domenica 13 dicembre 2015

La prima volta che son morto mi ha quasi ucciso

Se io potessi parlare di me mi chiederei come cazzo fa, uno che da ragazzino spacciava marijuana a Quarto Oggiaro, la Scampia del nord, sia finito con lo scrivere di metafisica. Uno cacciato dalle poche scuole frequentate saltuariamente, privo di cultura, sempre stonato di fumo che viaggiava in camion-stop prestando attenzione soltanto alle eventuali piante d'erba, incontrate raramente in paesi dall'altra parte del pianeta, come possa uno così, stavo arrivando a dire, trattare della conoscenza universale metafisica che è chiamata, dai saggi antichi, scienza sacra.
Se io potessi difendermi direi che ne scrivo come uno che, vedendo con chiarezza un panorama, ne descriva i contorni senza esserselo inventato.
Io non ipotizzo più, e ho perso la libertà di farmi delle idee sul panorama che, vedendolo direttamente attraverso l'intuire di ordine universale, non posso sostituire con un altro inventato da me. 
Sarebbe ridicolo il farlo.

La tegola che mi è caduta in testa dal Cielo ha messo ordine nel mio disordine, e mi guarda aspettandosi che io diventi come il conoscere che vedo e so che, per farlo come il Cielo si aspetta da me, dovrei morire una seconda volta, e la prima mi ha quasi ucciso...

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