Dal nulla nulla si crea, dunque si deve ammettere una causa la quale, essendo causa dell'esistenza, all'esistenza è superiore quindi, a rigore, dev'essere oltre all'essere per precedere l'essere. Il dire "precedere" non sarebbe corretto, perché implicherebbe le dimensioni di spazio e tempo, le quali costituiscono le condizioni necessarie alla manifestazione della realtà relativa. La causa delle cause, dovendo essere assoluta, non può appartenere alla sfera relativa, dove si gioca la contrapposizione di opposti e complementari che si risolvono ciclicamente nell'Unità che li ha generati. Questo danzare ha per fine la Perfezione, obiettivo che l'Assoluto non ha perché, non essendo, non è nemmeno limitato dalla dualità rappresentata dalla perfezione e dall'imperfezione. Gli effetti di ogni causa non possono modificare la propria causa né, questa, partecipa al loro danzare a causa del fatto che è indivisa, e non sottomessa al cambiamento. Il Mistero assoluto è indeterminato, nel suo essere oltre sia all'essere che al Non essere, ed è solo per le limitazioni implicite alla consequenzialità del linguaggio che si deve dire che il Mistero "sia" oltre i suoi effetti. Di fatto, quando noi creiamo pensieri dalle idee che ci vengono, non sappiamo da dove le idee provengano, perché esse sono prive di forma, prima che venga loro assegnata dal pensiero. È come se noi pescassimo le idee dal Mistero infinito che nulla esclude, e usassimo, per catturarle, la lenza e l'amo che ricaviamo dalle associazioni o dai processi cognitivi, induttivi o deduttivi, appoggiandoci alle analogie che notiamo essere l'intelaiatura che lega il piccolo al grande, nella totalità della realtà. Questo indica che noi tutti abbiamo accesso al Mistero, ognuno in dipendenza di ciò che esso è, secondo il grado della propria consapevolezza, la quale è in relazione con l'intelligenza individuale, ombra di quella universale dalla quale è contenuta. Non c'è opposizione tra il contenente e ciò che esso contiene, in quanto proprio effetto, soggetto alle particolari condizioni che sono legate ai limiti che distinguono ognuno degli esseri intelligenti. L'Intelligenza universale è l'obiettivo di quella individuale, ma quando questo obiettivo è stato raggiunto il suo orizzonte non è la totalità di ciò che c'è da conoscere, ma soltanto l'inizio di una nuova consapevolezza, che sta all'interno della Certezza esente dal dubbio. Consapevolezza che necessita, per crescere, di mettere alla prova il conoscere di ordine principiale al quale ha avuto accesso, in modo da poter superare le limitazioni implicite all'essere, per condividere l'infinità creativa che non ha bisogno di usare lenza e amo per catturare se stessa.
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