venerdì 22 marzo 2013

Ragioni analogamente invertite tra loro


"Nella storia e nella vita pare talvolta di discernere una legge feroce, che suona «a chi ha, sarà dato; a chi non ha, a quello sarà tolto»."
Primo Levi

La realtà relativa che conosciamo (si fa per dire) per essere quella in cui siamo vivi, costituisce il riflesso capovolto della Realtà vera che non ha estensione né durata ed è superiore all'essere in quanto causa dell'essere. In quanto capovolgimento agiscono leggi che fanno sembrare piccolo il grande e grande il piccolo. Sempre a causa di questa inversione il punto geometrico è detto essere privo di forma e di estensione e l'istante è immediatezza priva di durata. Dalla distanza infinitesimale tra due punti senza dimensione nasce il segmento dal quale si ottiene il piano che diventa il solido a tre dimensioni che siamo e che si chiede come mai l'istante senza tempo, moltiplicandosi sempre in diversi altri istanti analoghi, riesca a generare il tempo. Come si vede il mondo formale affonda le sue radici in quello informale. Dall'indefinitamente piccolo nasce, in una relazione analogica di corrispondenza, l'indefinitamente grande, dal sottile lo spesso, dall'unicità la molteplicità, dal microcosmo il macrocosmo che obbedisce alle leggi del piccolo perché è costituito dall'insieme di piccoli. L'alto si inverte nel basso e il dentro nel fuori. In queste inversioni analogiche e speculari che riflettono la legge universale della riflessione, il dare a chi già ha e il togliere a chi non ha acuisce le condizioni che mettono alla prova le possibilità che ha ogni essere di esperire l'esistenza attraverso le sue estreme conseguenze, e questo sperimentare imprime con forza la sua inversa capacità di reagire. Reazione attraverso la quale ci si rafforza migliorandosi, oppure ci si indebolisce peggiorandosi. Il senso della giustizia umana non corrisponde a quello della Trascendenza proprio a causa della visione capovolta che inverte le ragioni che appartengono alla vita, opponendole a quelle che abbiamo noi per vivere.

5 commenti:

  1. Piccolo suggerimento di lavoro.

    Perchè non fai un elenco (con commento) delle principali Leggi che governano l'esistenza: Qualità e Quantità, del Movimento perenne, della Riflessione, etc.?

    Non penso ad un libro ma ad una breve sintesi tuttavia, per quanto possibile, esaustiva.

    Che ne dici, può essere utile, oltre a chi legge anche a chi scrive?

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  2. La metafisica è la conoscenza assolutamente perfetta dei princìpi universali, ordinati tra loro nella gerarchia data dalla prossimità al principio primo che riflette l'Assoluto, ma proprio per la sua totalità non si presta ad alcuno schema né è circoscrivibile da sistemi di pensiero senza subirne una fatale degenerazione. È per questa ragione che in metafisica si è costretti a procedere di volta in volta, applicando la logica ai princìpi senza poter fare un elenco dei princìpi. I princìpi, essendo molti, non sono evidentemente assoluti perché l'Assoluto è uno, e il loro basso grado di relatività è dato dalla consequenzialità nella quale ordinano l'esistente. Quando si dice che il principio del movimento, quello che impone al tutto il doversi muovere, è fisso e non è sottomesso al doversi muovere in quanto causa del movimento, non si dice che esso sia assoluto, perché la sua fissità è in relazione al tutto che ruota. Nel respiro dell'Assoluto il tutto costituisce una fase, quella espiratoria che ha necessità della vibrazione, ma nella fase inspiratoria a quella opposta, anche la legge universale causa del muoversi cessa di esercitare la sua funzione, perché il tutto si è ritirato nel suo principio. L'incomunicabilità della consapevolezza metafisica non dipende dalla volontà di non comunicare la verità, ma dal fatto che la conoscenza al di sopra dello scorrere temporale si difende da sé perché non appartiene all'universo delle relazioni e, non essendo relativa, il relativo non è in grado di contenerla. nessun contenuto può contenere il proprio contenitore. È per questa impossibilità che è chiamato, dalla Tradizione, il "segreto iniziatico". Ti farò un esempio delle difficoltà che il linguaggio ha nell'esprimere concetti i quali, quando espressi e dunque privati della loro Essenza, si riducono a vuote parole: L'Assoluto si riflette nella Non esistenza che contiene il tutto delle possibilità universali in principio. Non esistenza che, quindi, contiene le possibilità di esistenza. Contenendo l'esistenza quest'ultima non le si oppone.
    Continua...

