giovedì 18 aprile 2013

La Chiesa cattolica oggi


La religione cattolica è talmente orientata al sentimentalismo da aver dovuto abdicare a ogni sua aspirazione di essere anche versata all'intellettualità necessaria per fare alcune considerazioni sensate, invece che buttarla lì a rane. Così è accaduto che, per citare a casaccio, i concetti simbolici del paradiso e dell'inferno sono stati ridotti a spaventapasseri ridicoli, diventati casa per gli uccelli che non sapevano dove posarsi. La Chiesa cattolica asserisce che paradiso e inferno siano entrambi eterni, e già qui mostra di avere una preparazione teologica analoga a quella calcistica dell'album di figurine della Panini, che insiste a pubblicare le foto dei calciatori deceduti come fossero ancora in campo a palleggiare. I teologi cattolici, tra i quali spicca il penultimo pontefice Ratzingher, ché l'ultimo, quello che ha usurpato il nome del santo di Assisi, poraccio, si deve essere letto solo gli albi giganti a colori di Tex, quei teologi cattolici da una parte dicono che Assoluto Eterno e Infinito sono nomi che indicano assenza di relazioni interne, di durata e di estensione dell'unico Dio di tutti certamente, ma solo di quelli che ci credono, e agli altri è distribuita solo misericordiosa misericordia pietosa e compassionevole; stavo dicendo che Eterno indica al di sopra della durata temporale e, di conseguenza, non possono esserci due eterni come non potrebbero esserci due assoluti e due infiniti perché ognuno negherebbe il non avere limiti dell'altro. Dire che paradiso e inferno siano entrambi eterni è, quindi, una contraddizione in termini che è irriducibile. Senza contare che, secondo la Chiesa cattolica, basterebbero una manciata di anni di sofferenza per meritarsi di stare comodi e spaparanzati nell'eternità, non si capisce a fare cosa, perché l'arpa mica la sanno suonare tutti. I teologi sbroccano pure sulla fine dei tempi, perché se è vero che il tempo ha avuto il suo inizio, così come l'ha avuto l'estensione spaziale, è altrettanto vero che ci sarà una sua fine che dovrà essere il suo doversi ritirare nell'istante unico, embrione privo di durata perché eterno, in attesa (si dice per dire) di ricominciare un nuovo ciclo di manifestazione. In questo esaurirsi del tempo la realtà sarà inspirata dall'Assoluto e anche il diavolo, col male che rappresenta, dovrà redimersi perché il demonio non è assoluto. Alla Chiesa tutto questo contraddirsi poco interessa, perché per la Chiesa il demonio non si può pentire per ciò che esso è, come dire che anche il diavolo sarebbe assoluto e la cosa appare in tutto il suo essere ridicola dal momento che l'Assoluto è unico. Tutto questo contraddirsi dei cattolici, i quali certamente amano incondizionatamente, ma si capisce bene che non è l'intelligenza a essere adorata, è ben rappresentato dalle grasse pance dei cardinali e da quelle di una moltitudine di vescovi, monsignori e preti, anche se è necessario escludere da costoro i pochi individui amorevoli e intelligenti, come è Don Luigi Ciotti ed è stata Madre Teresa, che nella Chiesa ci stanno e ci sono state solo per tenerla a galla nella speranza che qualcosa possa, un giorno improbabile, cambiare.

14 commenti:

  1. A parte le contraddizioni della Chiesa Cattolica che, ahimè, gridano vendetta al cielo (e sulle quali consentimi di stendere un velo pietoso), devo riconoscere che per molti aspetti morali insegna bene. Pecca certamente di coerenza ma, in buona sostanza, mi guardo attorno e non vedo organizzazioni qualitativamente migliori.

    Ma, a parte questo aspetto, sono interessato ad ascoltare cosa ne pensi riguardo alla particolare prospettiva squisitamente spirituale che vado ad illustrare.

    Per quello che capisco la Chiesa, in origine Organizzazione Iniziatica, ha perduto, con il passare del tempo, questa caratteristica. Oggi è dunque un'organizzazione completamente essoterica. Mi pongo dunque le seguenti domande: è tuttavia vero che seguendola assicura la salvezza? Per salvezza intendo la vita eterna. Anzi la gioia eterna.
    Ed i Sacramenti hanno una influenza spirituale? E con special riguardo all'Eucarestia: è davvero il Corpo di Cristo quello che si mangia?

    Ed ora la domanda clou: che tu sappia la storia di Cristo è Verità o Simbolo?

