martedì 14 gennaio 2014

Una persona colta

La scienza espressa dall'umanità è singolarmente piena di contraddizioni: da un lato afferma che l'universo ha avuto origine da un fenomeno che chiama Big Bang, la grande esplosione cosmica che espande se stessa, dal centro alla periferia, indefinitamente, col risultato di ingigantirsi di continuo, ma non potendo dire da dove questo ingigantirsi preleva la materia necessaria all'espansione, si accontenta di affermare che all'inizio l'universo era un sfera di materia talmente concentrata e spessa da contenere in sé l'universo che conosciamo oggi e, insieme a questo, pure quello infinitamente più grande che non conosceremo domani. Dall'altro lato, al contrario, giura che nell'universo nulla si crea e nulla si distrugge, e lo definisce il "Principio di conservazione dell'energia". Quando ero uno studente - ero uno di quegli asini che si scelgono un banco che sia il più lontano possibile dalla cattedra del professore - feci notare questa grave incongruenza al prof. di fisica, che non seppe rispondere e da quel giorno mi odiò con tutto se stesso, includendo in quel se stesso persino la scrivania. Sottolineai la questione presentandola  pure al Monsignore, insegnante di religione, che era il Preside di quell'Istituto. Quest'ultimo non mi odiò, perché già mi detestava per altri motivi legati alla mia condotta, e mi disse che il Big Bang era un'ipotesi certamente contraddittoria, quando confrontata con la certezza che dà l'antico testamento contenuto nella Bibbia, condiviso dalle tre principali religioni monoteiste, quella ebraica, l'altra cristiana e, infine l'ultima, la musulmana, le quali differiscono tra loro solo nello stabilire il giorno nel quale Dio si riposò dopo aver creato l'Universo: il sabato per gli ebrei, la domenica per i cristiani e il venerdì per i musulmani.

Quando, più tardi e per altre ragioni fui espulso dalla scuola, me ne andai senza fare ricorso, e non capii l'incazzatura dei miei genitori che mi accusavano di aver perso la preziosa opportunità di poter essere, in un lontano futuro, una persona colta.

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