Considerazioni attorno ai princìpi universali che legiferano l'esistenza, e racconti sulle loro conseguenze nel dominio relativo nel quale si dispiega la manifestazione della realtà. In mezzo a tutto questo ci infilo, ogni tanto, anche racconti umoristici, secondo la natura che mi trascino dietro o che trascina me. Non si è ancora ben capito in che ordine ciò accada.
lunedì 9 dicembre 2013
I princìpi che ordinano la realtà relativa
La realtà è ordinata gerarchicamente in modo che la parte inferiore di questa gerarchia determina un grado inferiore di ordine che, quando confrontato con l'armonia prodotta dalla parte superiore della stessa gerarchia, è assimilabile al disordine. In effetti il disordine è un tipo di ordine ai suoi minimi termini. L'ordine gerarchico è conseguenza dei princìpi che modulano la manifestazione della realtà relativa, costituendone gli assi, fissi rispetto alle realtà che ruotano loro attorno ciclicamente. Per esemplificare quanto ho appena scritto illustrerò il modo di essere di uno di questi princìpi, quello che regola il movimento del cosmo che consente alla vita di essere: questo principio ordina il movimento perché lo impone all'intero universo, è causa del movimento e lo si dice suo asse fisso perché dal movimento non è toccato. Se lo fosse anche il suo imporre il movimento al cosmo cesserebbe in quel dover cambiare, e la vita si spegnerebbe di conseguenza. Ci sono altri princìpi sulla stessa scala gerarchica: la qualità e la quantità sono due di questi princìpi universalmente applicabili. Principio universale è anche quello che vede ogni causa essere superiore ai propri effetti e da questi non poter essere modificata. Un altro principio vuole che un contenente non possa essere a propria volta contenuto dal proprio contenuto. I princìpi detti universali non sono modificabili, perché sono gli agenti ordinatori della realtà e, sul piano della logica razionale che è quello squisitamente umano, rifiutano la contraddizione alle leggi espresse dallo sdoppiarsi dell'unità in polarità antagoniste, inconciliabili da un particolare punto di vista, ma complementari sul piano a quello successivo per risolversi infine nella comune unità dalla quale la coppia di opposti ha avuto origine. La consapevolezza dei princìpi universali è sempre la stessa per tutti coloro che conoscono la verità nei suoi fondamenti, perché la Verità è una prima di essere divisa nella relatività che caratterizza la molteplicità, ed è una conoscenza detta sovra razionale perché supera i confini nei quali è costretta a stare la consequenzialità che caratterizza la dimensione mentale non intuitiva. Senza questa consapevolezza sovra individuale e immediata, data dall'Intelligenza intuitiva e universale, anche la sua applicazione logica erra come fosse cieca, non potendo procedere da princìpi certi in modo assoluto. La stessa logica è conseguenza della Verità unica, e in quanto suo effetto e contenuto non può contenere tutta la Verità a propria volta. La consapevolezza dei princìpi è l'inizio del modo di conoscere di chi è illuminato; solo l'inizio, certo, che è poca cosa rispetto al suo obiettivo, il quale sta racchiuso nella Libertà priva di costrizioni data dall'identificazione con la stessa Verità.
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