lunedì 16 dicembre 2013

La legge di ripercussione

Vivendo ci si accorge, piuttosto in fretta, che gli eventi si succedono secondo un rapporto di causalità il quale, anche quando diventa accidentale ha sempre, in sé, delle ragioni per essere. Magari non immediate da rilevare, ma ce le ha. Questa relazione che intercorre tra la causa e i suoi effetti di solito ha la sensibilità di una mannaia anche se, bisogna dirlo, a volte è mediata da altre cause che hanno altri effetti che attutiscono il colpo deviandone la traiettoria su chi ci sta vicino. Di fatto la successione logica che intercorre tra le azioni compiute e gli effetti che queste determinano, è piuttosto rigorosa anche se non automatica. La legge che questa consequenzialità produce è chiamata, non essendoci un modo più gentile per farlo, "Legge di ripercussione", termine non approssimativo derivato da "percuotere", che indica l'atto del colpire, duramente e a più riprese, con l'intendo di produrre un suono che intimorisca il più possibile. Secondo questa inflessibile legge, sul piano della dinamica dei corpi mobili, a ogni azione corrisponderebbe una reazione inversa e contraria, mentre nella sfera di realtà che riguarda l'agire umano la reazione ottenuta da ogni azione sarà sì inversa e contraria, nella necessità che ha ogni equilibrio spezzato di doversi ricomporre, ma sarà anche crudelmente insensibile alle giustificazioni che chi ha sbagliato accamperà, attribuendo la colpa ad altri.
I concetti di inferno e paradiso non sono altro che i simboli di questa legge universale, e hanno in sé l'estremizzazione tipica di chi non conosce un modo peggiore di minacciare sia chi ha sbagliato, e chi no... 

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