mercoledì 27 novembre 2013

L'attenzione

Il non voler sapere indica debolezza. La verità è sotto agli occhi di tutti, ma ognuno vede ciò che vuole e può vedere in relazione alla qualità della propria intelligenza, alla forza interiore e al proprio coraggio.

Il valore

La cosa più bella del sognare è accorgersi che è stato un sogno, perché sempre la consapevolezza della verità supera il desiderio.


lunedì 25 novembre 2013

Sulla decisione di essere felici

La felicità non può essere nemmeno una decisione, perché essa è uno stato d'animo, e nessuno stato dell'animo può essere deciso a priori. Ma da quali ragioni la felicità prende consistenza e forma? Quale è la condizione indispensabile perché essa sia la sua conseguenza emotiva? Che cosa può far sentire un essere felice? Forse l'aver deciso di essere felice? Potrebbe essere, la felicità, un oggetto di conquista appeso a un ben oliato albero della cuccagna? O forse è il frutto della ricchezza conseguita a testa bassa, perché scelta come fine della propria esistenza? Potrebbe essere la logica conseguenza di aver deciso di avere la tavernetta piena di puttanelle pronte a tutto per farti felice? C'è solo una condizione indispensabile per essere davvero felici, e non è certo quella che causa l'infelicità altrui. Quando si decidesse di essere felici occorrerebbe farlo nel rispetto delle felicità altrui, perché la felicità non può limitarsi a essere individuale. Che felicità sarebbe quella di chi gioisce in mezzo alle sofferenze delle altre persone? Si potrebbe esserlo in seguito alla decisione di fregarsene, e di pensare esclusivamente a sé? Per essere felicità non deve avere ombre che ne oscurino le intenzioni, né deve procurarne ad altri. Quale è quella realtà di un essere che dà la felicità interiore capace di esprimersi non nel salterellare gioiosi, come si fosse dei pazzi insensibili al dolore altrui? Quella realtà è la perfetta consapevolezza di cosa sia la verità che motiva l'esistenza, e delle sue ragioni che sono motivo di tanta sofferenza inflitta alle persone che vedono, nella possibilità di raggiungere la libertà, l'unico obiettivo per il quale abbia senso il dover soffrire. Ma cosa rende liberi dalle costrizioni che la vita impone? Rende liberi la decisione di dedicare la propria vita alla consapevolezza di sé e dei bisogni altrui, perché non si può essere felici in mezzo alla sofferenza… se non curando quella sofferenza. Solo in questo si può decidere di essere felici, ma deciderlo non basta, perché la consapevolezza non si può decidere di averla, né è possibile acquistarla. 
Ma cosa può dare consapevolezza? 
Essa è la conseguenza della fatica di vivere le verità che si conoscono in modo certo, ma quale certezza può esserci nel perseguire i propri interessi, diversa dalla certezza di fare solo il proprio interesse? 
Questa certezza è pregiata e aderente alle verità superiori solo quando il proprio interesse è quello di agire per l'interesse altrui. Questa è la chiave d'oro che apre le serrature di tutte le porte chiuse che ostacolano la realizzazione della libertà. 
È attraverso il sacrificio di sé, operato dall'unità dell'Assoluto che si è capovolto nella riflessione di Sé, irradiandosi nella molteplicità, che l'universo ha preso forma, ed è nella replica di quello stesso sacrificio che sta l'unica possibilità di dare felicità a tutto ciò che appartiene al regno dell'ombra e del dolore causati dall'essere. 
Si è perché il buio si è sacrificato lasciandosi illuminare dalla luce che ha, nella sua possibilità di essere, anche la conseguenza di dar forma alle ombre dove è nascosto il male dato dalla non comprensione della Verità, che è rifiuto della luce. 
È questo male che occorre vincere per essere felici, e lo si può vincere solo attraverso la conoscenza perfetta della Verità. 
L'intelligenza che ambisce al conoscere ha la stessa natura della luce, e la stessa generosità che ha il buio primigenio che si è sacrificato per favorire l'ordine e l'armonia dati dalla consapevolezza delle ragioni dell'esistenza e di Ciò che all'esistenza è superiore. 
È nell'ordine e nell'armonia di quest'ordine che non esclude nessuno, che attende la vera felicità. 
La felicità è la conseguenza di una decisione soltanto quando questa decisione scaturisce dal coraggio di un volere sacrificare la propria felicità per il bene di tutti. 

