Non c'è un'opposizione di principio, dunque obbligatoria anche se risolvibile su un piano più elevato di realtà, tra l'intelligenza e il sentimento, perché per esserci entrambe le dimensioni dovrebbero coesistere sullo stesso piano di realtà, e occupare la stessa sfera entro la quale lottare alla ricerca dell'equilibrio dato dalla loro complementarità che farà ritrovare, ai due poli dell'opposizione considerata, l'unità che li ha generati. Intelligenza e sentimento hanno, invece, i loro regni su due diversi piani dell'essere, che si trovano a differenti gradi di prossimità nei confronti della centralità di un essere, della quale rappresentano caratteristiche diverse su piani diversi della realtà che vive lo stesso essere. L'intelligenza è più vicina al centro spirituale di quanto non lo sia il sentimento, e questa sua contiguità è ciò che la rende analoga alla spiritualità che ordina, manifestandola, la realtà relativa. Il sentire emotivo è più vicino al corpo di quanto non lo sia l'intelligenza, ed è più labile di quest'ultima perché più legata alle variazioni di equilibrio che hanno le condizioni fisiche. L'opposizione, di natura qualitativa, c'è tra una cattiva intelligenza e una buona intelligenza, o tra un'emotività armonica e una disarmonica; tra intelligenza e stupidità, o tra amore e odio.
Se, però, intelligenza e sentimento lottano tra loro, si può parlare di una relativa opposizione che dovrà essere conciliata, ma è un'opposizione analoga a quella che ci può essere tra la qualità e la quantità, che sono due princìpi universali a sé stanti, ognuno di essi caratterizzato da una propria opposizione, che si attua nella sfera di realtà che è, propriamente, il dominio che lo riguarda. Anche qualità e quantità, su un piano meno elevato perché più distante dalla loro perfezione, la quale sussiste prima che esse interagiscano tra loro nella realtà relativa, possono rappresentare una relativa opposizione, nella quale all'aumentare dell'una si avrà una corrispondente diminuzione dell'altra. In questo loro contrapporsi, però, non c'è un'effettiva misurabile variazione dell'una o dell'altra, così come non c'è tra l'intelligenza e il sentimento. Se si disponesse di un solo chilo di zucchero, a questo si darebbe più valore che se ne avessimo cento, ma il peso e la qualità di quel chilo di zucchero in realtà non varierebbe. Allo stesso modo se la capacità di provare emozioni aumentasse, l'intelligenza non diminuirebbe di conseguenza, e se l'intelligenza dovesse svilupparsi molto, non si avrebbe una corrispondente diminuzione della capacità di amare o di odiare.
L'accordo che dev'essere trovato, tra l'intelligenza di un essere e il suo sentire emotivo, è necessario a stabilire un'armonia di intenti che non ostacoli la volontà nel suo compito attuativo, e questo necessario equilibrio deve essere trovato non attraverso una riduzione di uno dei due aspetti, quello intellettivo e l'altro emotivo, ma come conseguenza dell'affinarsi qualitativo di entrambi.
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