È chiamato "luogo" l'estensione, che, come è per il tempo, è una delle condizioni alle quali l'essere, e con lui tutta la manifestazione della realtà relativa, è sottomesso. L'Assoluto non è un essere, non potrebbe esserlo a causa del suo non essere determinato. Quando un essere è identificato all'Assoluto, significa che quell'essere non è più un essere, anche se è ancora in vita ed è soggetto al dover morire, perché il morire è un'altra delle condizioni alla quale l'essere è soggetto. Naturalmente l'Assoluto, non avendo limitazioni di alcuna natura, può esprimersi attraverso l'essere anche perché esso è la causa dell'essere. Questo significa che l'Assoluto è considerabile anche come un Essere, dal punto di vista dell'essere e, in quel caso, l'Assoluto sarebbe considerabile come l'Essere primo. Questo "Essere" assoluto, inteso come prima causa dell'essere, non parteciperà ai suoi effetti e, di conseguenza, non potrà rientrare nella dimensione esistenziale nella quale l'essere è costretto, ma sarà ancora parte del "Non essere", che contiene le possibilità di essere in principio e, quindi, come potenzialità attuabile. Ma Assoluto significa indiviso, e atto e potenza sono, in esso, un'unica realtà, per questo il solo fatto di poter creare diviene creazione. L'Assoluto non crea per gioco o per necessità, crea perché è Libertà di fare, così come è Libertà di riassorbire in Sé la creazione, nel pulsare del respiro cosmico che crea e poi trasforma rigenerando, attraverso quella che noi chiamiamo "morte". La realtà è ciclica nel suo ruotare rinnovandosi, ma ogni ciclicità ha necessariamente una centralità che è fissa rispetto alla rotazione. Fissa non significa assoluta, perché quella fissità sussisterà fino a quando sussisteranno le condizioni per la sua esistenza. I princìpi universali non sono assoluti, nessuna molteplicità può esserlo, ma costituiscono gli assi, ognuno riferito al proprio dominio, attorno ai quali la realtà, considerata attraverso la chiave interpretativa relativa a uno specifico dominio, ruota. L'Assoluto genera la Verità e la Verità genera la logica umana, dunque la logica, pur sostenendo la Verità quando procede da princìpi veri, non può, essendo compresa, comprendere l'Assoluto a propria volta, ma è in grado di concepire la sua necessità, che è anche logica. La vista interna, il terzo occhio degli induisti, per intenderci, o il satori dei buddhisti, è logica portata alle sue estreme conseguenze razionali, ed è anche in grado di superare le limitazioni implicite alla razionalità, perché quest'ultima è chiusa in una sfera che non comprende il tutto nella sua totalità, per questo la conoscenza iniziatica è anche detto sia sovra-razionale. È quella della quale sto mostrandovi frammenti, attraverso il mio scrivere, che non esprime idee mie, né ipotesi personali di qualsiasi altro uomo, o essere dell'universo. La metafisica la si può vedere, anche descrivere razionalmente per ciò che di essa è comunicabile, ma mai può essere frutto di invenzioni o ipotesi, né individuali e neppure collettive.
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