Ecco quale è l'unica decisione che conduce a essere felici.

domenica 24 novembre 2013

Impietoso e paziente

Un'altra giornata è andata a rannicchiarsi nella mia memoria, accumulando pensieri e sensazioni sulla catasta che brucerà con me, alla fine del mio tempo. Non ci sarà un'arpa ad attendermi, nel non luogo dove l'embrione, che è stato un essere umano, sognerà nell'istante eterno al di sopra del tempo. Lì tutto accade in un attimo, e ciò che è possibile si attuerà, perché nel Mistero non c'è un prima e un dopo. Il perenne ruotare dei cicli cosmici non sentirà la mia mancanza, perché il Centro che è in me, come io sono in lui è assoluto, e non aspetta tempi migliori. Non so se nascerò ancora, come un nuovo individuo piangente di qualche specie sconosciuta, che pullula su una sfera che corteggia la sua stella senza annoiarsi. Non so nulla di cosa potrà accadere al centro del quale sono una delle sue tante forme che devono imparare cosa si guadagna perdendo, ma sono certo che questo sentirmi individuo mi accompagnerà ancora a lungo, nella ricerca della mia perfezione. Non sarò più quello che sono ora, perché nulla nell'universo si ripete, ma il nuovo non mi spaventa più del vecchio, perché il vecchio, allo stesso modo del nuovo, è una conseguenza dell'amore col quale il Mistero ci circonda, impietoso e severo come un padre, paziente e tenace come una madre. Giusto come è la Verità, vasto come la Libertà.

Una importante qualità dell'intelligenza

Una delle qualità pregiate dell'intelligenza è la curiosità che la spinge all'indagine di ciò che ancora non conosce, perché ciò che è misterioso l'attrae più del conosciuto. Una intelligenza viva sospetta sempre che il conosciuto possa essere intriso di errori, mentre ciò che è misterioso contiene soltanto gli errori fatti da chi quel mistero non riesce a comprendere.

sabato 23 novembre 2013

Amicizie indiscutibili

Ci sono dei pregi, nella solitudine, impareggiabili. Si fa quel che si vuole senza dover rendere conto a nessuno, a parte la propria coscienza. Per questo nessuno è veramente solo; ognuno ha il miglior amico stronzo che avrebbe mai potuto sognare di avere. 
Stronzo per la parte cattiva di ognuno, s'intende...

La paura della solitudine

La solitudine suscita paure, ma chi non le avrebbe sapendo di essere un puntino al centro di un universo che ha tutte le apparenze di essere ostile? Eppure l'universo intero nasce da un puntino, lo stesso per il quale è nato ogni essere e ogni realtà, che si manifestano circondati da un'oscurità temuta e associata alla malvagità, sempre in agguato nello stesso buio di cui è parte attiva. Il primo e unico vero Buio, però, non è un nemico della luce, perché la contiene in principio e dalla luce si è lasciato generosamente illuminare, al fine di trovare il proprio ordine armonico anche nelle sue possibilità di manifestazione, perché la Perfezione dell'invisibile, per essere Perfetta, ha bisogno che anche la perfezione del visibile sia attuata.

L'Assoluto è oltre il buio e la luce, al di là dell'invisibile e del visibile, perché non è duale, ed è per merito della sua assoluta Perfezione che la Verità deve portare a termine ciò che è possibile compiere.


Ognuno di noi è un puntino che si sente solo perché lo è, ma è una solitudine condivisa da tutti che deve trasformarsi nell'amore che essa è in principio, allo stesso modo di un buio che accetta di essere illuminato.

