mercoledì 2 dicembre 2015

Sul destino e sulla libertà

Sono in molti a credere che il destino di ognuno sia già stato scritto e che, di conseguenza, tutti vivano come l'orso meccanico delle giostre, al quale si spara per farlo impennare dal dolore mentre lui va e viene per un percorso obbligato dalla catena che lo trascina per le caviglie, senza avere speranze diverse da quella di chi si affida alla scarsa mira di chi gli spara esultando per il dolore provocato.
Questo credere annulla la libertà che abbiamo di scegliere, e solleva dalla responsabilità di capire chi si è e perché si è così e non in un altro modo. È un credere che azzera le responsabilità individuali e collettive, e che assegna ogni falso merito e ogni falsa colpa al Dio che ci illude di essere vivi e reali.
Ovviamente il destino è l'altra faccia della libertà, ma che destino sarebbe se la libertà fosse illusoria?
Non sarebbe più possibile chiamarlo destino, e il termine meccanismo parrebbe più logico e aderente alle esigenze di questa fantasiosa ipotesi; un meccanismo analogo a quello di un orologio i cui ingranaggi ruotassero intorno alla gelida e ferma ruota centrale che l'orologio chiama Dio.
La Realtà assoluta alla quale si è dato il nome di Dio è causa anche del tempo, dunque essendone causa le è anche esterna e superiore, nel suo dimorare nell'istante privo di durata dove il tutto è contemporaneamente presente, ma questo non significa che il conoscere divino che è al di là del tempo obblighi il futuro, ma indica solo che il divino conosca tutte le possibilità implicite al nostro essere liberi. Possibilità che tocca a noi scegliere di mettere in atto.
Il destino è come il vento per un marinaio, e il libero arbitrio sono le vele che il marinaio manovra. Dio conosce vento e vele, nave e marinaio ed esso è il porto di approdo, e conosce tutte le possibili posizioni che le vele possono avere, ma chi muove quelle vele è la nostra intelligenza libera da ogni costrizione.
Dio può tutto, ma non contraddirsi, ed esso è Libertà assoluta che non può negare le libertà individuali e collettive di poter sbagliare facendo del male.
Chi pensa che l'universo sia il perfido gioco di un Dio annoiato, che spara all'orso per farlo urlare di dolore, pensando in questo modo non può fare altro che urlare di dolore.

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