La prima qualità che una persona deve avere, per potersi avvicinare alla possibilità di vedere la verità, è una curiosità forte che accenda il bisogno di capire cosa si nasconda dietro le apparenze esteriori, utilizzate dalla realtà per non accecare occhi che non sono pronti a sopportare la luce dell'Intelligenza universale, la stessa che fa brillare le stelle. Questo bisogno deve possedere una forza tale da consentire all'individuo di relegare il proprio orgoglio intellettuale dietro di sé, così da non avere ostacoli stupidi che impediscano alla verità di mostrarsi nei suoi princìpi costituenti. Non è il ricercatore a trovare il vero, ma è sempre il vero che si rivela al ricercatore in conseguenza delle sue qualificazioni interiori, che non dipendono dai meriti che l'agire di questa persona ha ottenuto. Chi vede la verità per ciò che essa è ha il solo merito di non aver chiuso gli occhi alla propria intelligenza, a vantaggio di quello che avrebbe voluto essere il proprio bruto interesse personale. Non ci può essere merito nella vista del vero, perché il vero è sempre stato lì, a causa del suo precedere qualsiasi altra concezione o interpretazione ipotetica, che lo hanno sdraiato svenuto davanti alle perverse attenzioni umane. Infine l'onestà intellettuale piace al vero tanto quanto il vero piace a chi è onesto. Senza una forza interiore che renda desiderabile e sopportabile il sacrificio delle proprie ombre, nessuna luce verrà a farle svanire.
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