La fiducia in se stessi

Poche realtà sono crudeli come la coscienza. La sua durezza non è data da una sorta di infallibilità che la coscienza non può pretendere di avere, ma lo è per il compito che essa deve assolvere: quello di opporsi all'egoismo che induce a compiere i più gravi errori. La coscienza guarda l'agire dell'egoismo dietro gli occhiali da sole che non rivelano la luminosità del suo sguardo, occhiali oscurati messi lì da chi li ha chiamati "autostima". Quando la coscienza decide di toglierseli vede le cose più chiaramente, ma per osservarle in profondità nelle loro reali ragioni d'essere, la coscienza deve liberarsi del velo dal quale è protetta e non può farlo da sola, perché non c'è solo lei che deve perfezionarsi. Insieme a lei c'è il resto dell'individuo che è esposto ai pericoli che la verità porta con sé. La trasformazione che eleva una coscienza al rango dato dall'essere consapevolezza, può attuarsi soltanto in alcuni individui che hanno le qualificazioni che li rende adatti alla vista interiore, diretta e non mediata dalla mente, della realtà spirituale che rivela se stessa attraverso la conoscenza assoluta dei princìpi che sono fondamento della realtà relativa. Questo mutamento della coscienza non sarebbe possibile se nell'uomo non fosse presente una centralità che non è relativa. È attraverso di essa che l'essere umano "vede" al di sopra del dubbio. È un vedere incomunicabile nella sua essenza assoluta, ma la mente può decodificare le realtà viste e comunicare quello che è comunicabile attraverso la logica impeccabile che ha il pensiero, quando si limita a tradurre una conoscenza che è perfetta, perché procede dalla perfetta consapevolezza dei princìpi universali che ordinano la manifestazione della realtà. Per colui che "vede" non è importante descrivere la realtà vista, non cambierà nulla di sé se comunica oppure no, ma è libero di scegliere se parlarne o no, perché in tutti i casi la verità si difende da sé attraverso la propria incomunicabilità. Resta il rischio che una diffusione di verità porta inevitabilmente con sé, perché è preferibile ignorare del tutto al deformare che deriva dal non poter comprendere verità che non sono alla portata di comprensione della propria intelligenza individuale.
È singolare che l'unica fiducia possibile in se stessi che chi "vede" può avere non è quella riposta nella propria persona, ma è verso la perfezione dell'Intelligenza universale, alla quale si ha accesso senza avere alcun merito personale diverso dalla propria disponibilità al considerare inutili e dannose le proprie opinioni personali, insieme alle proprie idee, perché l'unica verità che entrambe hanno è quella di essere vere opinioni e vere idee che riguardano il falso.

L'unica "autostima" che ha valore è quella data dal sapere che la radice di questo termine, "auto", non ha alcun valore.

giovedì 21 novembre 2013

Difetti e pregi dell'intelligenza individuale

L'intelligenza individuale ha il suo peggiore difetto nel bisogno di considerarsi migliore o peggiore delle altre intelligenze, e il suo miglior pregio nella capacità di comprendere che il suo obiettivo principale è quello di lasciarsi trasformare in una intelligenza universale, quella che non ha più bisogno della mente per conoscere la verità nell'immediatezza data dall'intuirne i princìpi, anch'essi di un ordine universale.

Ineludibili responsabilità


Quello che stiamo vivendo è un periodo storico inadatto alla spiritualità. I computer sono distanti dalle capacità intuitive umane quasi quanto lo è l'uomo stesso. La diffusione delle possibilità comunicative è oggi talmente amplificata da valere poco, perché insieme a essa viaggia la menzogna. Ognuno sta chiuso nel proprio minuto mondo, nutrendo fondati sospetti attorno alla veridicità di ciò che altri come lui scrivono. La facilità con la quale si possono reperire informazioni, spesso imprecise o persino false è impressionante, e sono molti coloro che trovano divertente aggirare la verità di ciò che essi stessi sono. Ne deriva una confusione inestricabile di dati che si accavallano tra loro, frutto di un'agitazione che ha tutta l'aria di essere tesa ad affermare personalità depresse e insicure, che nel Web trovano possibilità di realizzare non se stesse, ma soltanto le proprie frustrazioni. È per questa ragione che affrontare argomenti seri e importanti è poco utile per aiutare il mondo, perché il rischio di svilire la verità resta elevato. Nonostante questo il mio scrivere insiste a esprimere antichi valori dimenticati, illustrando conseguenze che princìpi universali, troppo difficili da far comprendere direttamente, determinano, e spesso il mio esporre dice cose che solo a me servono, per ricordare che distrarsi dai propri obiettivi è come tacere a se stessi le proprie, ineludibili, responsabilità.

mercoledì 20 novembre 2013

Fissità dei princìpi universali

Fissità degli stessi princìpi che sono fondamento di tutte le religioni monoteiste

Che i princìpi universali siano gli assi fissi di ogni vortice creativo esistente lo dimostra il fatto che ogni profeta fondatore di una religione non duale, monoteista quindi, ha affermato di non essere il suo intervento mirato a cambiare gli antichi valori della religione precedente, ma di rinnovarne lo spirito che era stato dimenticato dai fedeli di quella religione.

