La verità è tutto ciò che è, dunque un "vero" bene e un "vero" male, entrambi relativi uno all'altro. Ciò che noi stessi siamo è parte di queste verità alle quali non si sfugge, nonostante gli estenuanti sforzi che ognuno fa per evitare di essere al centro dell'interesse comune. La libertà più bella è quella che dona se stessa alla sacralità delle libertà altrui. Si vive cercando di convincere gli altri di essere degni rappresentanti del bene comune, e per far questo non ci si preoccupa di poter offendere la verità che sta nella realtà dei fatti. Fatti che sono il risultato del nostro agire quotidiano. Risultati che sono qualificati dalle intenzioni che abbiamo avuto prima di agire. Dentro noi stessi una continua lotta è in atto tra la nostra interiore centralità spirituale, quella che alimenta la nostra coscienza, e all'angolo opposto del ring il suo acerrimo nemico: l'egoismo che regna sulla superficie del nostro esclusivo desiderare. Quando un round è stato vinto dall'egoismo la nostra coscienza cerca giustificazioni al proprio aver perso. Quando è la coscienza a vincere il round successivo... l'egoismo si prepara a sferrare i suoi colpi bassi migliori. È un incontro-scontro che non ha nulla di sportivo, perché il bene non rispetta le ragioni del male, mentre il male è sicuro che dall'altro lato del ring ci sia un altro male, solo con desideri opposti ai suoi, ma sempre egoistici. Per il male è solo una questione di diversità di gradazioni malvagie, il volersi definire un bene. È questa diversa visione che impedisce al male l'accesso alla sfera spirituale che è causa dell'esistenza, perché il bene, in essenza, non è un male minore, ma è la conseguenza della volontà di sacrificarsi individuale a vantaggio dell'interesse generale. L'esistenza esiste in ragione della infinita volontà che motiva la trascendenza divina a donare se stessa in tutte le cose che fa.
Per questa ragione il male è sempre destinato a perdere, perché il Bene non mira al guadagno.
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