    Scusa la raffica di quesiti così impegnativi ma è per me raro affrontare certi argomenti con persone........come dire.......qualificate? :-)

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  2. La religione cattolica ha, dal suo inizio, avuto due aspetti, uno interiore e iniziatico e l'altro esteriore detto exoterico. La salvezza non può essere eterna perché eterna è solo la liberazione. I sacramenti hanno valenza spirituale. Un simbolo, quale è quello dell'ostia, in quanto simbolo si trova sempre a un livello inferiore della realtà che intende simboleggiare, ma è il senso dell'Eucarestia che è riferito al corpo di Cristo, e il senso è la qualità associata a quel corpo che è di natura spirituale. Ogni evento storico è conseguenza della verità dei princìpi che si esprime in quell'evento, questo significa che, in ogni caso, quello che importa è la simbologia che la vita del Cristo rappresenta, ed è una simbologia che si adatta perfettamente ai princìpi universali dei quali dice ciò che può essere compreso dalla massa degli individui alla quale il simbolo è rivolto. In tutto questo poco importa la veridicità del fatto storico che, nel caso di Cristo, è comprovato non solo dalla teoria che è intimamente legata alla simbologia.

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  3. Dici che la religione cattolica ha, dal suo inizio, due aspetti: esoterico ed exoterico. Ma, che a te risulti, è ancora presente l'aspetto esoterico?

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  4. Non sono in grado di rispondere a questa domanda, perché di persona ho conosciuto un solo iniziato in trenta anni, ed era la donna che è stata mia maestra, anche se non amica.

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  5. Visto che siamo in argomento; secondo te c'è qualcosa che possa fare colui che ricerca l'iniziazione per favorire l'incontro con essa?

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  6. La prima cosa che mi è venuta da dire sarebbe stata:— Sì, essere aderenti alla verità che si conosce—, ma neanche questo corrisponde a verità. So che sono necessarie delle qualificazioni di ordine spirituale che essenzialmente sono intellettuali, e anche che certe limitazioni sono date da difetti fisici, come la balbuzie, che però possono essere sanati. La balbuzie è di ostacolo anche nella consacrazione del sacerdozio. Non ne so molto al riguardo, ma so che è l'Assoluto a decidere il come e il quando ed è un evento che non ha corrispondenze con le opere compiute né col grado dell'intelligenza individuale che, come è stato per me, era ed è normale. L'Intelletto universale al quale si ha accesso con l'iniziazione non è l'intelligenza individuale. Puoi essere una persona che ha studiato una intera vita questo genere di questioni senza che ti sia data l'apertura interiore necessaria a vedere i princìpi, oppure puoi essere un perfetto ignorante che non ne ha mai sentito parlare e ritrovarti, come è accaduto a me, coinvolto di colpo in un sapere che non è più tuo.

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  7. Secondo Guènon (Considerazioni sull'Iniziazione) che hai suggerito di leggere (nel Forum che sai) un'attitudine attiva è iniziatica (o propedeutica all'iniziazione) mentre una passiva non lo è.

    Ho dunque letto alcune opere ed articoli di Guènon e li ho trovati condivisibili. Il Regno della Quantità ed il segno dei Tempi è un libro nel quale mi ritrovo moltissimo. Naturalmente non so se egli scriva per i profani o per gl'iniziati (verosimilmente per entrambi) ma la sua analisi dell'epoca attuale, per quello che ho compreso, è da me completamente condivisa.

    Considerando l'elevato grado di sapienza anche operativa a cui verosimilmente è giunto Guènon e la differenza che passa tra iniziazione virtuale ed effettiva (nella mia ignoranza) mi domando se non avresti un vantaggio a contattare qualcuno del "giro" di Guènon. Qualcuno che ne abbia ereditato, in qualche modo, il lavoro iniziatico.

    Oppure, se questo contatto è stato tentato (infruttuosamente) perchè non andare alla ricerca di qualche organizzazione iniziatica stando ovviamente attento a non perder tempo con un'organizzazione pseudo-iniziatica? Tu hai anche una qualificazione che dovrebbe consentirti un'agevole discernimento di chi è autentico iniziato o meno.

    In altre parole: non hai bisogno di collegarti ad un'organizzazione o semplicemente, per tuoi motivi, hai ritenuto di non doverlo fare?

    Scusa se mi faccio i fatti tuoi ma non è banale curiosità: sto riflettendo se sia opportuno, nel mio caso, di andare alla ricerca di qualche iniziato che sia in condizioni di trasmettere l'influsso spirituale.

    E certamente, pur nella mia difficoltà di discernimento, mi pare che Guènon esprima concetti sobri, equilibrati, condivisibili.

    Ci sarà pure qualche suo "erede" da qualche parte?