È sempre stata lì

Nessuna soddisfazione è paragonabile a quella data dall'essere generosi. La generosità corre più rischi di essere al centro dell'attenzione degli atti vandalici di quanti ne corra una fuoriserie sfavillante parcheggiata nel vicolo cieco di un quartiere povero; per questo il continuare a essere generosi, nonostante ci siano i mattoni al posto delle ruote, conduce verso una felicità che è sempre stata lì, ad aspettarci...

Quella umana, almeno...


Il coraggio di vivere è giustamente da tutti apprezzato, ma questo non deve dar motivo di disprezzare coloro che decidono di non vivere più e, attraverso il coraggio della disperazione, si tolgono la vita. Solo questi disperati conoscono le ragioni del loro gesto, e se sono stati in grado di compierlo significa che ognuno è libero di assumersi le conseguenti responsabilità date dall'avere messo in atto quell'estremo gesto. Altrettanto non possiamo dire riguardo al nascere, perché nessuno può decidere se venire al mondo oppure no. Vita e morte si guardano allo specchio dell'esistenza, e il riflettersi di ognuna costituisce il capovolgimento dell'immagine dell'altra. È per questa inversione che se non si può decidere di nascere lo si può fare per morire. Pur ritenendo il togliersi la vita un errore nei confronti del proprio destino, per le ragioni sopra esposte io mi astengo dal giudicare, sia nel bene che nel male, le persone che pongono termine alla propria vita. Quella umana, almeno...

lunedì 18 novembre 2013

Una strana ricchezza

Chi si comporta bene deve aspettarsi di dover incontrare un grande numero di difficoltà che gli renderanno la vita difficile, perché l'esistenza è fatta per trasformare i bruti in santi, e il saper vincere le difficoltà è la ricchezza di un santo.


