente e senza la mediazione della mente, perché la Verità è più antica del tempo ed è sua causa. L'accesso che essi hanno avuto alla verità dei princìpi era lo stesso per tutti, e ognuno ha visto le conseguenze della stessa, perché unica, Verità.

Sul destino e sulla libertà

Sono in molti a credere che il destino di ognuno sia già stato scritto e che, di conseguenza, tutti vivano come l'orso meccanico delle giostre, al quale si spara per farlo impennare dal dolore mentre lui va e viene per un percorso obbligato dalla catena che lo trascina per le caviglie, senza avere speranze diverse da quella di chi si affida alla scarsa mira di chi gli spara esultando per il dolore provocato.
Questo credere annulla la libertà che abbiamo di scegliere, e solleva dalla responsabilità di capire chi si è e perché si è così e non in un altro modo. È un credere che azzera le responsabilità individuali e collettive, e che assegna ogni falso merito e ogni falsa colpa al Dio che ci illude di essere vivi e reali.
Ovviamente il destino è l'altra faccia della libertà, ma che destino sarebbe se la libertà fosse illusoria?
Non sarebbe più possibile chiamarlo destino, e il termine meccanismo parrebbe più logico e aderente alle esigenze di questa fantasiosa ipotesi; un meccanismo analogo a quello di un orologio i cui ingranaggi ruotassero intorno alla gelida e ferma ruota centrale che l'orologio chiama Dio.
La Realtà assoluta alla quale si è dato il nome di Dio è causa anche del tempo, dunque essendone causa le è anche esterna e superiore, nel suo dimorare nell'istante privo di durata dove il tutto è contemporaneamente presente, ma questo non significa che il conoscere divino che è al di là del tempo obblighi il futuro, ma indica solo che il divino conosca tutte le possibilità implicite al nostro essere liberi. Possibilità che tocca a noi scegliere di mettere in atto.
Il destino è come il vento per un marinaio, e il libero arbitrio sono le vele che il marinaio manovra. Dio conosce vento e vele, nave e marinaio ed esso è il porto di approdo, e conosce tutte le possibili posizioni che le vele possono avere, ma chi muove quelle vele è la nostra intelligenza libera da ogni costrizione.
Dio può tutto, ma non contraddirsi, ed esso è Libertà assoluta che non può negare le libertà individuali e collettive di poter sbagliare facendo del male.
Chi pensa che l'universo sia il perfido gioco di un Dio annoiato, che spara all'orso per farlo urlare di dolore, pensando in questo modo non può fare altro che urlare di dolore.