martedì 14 aprile 2015

Chi o cosa torna a una nuova esistenza?


Chi o cosa torna a vivere una nuova esistenza?


È un argomento estremamente complesso e di ardua soluzione, a causa del dover ragionare attraverso le analogie che legano tra loro il superiore e l'inferiore dato dal capovolgimento del primo che si riflette invertendosi nel secondo. Ci si immagini una spirale a simbolo dell'esistenza, tagliata orizzontalmente da piani che sono l'immagine di quelli sui quali l'esistenza si svolge. La spira che percorre i diversi piani entra in un piano uscendo dal precedente, e esce dal piano sul quale si è vissuti entrando in quello successivo, facendolo senza soluzione di continuità. L'essere nasce senza poterlo decidere, perché la porzione della spira entrante nel piano di realtà che coinvolgerà la sua esistenza si trova ancora al di fuori da questo piano. Per inversione analogica anche la parte di spira che con la sua morte uscirà dallo stesso piano sarà esterna al piano considerato. Significa che l'essere non potrà decidere di nascere, ma sempre per la stessa inversione potrà decidere quando e se morire, ma non potrà evitare di morire. Tra queste due porzioni della stessa spirale c'è il piano di esistenza da considerare, che è il mezzo attraverso cui l'essere vive e conosce. Se questo essere porterà a maturazione tutte le possibilità implicite alla sua individualità, in questo caso quella umana, si troverà al centro di questo piano esistenziale, sulla direttrice verticale che lo condurrà dai piccoli misteri ai grandi misteri che si differenziano dai primi perché di ordine sovra individuale. Ma cosa si trasforma nell'essere che muore? Muore per primo il corpo che è stato l'ultimo a prendere forma con la nascita che è l'inversione della morte e, di seguito, col tempo morirà anche la mente. Resterà la centralità spirituale, il sé dal quale prende forma la personalità. Ma cosa differenzia le diverse personalità degli esseri tutti diversi tra loro perché espressione della diversità che è legge universale? Le sacre scritture vediche chiamano "apurva" la memoria che il sé custodisce all'interno dell'embrione che attende, dopo la morte dell'essere al quale il sé era associato, una nuova esistenza, che sarà diversa da quella umana perché Il Mistero assoluto non si ripete mai. Che rivivrà sarà sempre lo stesso sé unico e identico in tutti gli esseri, che esprimerà differenziandosi nell'esistenza attraverso nuovi esseri che si sentiranno sempre lo stesso io perché è dal Sè identico per tutti che traggono coscienza, ma la memoria del sé contiene l'apurva che è diversa per ognuno. Così, quando il sé rivivrà, lo farà partendo dalla memoria individuale e l'essere nuovo che nascerà all'esistenza sarà lo stesso io che è stato in altre esistenze, ma sarà anche un nuovo essere, diverso da quelli da cui è stato preceduto. Capisco che non sia facile comprendere quello che ho appena illustrato e che, ricordo, non è farina del mio ipotizzare, ma quanto riportato dai Veda.

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