domenica 17 novembre 2013

Cosa è un'idea

Inutile negarlo, tutte le concezioni umane nascono dalle idee che compaiono, più o meno improvvisamente oppure coltivate nel tempo, nella mente dell'uomo. Uomo che non ha alcuna idea di quale sia la fonte delle proprie idee. Lui semplicemente le pesca, o loro pescano lui sorprendendolo, da dove nessuno riesce a immaginare, o quasi, perché io so esattamente da dove esse zampillano, o quasi... La loro fonte è il Mistero assoluto, anche chiamato dall'umanità: "spirito". Lo spirito non è il fantasma di un defunto, quella è un'estensione laterale del termine usata perché caratterizzando un mistero, bene si adatta a indicare un altro mistero minore, come è quello rappresentato dal destino che le persone decedute vivranno (si fa per dire) dopo essere morte.
Per spirito si dovrà intendere proprio il Mistero, quando osservato attraverso le intenzioni che ha avuto quando ha generato l'esistenza. Essendo assoluto lo spirito non può essere definito in senso propositivo, perché ogni definizione corrisponderebbe a una restrizione che l'Assoluto non può avere. È per questo che ci si è rassegnati a dover ammettere di poterne parlare esclusivamente in termini negativi, perché l'unico modo di definirlo è nel dire ciò che lo spirito non è. In fondo l'uomo è abituato a questa cecità; chiama la matematica e la geometria "scienze esatte", pur sapendo che entrambe nascono dal Mistero. Il punto geometrico, analogamente all'unità matematica e all'istante temporale, rappresenta la nascita di un universo che da quel punto privo di estensione ha avvio, e si moltiplica per divisione nella molteplicità indefinita che è simile a un orizzonte che non si lascia afferrare. L'uomo usa il termine "spirito" per indicare un'intenzione, così una manifestazione di persone pacifiste è detto abbia uno spirito pacifico, mentre una guerra ne ha un altro in opposizione a quello. In realtà la cosa che è più vicina alla possibilità di descrivere cosa lo spirito sia è l'intelletto. Non quello individuale e umano, certo, ma quello dal quale quest'ultimo è stato generato: l'Intelligenza universale sovra-individuale. Un'Intelligenza è detta universale quando contiene tutto l'universo perché, essendo la sua causa prima, le è superiore, come è superiore ogni causa nei confronti degli effetti da essa determinati. Dunque l'intero universo che comprende tutto ciò che è esistente e manifestato, con tutte le possibilità di manifestazione che ancora non sono mature per essere, insieme alle sue possibilità di "Non manifestazione", costituisce il tessuto di una realtà che è stata ricamata dal Mistero ineffabile, il Quale si esprime attraverso l'Intelligenza universale, evidentemente intenzionata a dare la possibilità di raggiungere la perfezione delle proprie possibilità di essere a ogni componente che partecipa a questa imponente realtà universale, della quale siamo sì granelli di polvere, ma anche detentori di intelligenze individuali, il più delle volte solo potenziali, che devono crescere ognuna per via personale e unica, così da meritarsi il loro essere parte attiva dell'universo che le lascia libere di scegliere, per sé e anche per altre realtà diverse da sé.
Le idee quindi sono rappresentazioni individuali che hanno avuto avvio dal mistero che è in noi tanto quanto noi siamo in Lui, in dipendenza del punto di vista dal quale questa realtà è osservata. Un mistero individuale che è figlio, perché emanazione indifferenziata, del Mistero universale. È sempre un unico Mistero, unico perché assoluto e indiviso, ma che riflette se stesso negli indefiniti suoi raggi che si riflettono nei cristalli dei quali l'esistenza è composta. Ognuno attinge le proprie idee da questa mirabile e infinita fonte, ma le idee non sono infinite, perché l'ispirazione derivata dall'intuizione deve restringersi a misura di ciò che ognuno di noi è riuscito a essere, assumendo la forma che il restringimento della nostra qualità interiore ed esteriore impone. L'idea diviene, in questo modo, personale, nel suo allontanarsi dalla Verità di quel Centro che è identico per tutti. È per questo che nessuna idea può essere identificata alla Verità. È per questo che nessuna filosofia è in grado di centrare la Verità. L'unica conoscenza in grado di farlo non può essere una conoscenza a carattere individuale, ma deve essere universale allo stesso modo del Mistero che indaga. Il centro spirituale di ogni uomo è questa universalità, e quando un essere comunica consapevolmente con questa centralità non ha più idee personali, perché conosce l'universalità dei princìpi dai quali la realtà tutta prende avvio... per dirigersi verso la perfezione priva di estensione dalla quale tutto nasce, vortica e, infine, si rigenera in nuovi e diversi stati dell'essere. Questo fino a quando la perfezione non sarà conquistata per sempre, attraverso l'identificazione di sé col Mistero assoluto.

Quella appena illustrata non è un'idea, ma un frammento della metafisica universale che sa cosa un'idea è.

sabato 16 novembre 2013

L'Inconscio collettivo archetipico...

La Psicologia è una scienza che si occupa di indagare la sfera psichica delle persone, e le patologie che le sono annesse. Sfera psichica che comprende la dimensione emotiva e quella mentale che serve a decodificare le intuizioni che ha l'intelligenza di una persona. Come spesso accade, da una scienza che è più o meno esatta, la massa delle persone estrae esclusivamente il meno, per farlo proprio, così ci si può riempire la bocca di termini che non sono capiti dalla Psicologia esatta, figurarsi da quella approssimativa. Un esempio di questa riduzione di significato è dato dall'uso che è stato fatto del termine "Inconscio". In realtà ciò che è inconscio dovrebbe essere inconoscibile, almeno fino a quando esso non si trasferisca sul piano subcosciente prima, e cosciente poi. Le persone che di psicologia usano riempirsi la bocca e le tasche, addirittura utilizzano questa parola associandole un'altra particolare caratterizzazione, quella di "collettivo". Si ha, di conseguenza, l'inconscio collettivo, che in sé rappresenterebbe soltanto il fatto che una collettività non sa di cosa sta parlando. Se a "inconscio collettivo" si aggiunge "archetipico", si ottiene "Inconscio collettivo archetipico" che sta a significare che l'umanità è incapace, da quando essa esiste, di comprendere la simbologia che suggerisce all'umanità di essere una specie che non solo non capisce un cazzo, ma che di quel non comprendere intende anche essere maestra.

venerdì 15 novembre 2013

Una questione di rispetto reciproco dovuto

Il credente non deve biasimare chi non crede, né il non credente può deprecare chi ha fede, e questo perché entrambi non sanno cosa sia il conoscere.

