La coscienza non è infallibile, per esserlo dovrebbe essere, fuori da ogni dubbio, consapevole della verità, e conseguentemente anche dei princìpi ai quali ogni verità deve il proprio essere vera o falsa. Dunque è possibile commettere errori senza che la nostra coscienza se ne possa accorgere. Essenzialmente ogni coscienza è data dal sapere di essere, e non dal conoscere le ragioni del suo esserci. Essa evolve inseguendo la perfezione, e non le è consentito obbedire alle forze che negano le ragioni per le quali la coscienza agisce, nel suo regnare nella nostra interiorità. Nessuna coscienza può essere eliminata, ma per qualche tempo la si può addormentare non dandole ascolto. Il prezzo da dover pagare per comprare il suo momentaneo silenzio è altissimo, perché la memoria vive all'interno della coscienza, e se venisse cancellata trascinerebbe con sé anche l'armonia che dà all'uomo la speranza di miglioramento. La coscienza è indipendente dalla nostra volontà, perché il suo obiettivo è contrario alle conseguenze negative che l'essere liberi di agire comporta. La volontà individuale è utile alla libertà di decidere solo quando obbedisce alla coscienza. Dunque ogni coscienza appare voler contrastare la pienezza di una libertà, quella che concede di scegliere il male, quando per male si intenda l'allontanamento dalle proprie possibilità di perfezione. Ho detto che la coscienza non è perfetta, è vero, ma è sempre un passo avanti, nella sua capacità di giudizio, di quanto riesce a essere l'egoismo individuale. La coscienza non migliora attraverso l'apporto datole dallo studio, non si perfeziona con la cultura, a meno che quella cultura sia capace di riconoscere il vero sul quale l'esistenza cresce. Quando un essere è in grado, attraverso la sua crescita interiore, di conoscere alla perfezione i princìpi normativi dell'esistenza… la sua coscienza si sovrappone alla centralità, che è ragione d'essere della realtà, trasformandosi in consapevolezza. In questo nuovo stato l'essere comprende che la propria libertà di scegliere e di decidere, per sé e per gli altri, non ha più il diritto di sbagliare, e quando dovesse trovarsi nell'incertezza… la scelta sarà obbligata: dovrà essere il sacrificio di sé.
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