lunedì 10 marzo 2014

Non piangete

Quando una persona muore non se ne va in un "altro luogo" lontano da dove ha vissuto, non va a sorriderci da una stella. Chi muore percorre a ritroso la via che l'ha portato a nascere: il corpo è il primo a morire perché è stato l'ultimo a prendere forma, di seguito cesseranno di essere quegli attributi della mente che erano strettamente legati al corpo fisico e, infine, l'essenza della persona deceduta si ritirerà nell'embrione che è frutto del sé interiore, che è centrale e non ha una casa diversa da sé. In quello stato che è assimilabile al "Non essere", perché è il "Non essere" che contiene l'essere in potenza, ed è nello stato di "Non manifestazione", che attende maturino le proprie nuove e diverse possibilità di manifestarsi nuovamente, in stati dell'essere diversi da quello umano già vissuto, perché nell'universo nulla si ripete. La strada verso il raggiungimento della Perfezione è lunga e difficile, ma ciò che è stato non può fare a meno di essere ancora e ancora, sempre in modi diversi e nuovi, perché nulla andrà perduto di ciò che è stato. L'esistenza non è un contenitore che ha il rubinetto aperto verso un altro universo dove sono scaricati i gusci vuoti delle esistenze finite. C'è un solo e unico universo, nel quale convivono dimensioni comunicanti che si esprimono su diversi piani successivi uno all'altro, che si dispiegano verso l'alto e verso il basso delle possibilità di essere, ogni piano legato a quelli successivi dalla verticale che attraversa la centralità di ognuno. Non piangete i vostri cari defunti, perché essi sono in attesa di essere ancora, per la ragione che vuole ogni componente del tutto essere indispensabile all'equilibrio generale dell'insieme. Le ragioni che ci hanno legato nel passato ai nostri cari sussisteranno anche nel futuro, quello che vedrà le nuove vite pulsare, le quali non rinunceranno agli affetti dai quali sono state, un tempo andato, abbracciate.

Nessun commento:

Posta un commento