La speranza di raggiungere agevolmente la perfezione del proprio stato riempie le fauci d'acquolina, tanto è desiderabile, ma a uno sguardo meno superficiale le conseguenze della perfezione mostrano di essere simili a una mandria di problemi al galoppo che investe il malcapitato che aveva associato la perfezione alla serenità d'animo. La realtà insegue la perfezione perché è obbligata a farlo dalle leggi che la spingono alla ricerca di sempre migliori equilibri, ma ne farebbe volentieri a meno, perché deve il suo potersi manifestare all'allontanamento dalla Perfezione che la conteneva in principio, allo stesso modo dell'uno che potenzialmente contiene in sé tutti gli altri numeri. Così, chi si avvicinasse alla perfezione, avrebbe tutto il mondo pronto e deciso a impedirglielo. La perfezione non è di questo mondo, si dice, ed è vero, ma la si può raggiungere lasciando questo mondo prima di essere morti. A dirla tutta non è che lasciandolo la si raggiunga proprio, ma ci si mette almeno sulla buona strada per riuscire a farlo, ed è a questo punto che il mondo s'incazza, perché non vuole essere lasciato. Come un amante deluso ordirà accadimenti difficili da sopportare, e tramerà in modo da intessere una ragnatela appiccicosa di avvenimenti intorno all'aspirante santo, ostacolandogli l'impresa. Da parte sua il disgraziato che ha deciso di lasciarsi dietro l'attaccamento verso la materia, insieme ai desideri che da questo nascono, è come un pulcino di gabbiano nel mezzo di una tempesta che per lui è terrificante, dal momento che tutto il suo impegno sta ancora sul piano della volontà, nell'attesa di trasformarsi in atti concreti. Nessuna meraviglia, quindi, che la carne di pulcino di gabbiano costituisca il nutrimento più desiderato dal male che ha sempre un appetito insaziabile...
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