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  8. La catena iniziatica ha origine al di sopra del tempo e anche se può essere dormiente in alcuni casi, o perdersi in una forma qualsiasi di degenerazione, è sempre presente la sua possibilità di attivazione perché l'influsso spirituale, trasmesso da un iniziato a un altro individuo, utilizza l'iniziato come mezzo di trasmissione, non come fonte, e anche se non ci fossero più maestri l'Assoluto userebbe maestri presenti in altre dimensioni dell'essere, come è stato il caso per Jacob Boehme. Il compito di chi potrebbe essere considerato maestro, almeno nei confronti dell'allievo, è quello di condurre l'allievo il più in fretta possibile alla comunicazione cosciente col proprio Centro, perché all'inizio per l'allievo ci sono problemi molto difficili da affrontare in solitudine. Io sono stato un caso molto particolare, tanto che la mia maestra si è defilata subito, non avendo io avuto bisogno del suo aiuto. Non sono stato investito della funzione di dover iniziare altri, e non conosco nemmeno la ritualità necessaria per farlo. Non esercito altre funzioni diverse dall'impegno personale che è assegnato dalla conoscenza dei princìpi. Non ho mai incontrato organizzazioni iniziatiche serie, né singoli iniziati almeno un po' avanti nel loro sviluppo spirituale, e non vedo la necessità di doverne incontrare. Non posso aiutarti oltre a quanto ho già fatto, ma tu non devi dimenticare di essere al centro dell'attenzione dell'Assoluto. Non c'è un maestro che sceglie l'allievo, come non c'è allievo che possa scegliere il maestro. È l'Assoluto che decide per entrambi, e lo fa attraverso segni che sono evidenti e certi, almeno per il maestro. Non ritengo di essere un maestro, anche se, ricordo, la stessa cosa me la disse la mia maestra, ma io, diversamente da lei, non ho alcuna nozione di ordine rituale necessaria a svolgere la funzione che non mi è stata ancora assegnata.

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  9. Un "lavoro iniziatico" non è ereditabile e nessuno può fare per te quello che a te spetta di fare. L'iniziazione non è una realtà da ricercare, perché è sempre accanto a te come possibilità implicita alla tua centralità. Sarà la tua centralità a condurti da chi potrà aiutarti, senza che tu possa riconoscere quello che sta accadendoti, perché se tu fossi in grado di accorgertene significherebbe che non ne avresti bisogno.

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  10. Sei di una chiarezza.....come dire.....limpida! E apprezzo la tua sensibilità che ti ha permesso di leggere tra le righe i moti profondi del mio cuore.

    E' stata una fortuna incontrarti. Ah già, noi non crediamo alla fortuna..........

    Grazie!

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  11. Due infiniti non possono coesistere?

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  12. Infinito significa oltre l'estensione perché causa dell'estensione, e ogni causa anche nel relativo è necessariamente oltre i suoi effetti. Coesistenza significa essere all'interno dell'esistenza, ma l'Infinito è oltre l'esistenza. Il fatto di non avere limiti implica non avere neppure qualcosa al di fuori di sé che possa costituire un limite, e due infiniti non sarebbero infiniti anche perché il due implicherebbe determinazione. Due ipotetici infiniti sarebbero sempre lo stesso Infinito, ma considerato da due punti di vista distinti tra loro, però l'Infinito può essere considerato e definito solo attraverso negazione, perché essendo senza limiti ogni affermazione equivarrebbe a un'attribuzione di limite, snaturandone la negazione. Infatti Infinito significa "senza limiti". Ciò che è privo di limiti comprende tutto, e come potrebbe il tutto essere compreso due volte in modi differenti tra loro? Sarebbe una contraddizione in termini.

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  13. Sì la tua risposta è chiara, ma se invece di parlare di elementi "singoli" parlassimo di insiemi? Per fare un esempio banale: i numeri pari e quelli dispari. Sono entrambi insiemi infiniti. Sono in realtà parte di un unico insieme è vero, però significa che posso imporre una qualche limitazione e comunque ritrovarmi con un oggetto infinito!

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  14. Un insieme obbedisce alle leggi date dagli elementi dai quali è composto perché il grande segue le leggi del piccolo in quanto somma di piccoli ed è, in quanto insieme di parti, necessariamente limitato da quelle parti. Se si dicesse che un insieme è senza inizio e senza fine si direbbe che ogni suo componente è senza inizio e fine e questo varrebbe anche per ogni altro insieme. La conseguenza sarebbe che l'infinito perderebbe ogni sua ragione per dirsi al di là dell'estensione. Stai dicendo, con la tua obiezione, che l'estensione è infinita così come ogni sua parte. Stai facendo confusione tra l'indefinito matematico e l'Infinito metafisico.

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