lunedì 13 gennaio 2014

Equilibrio generale e disequilibri particolari

Il fatto di avere una vita relativamente breve convince moltitudini di individui, che vivono facendo del male a sé e al prossimo, di poter tenere lontana la giustizia naturale, quella che tende a riequilibrare le armonie spezzate, perché sarebbe impossibile che l'ordine al quale le cause e i loro effetti obbediscono faccia in tempo a risolvere tutte le questioni in sospeso da sistemare. Avrebbero ragione se si fosse certi che dopo la morte tutto si esaurirà in un applauso ai furbi, ma di quanto accadrà dopo il trapasso nessuno può dire di avere certezze, e questo ignorare consola le vittime inquietando i malvagi.
Per poter avere un'idea più precisa di quanto potrebbe accadere occorrerebbe conoscere quale sia la finalità dell'esistenza. Chiunque non faticherà a notare che l'esistenza è formata da cose imperfette le quali, coesistendo, formano un equilibrio generale attraverso il quale l'esistenza può continuare a sussistere, trovando in esso le basi per poter replicare le condizioni adatte al proseguire dell'esistenza.
Il fatto che sia merito di un equilibrio generale che i disequilibri parziali possano avere un futuro, indica che l'equilibrio armonico, anche quando è formato dalla somma di disarmonie parziali, costituisce una realtà che è di un livello superiore a quello nel quale si trovano a essere i disequilibri particolari che lo compongono. Da questo si può dedurre che il fine del disequilibrio sia nel migliorare la propria condizione, così da potersi avvicinare all'equilibrio che gli serve per assicurarsi un futuro. Ne deriva che la perfezione è superiore all'imperfezione. Se le realtà imperfette devono cercare di perfezionarsi… significa che qualsiasi possa essere il modo che la possibilità concede loro, questo modo dovrà contemplare una redenzione, un aggiustamento che guarirà un difetto. Ecco perché, pur ignorando quali possano essere i futuri modi che avremo a disposizione per perfezionare il nostro stato esistenziale, dobbiamo ammettere che non potremo evitare di faticare e soffrire per essere meglio di quello che attualmente siamo. L'esistenza non è un bagno penale, rigido e gelido, che ha come obiettivo il mortificare gli esseri per ridurli a dei soprammobili, perfetti nel loro desolato cimitero interiore di lucida porcellana, ma è un dispiegarsi della Possibilità universale che agli esseri appare come crudele, allo stesso modo di quanto sembra una mamma al proprio bambino capriccioso.

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