Considerazioni attorno ai princìpi universali che legiferano l'esistenza, e racconti sulle loro conseguenze nel dominio relativo nel quale si dispiega la manifestazione della realtà. In mezzo a tutto questo ci infilo, ogni tanto, anche racconti umoristici, secondo la natura che mi trascino dietro o che trascina me. Non si è ancora ben capito in che ordine ciò accada.
sabato 30 marzo 2013
L'imperfezione del male
L'esistenza è vera, e nel suo esser vera è anche falsa, perché ogni falsità è una "vera" falsità. L'esistenza è vera nel suo esserci, ed è falsa in ciò che assegna a questo suo essere delle ragioni sbagliate. Lo scopo dell'esistere è nella consapevolezza della propria possibilità di perfezione che dovrà essere attuata, e questo essere consapevoli è da considerarsi un bene, così come lo è il doverlo attuare. Tutto ciò che è contrario a questa consapevolezza è un male. Il bene cerca la perfezione, il male la rifiuta. La verità è un bene perfetto, ma quando non è perfetta può trasformarsi in un male. Una verità si mostra per ciò che essa è solo quando il farlo non genera il male, per questo la verità sa attendere, perché essa è compassionevole. L'esistenza si fonda sulla verità, e raggiunge il suo massimo grado possibile di perfezione relativa quando è considerata nella sua totalità, perché la perfezione di ogni totalità relativa è costituita dalla somma delle imperfezioni particolari di cui è composta. Al contrario e per analogia inversa, l'imperfezione di ogni totalità relativa sta nella sottrazione di tutte le verità che non le appartengono. Si deve dire che quando una verità si complica in tutte le ramificazioni del suo essere, in questa complicazione essa si perfeziona, avvicinandosi alla totalità del suo essere. Inversamente la menzogna, nel suo complicarsi, si avvicina alla massima imperfezione raggiungibile, che non sarà mai una perfezione dell'imperfezione, perché la perfezione non è raggiungibile da ciò che nega la perfezione. Poiché l'alto si inverte nel basso, capovolgendosi nel suo riflettersi, alla verità che tende alla perfezione si opporrà la menzogna che tende all'imperfezione. Quando si mente si è costretti a mentire sempre di più per riuscire a giustificare la prima menzogna detta, e questo dover mentire si complica fino a diventare insostenibile perché contraddittorio. Inversamente, quando si dice la verità, si deve procedere fino alle estreme conseguenze alle quali la verità conduce, nel suo essere priva di contraddizioni. È per questa ragione che la verità è più forte della menzogna, perché la verità è analoga a una piramide con la base larga che conduce, attraverso la verticale, al proprio unico vertice di luce, mentre la menzogna, procedendo dalla caricatura ostentata da un falso vertice… segue a sua volta la stessa verticale, e allargandosi diventa instabile, fino a dover crollare su se stessa. La "perfezione" di un delitto, o di una qualsiasi altra menzogna, non esiste, ed è insensato il credere comune che attribuisce perfezione al fatto che un delitto o una menzogna non siano stati ancora scoperti, perché il piano di realtà dove il male opera non è sovrapponibile alla realtà in tutti i suoi piani d'espressione.
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