L'uomo chiama evoluzione l'adattamento e crede sia unidirezionale nonostante l'evidenza gli suggerisca che all'evoluzione, concepita come attuazione delle potenzialità dell'essere, si oppone l'involuzione nella ciclica danza in cui l'essere umano, quando inciampa, pensa di essere super intelligente. Ridicola è pure la facilità con cui in molti sono disposti a fare affidamento sulle ultime concezioni della scienza, notoriamente ipotetiche, e sono innumerevoli quelli che si riempiono la bocca con la fisica dei quanti, che non modifica in nulla le passate teorie, tranne nell'ipotizzare le probabilità nelle quali le particelle sub atomiche si possano trovare a essere in una posizione specifica, oppure in un'altra. Singolarmente il credere comune si solidifica sulle vecchie concezioni... proprio mentre la scienza procede il suo cammino elaborandone di nuove, che non daranno risposte convincenti perché il dominio scientifico non può dare spiegazioni che esorbitino la sfera di indagine propria alla ricerca scientifica. La scienza sperimentale non ha necessità della metafisica tanto quanto la metafisica non ha alcun bisogno delle sperimentazioni scientifiche, e questo perché sono campi d'indagine separati e senza alcun punto in comune.
L'intelligenza individuale è la conseguenza dell'Intelligenza a carattere universale, e quando un individuo mette in dubbio l'esistenza della seconda nega, senza saperlo, anche la propria che ritiene essere quella dominante.
Mille miliardi di cellule di cui è composto il nostro organismo ce lo dicono, obbedendo all'intelligenza organica che ci lascia vivere coi nostri tentativi di intossicarne le meravigliose capacità, e l'intelligenza organica è ancora poca cosa, quando confrontata a quella universale che gestisce l'indefinito universo elargendoci il proprio amore.
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