È sempre difficile, per coloro che sono stati messi nella condizione di "vedere" i princìpi, dire di un'élite, alla quale appartengono non per merito, ma per decisione dell'Assoluto. Ancora più arduo è dirlo in un'epoca nella quale il concetto di élite pare essere una bestemmia rivolta contro il diritto di avere tutti le stesse opportunità. Scrivere di ciò che si capisce, attraverso quel "vedere", intuitivo e incomprensibile per chi non vede, di norma scatena sentimenti che inducono chi legge all'astio feroce o, nella più rosea delle situazioni, all'indifferenza occasionalmente mista al disprezzo. Verrebbe da chiedersi per quale ragione scrive colui che conosce aspetti del reale che sono più reali dell'apparenza, in quanto ciò che può essere esposto, perché appartenente al mondo del relativo, può essere compreso nella sua essenza solo da coloro che già sanno. Chi non vede la realtà nei suoi princìpi costitutivi capisce quello che gli riesce e, più sovente, riduce quello che non è alla sua portata di comprensione, deformandone il senso. La rigorosa e stringente logica, che si è obbligati a utilizzare per esprimere il difficile da comprendere, non basta a soddisfare chi si accorge di avere dei limiti intellettuali che potrà superare solo che l'Assoluto lo voglia. Da questi problemi nasce spesso il silenzio di chi sa e, insieme a quel conoscere, sa anche che non è attraverso le parole, pronunciate o scritte, che si può trasmettere la conoscenza. Eppure la necessità di aiutare il prossimo ad accelerare la propria andatura, verso i confini del proprio limitato sapere, è forte e induce alcuni al tentativo di comunicare ciò che comunicabile non è. In effetti il compito di aprire gli occhi dell'intelligenza è riservato alla vita stessa, ma chi già conosce qualcosa in più di questa stessa vita… di questa vita è parte e, forse, anche flebile strumento che può decidere di essere attivo nel limite, oneroso ma giusto, che la vita gli ha riservato, perché quel limite è stabilito dalla libertà che ha ognuno di comprendere secondo i limiti che sono impliciti alle proprie qualificazioni. La Libertà assoluta di cui è portatore l'Assoluto non è libera di contraddirsi, dunque questi necessari confini impediscono che un individuo possa godere o soffrire appropriandosi della libertà di un altro individuo, allo stesso modo in cui non è possibile, per una persona, portare avanti il lavoro che spetta a un'altra persona svolgere.
La Verità, utilizzandoti (attraverso le tue parole scritte nel web) ha deciso di farmi percepire che è vero quel che scrivi. Per scopi che entrambi ignoriamo. Come vedi quel che scrivi non è inutile ma, ahimè, non ne puoi apprezzare i risultati.
RispondiEliminaSarei interessato ai risultati se i semi fossero i miei e mia la terra sulla quale ho seminato, ma così non è. Quei semi non mi appartengono come non mi apparterrebbero i risultati di quel seminare. In un certo senso svolgo la stessa funzione che ha una fessura che lascia passare il vento diretto dove solo il vento sa.
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