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  3. Continuo...
    È chiamata Non esistenza perché il linguaggio non può darle diverse connotazioni senza, con queste, farla rientrare nell'esistenza. La Realtà che chiamiamo Dio è Non esistente perché in quanto prima manifestazione dell'Essere e causa dell'essere... all'essere non partecipa perché anche nella dimensione relativa nessuna causa, per analogia, partecipa ai suoi propri effetti né da questi può essere modificata. Dunque si deve dire che Dio rientra ancora nella Non esistenza. Per questa ragione, in metafisica, il chiedersi se Dio esista è da considerarsi una contraddizione in termini. Le letture, anche quelle di autori, e sono estremamente rari, nell'ordine di poche unità, che conoscono perfettamente nei suoi princìpi la realtà di cui scrivono, non possono che darti un'infarinatura culturale che può avere una certa utilità nell'essere preparatoria alla inimmaginabile dimensione che si vive quando si vede nell'immediatezza spirituale, ma non aiuteranno a muovere un solo piccolo passo nella direzione dell'apertura all'intelligenza di ordine universale. È l'Assoluto che è in te e fuori di te a decidere quando sarà il momento nel quale un essere potrà entrare nella conoscenza che è superiore al tempo. Io, poi, non sono neppure un maestro, non ho la funzione di insegnare, né quella di trasmettere l'influenza spirituale che mette una persona nella virtualità dell'iniziazione. Le diverse funzioni iniziatiche sono conferite dal maestro che ha trasmesso l'iniziazione, e quest'ultima raramente da virtuale che è, quando è stata trasmessa, diviene effettiva attraverso il sacrificio di sé che l'allievo decide di compiere trasformando così in attualità la virtualità iniziale; e questo accade tra le rare persone che possiedono le qualificazioni necessarie. Ancora più rare sono quelle che muovono nella direzione della propria perfezione. Capirai da te che le parole, in questo ordine di realtà così complesso e difficile, contano quanto un urlo lanciato verso il buio del Cielo.

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  4. Ti ringrazio, veramente ti ringrazio per lo sforzo profuso e la pazienza dimostrata.

    Chissà se un giorno ci sarà dato capire come mai ciò che io chiamo Dio e tu Assoluto Mistero mi ha condotto alla convinzione (relativamente) assoluta (scusa la contraddizione di termini) che sfiora la certezza su ciò che affermi.

    Sarebbe immensamente più facile (e consolante) ridurre ciò a mera possibilità. Viceversa "la corrente spirituale" che, fra le altre cose, mi ha fatto percepire l'aderenza alla realtà di quanto dici continua, per ragioni che ignoro, a farmi desiderare ardentemente, struggentemente, la Verità.

    Mi vien da pensare che in un altro piano di realtà, con un altro "vestito", in chissà quale spazio tempo, ho trattato con superficialità la Verità. Un pò come un bambino che di fronte ad un dono importantissimo, decisivo per la sua consapevolezza, lo mette, con malcelato disinteresse, nel cesto di tutti i giocattoli usati confondendolo tra quest'ultimi.

    Chissà.......

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  5. Intuire la rigorosità dell'applicazione della logica al ragionare non è una cosa comune e facile da incontrare. Mia moglie, per esempio, ha intuito la veridicità di questa conoscenza principiale da quando è rientrata nelle mie possibilità più di trenta anni fa, eppure, lei non ha accesso all'Ispirazione immediata e spirituale. Lei è, diversamente da me, colta, ma questo conoscere non ha punti di contatto con la cultura. Alcuni rari individui percepiscono la verità di cose che ancora sono misteriose per loro, e non posso dire il perché che immagino debba essere diverso per ognuno. Non sono neppure in grado di dire se questo intuire, appartenente di certo al lato superiore dell'intelletto, possa essere considerato come il risultato di una qualche prossimità di un essere alla possibilità di comunicazione col centro di sé. Molte cose restano ancora nell'ombra, per me, su questo piano del sapere.

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