È terribile e nello stesso tempo meraviglioso, quando va a buon fine, il destino di chi vuole capire il mondo, perché quelle rare volte che ci riesce non è per merito suo che vede la verità, e il vederla gli nega la possibilità di inventarsela. Non ha di conseguenza alcun merito per ciò che intuisce nell'immediatezza spirituale, perché non crea, come non creerebbe chi tentasse di descrivere fedelmente il panorama che sta vedendo a un non vedente dalla nascita. Colui che vede la verità attraverso la consapevolezza dei suoi princìpi è un semplice espositore che non può provare alcun orgoglio intellettuale, perché a guardare non è la sua intelligenza individuale, ma è l'Intelligenza universale che gli è stata risvegliata dal Mistero per ragioni che può conoscere soltanto obbedendo al Mistero, il Quale non dà ordini, perché è Libertà assoluta che ama assolutamente tutti allo stesso modo.
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