La perfezione dell'amore

Le cose fatte con amore si distinguono per la loro accuratezza, gli atti d'amore per la delicatezza e la dedizione all'altro per l'amorevole rispetto che si nutre verso una persona che ha necessità di essere aiutata.

Allo specchio del Sé universale

La menzogna è una verità capovolta e come la verità ama le altre verità, la falsità chiama a sé altre falsità, obbligando a mentire di continuo per coprire le bugie dette. La verità si circonda di altre verità perché non è costretta a mentire, e inversamente la menzogna si circonda di altre menzogne perché è costretta a mentire. Ancora una volta si mostra l'analogia inversa che lega tutte le opposizioni sotto la verità dello stesso cielo. Ciò che è sotto è come ciò che è sopra, ma capovolto, e tutto quello che vale per l'uno vale anche per l'altro, ma sempre capovolto.
La stessa morte è il riflesso della vita che si guarda allo specchio, così come l'egoismo è il capovolgimento dell'altruismo spirituale disposto al sacrificio di sé. Sacrificio che nasce dal sacro al quale dobbiamo il nostro esserci, e verso il quale abbiamo tutti un debito che solo il sapersi sacrificare consente di appianare, restituendo l'equilibrio perduto attraverso la manifestazione di sé.

giovedì 14 novembre 2013

Gustibus

Mi piace il silenzio attraverso il quale chi sa parla con gli occhi, chi non sa tace con la bocca e chi sa poco chiede con le orecchie


Masticando la vita


Strano che l'esistenza sia la realtà meno compresa, nelle sue essenziali ragioni di essere e, nel contempo, sia anche la più conosciuta perché vissuta tanto intensamente... Forse dipende dal fatto che quando si mastica a lungo lo stesso frutto, ci si abitua al suo sapore e non lo si apprezza più.

Schegge impazzite

Le schegge sono impazzite solo quando accettano la pazzia

Sarebbe insensato affermare che le schegge di una bomba esplosa seguano direzioni casuali, nel loro obbedire alle leggi determinate dall'esplosione, leggi fisiche che regolano la direzione nella quale ogni scheggia percorre lo spazio risultante dall'equilibrio delle linee di forza intrecciate dall'esplosione. C'è una sostanziale differenza tra casuale e accidentale: casuale significa non obbedire ad alcuna legge diversa dall'assenza di leggi, mentre accidentale indica lo scontrarsi imponderabile di eventi che seguono, ciascuno a suo modo, le proprie leggi. La vita non è diversa da un'esplosione, tranne nel fatto che la scheggia siamo noi, e la nostra volontà è il freno che può arrestare la smania di distruzione.

mercoledì 13 novembre 2013

Pura logica

Che ogni vita conduca verso l'ineluttabilità della morte indica che il caso è soltanto il nome dato a ragioni che non si conoscono, altrimenti ci sarebbe qualche sfortunato che vivrebbe per sempre...

martedì 12 novembre 2013

Umiltà intelligente

L'unica umiltà intelligente è quella che ha chi, essendo una persona luminosa, sa che la propria luce può accecare chi non è in grado di guardarla.

lunedì 11 novembre 2013

Veglia e sogno

La realtà della veglia influenza il sognare, e quest'ultimo influenza, a propria volta, lo stato di veglia; ognuna di queste dimensioni, nelle quali la coscienza individuale si esprime, hanno solo una vaga idea sul peso dell'influenza che ha l'attività dell'altra dimensione, ma entrambe ignorano la realtà spirituale che costituisce la loro ragione d'essere e la loro finalità. Quando veglia e sogno conoscono la loro ragione essenziale d'essere divengono consapevoli delle paure e dei desideri ai quali obbedisce chi sogna da sveglio e dorme quando sogna.

Verità e bugie


La verità è sempre preferibile alle bugie, tranne quando la bugia concede il tempo necessario per essere pronti ad affrontare la verità.