martedì 30 aprile 2013

Regola ed eccezione


Ogni componente della realtà relativa, microscopico o macroscopico che sia, è divisibile in parti nel suo essere esteso, e non gli frega un accidente che l'uomo non disponga degli strumenti appropriati che consentano di sezionare la realtà infinitesimale fino all'ultimo puntino privo di estensione, perché quando la realtà è stata sezionata... trapassa su un altro piano di esistenza dove la tristezza impera. L'umanità, trasgredendo alla regola che la vorrebbe sempre impegnata a riprodursi, nei suoi momenti di relax, mentre si fumava una sigaretta, ha gettato lo sguardo della sua controversa intelligenza anche fuori dalla camera da letto, notando che l'intero universo funziona attraverso leggi che sono costanti, al punto da poter essere definite quasi regolari. Il quasi è d'obbligo per via di uno scatto d'ira che rompe la monotonia, dandole la piega inaspettata che l'uomo ha ritenuto di poter chiamare eccezione. L'eccezione è, nella sfera del movimento, l'elemento che impone alla regola di virare. È questo un obbligo che la regola ha per non essere una retta, perché la forma dell'universo sarebbe sferica se non subisse l'imposizione data dal doversi muovere che trasforma quella sfericità, privandola della perfezione, perfetta perché sferica, assegnandole in cambio la forma a spirale nella quale il grande si muove verso il piccolo il quale, una volta raggiunto, si muove verso il grande. Persino la regola musicale che ordina tra loro le note, distanziandole di due semitoni ciascuna, subisce quella deviazione perché la regolarità degli spazi, che sono costanti tra una nota e l'altra, s'interrompe tra il mi e il fa e tra il si e il do, per i quali la differenza è di un semitono invece che di due. Questa differenza genera una contrazione che impone la curvatura. Si deve dire che anche l'eccezione è parte della regola imposta dal movimento a spirale che caratterizza ogni elemento dell'esistenza e, almeno per quanto riguarda la visuale data dal movimento, la cosa risulta essere abbastanza comprensibile. Il discorso si fa già più difficile quando l'eccezione è imprevedibile, a causa del suo non essere inscritta nella forma geometrica della spirale spaziale. Questo perché non tutto l'esistente è sottomesso all'estensione. L'idea è informale e il pensiero, che le conferisce forma, subisce la necessità di dover considerare l'eccezione senza avere dei punti geometrici di riferimento che siano geometricamente determinabili. Dunque il pensiero logico e raziocinante ha sempre (si fa per dire) davanti a sé la necessità del dover considerare la possibilità data dall'eccezionalità, la quale costituisce una delle possibili variabili che caratterizza lo svolgersi di ogni regola e quando, a causa della propria inadeguatezza a poterne considerare l'eventualità, il pensiero attribuisce l'eccezione alla casualità, in questa attribuzione trascina anche l'intera regola nel considerare la casualità essere la regola che governa l'intero universo. D'altronde, la stessa musica subisce le sue peggiori storpiature proprio quando è suonata da musicisti la cui inclinazione musicale è riassumibile nella sola nota stonata nella quale il caso scopre di non saper suonare.

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