Considerazioni attorno ai princìpi universali che legiferano l'esistenza, e racconti sulle loro conseguenze nel dominio relativo nel quale si dispiega la manifestazione della realtà. In mezzo a tutto questo ci infilo, ogni tanto, anche racconti umoristici, secondo la natura che mi trascino dietro o che trascina me. Non si è ancora ben capito in che ordine ciò accada.
mercoledì 30 maggio 2012
Nascita, morte e suicidio
Allo stesso modo in cui non si decide di nascere non si può evitare di morire. Questi due eventi sfuggono alla nostra libertà di scegliere. Entrambi gli eventi sono esterni al piano di realtà sul quale la nostra vita si estende. Il rapporto nel quale vita e morte stanno tra loro è caratterizzato da un'inversione speculare che dà luogo a un'analogia inversa: da una parte non c'è possibilità che un essere possa decidere il momento in cui nascere e, inversamente, è invece possibile stabilire volontariamente sia il modo che il momento in cui morire. Quest'ultima libertà di scelta è la conseguenza della prima imposizione data da una nascita involontaria. L'analogia inversa è una sorta di prova del nove matematica che consente di verificare la correttezza di un'opposizione, perché ogni opposizione è caratterizzata dalla riflessione espressa da un rapporto speculare che è anche un capovolgimento. Il fatto di potersi uccidere non include la legittimità del farlo, ma di certo è espressione di una possibilità che nemmeno la nega a priori. Se un essere, sapendo di non avere speranze di sopravvivenza al farlo, decidesse di sacrificare se stesso allo scopo di salvare un'altra vita potrà uccidersi in libertà, mentre lo stesso essere non ha avuto la libertà di scegliere la propria nascita allo scopo di porre fine alla vita di un altro essere. Da questo si può dedurre che la libertà è il risultato di un'intelligenza universale che eccede, e di molto anche, nel suo stabilire legiferanti princìpi inderogabili, le nostre attuali possibilità di comprensione.
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