venerdì 26 luglio 2013

Paradossi non così evidenti...


C'è un detto che dice: "Chi sa tace!", ma chi lo ha detto per dirlo ha dovuto parlare e, di conseguenza, ha dimostrato di non sapere. In effetti colui che conosce, nella Certezza assoluta perché priva di dubbi, i princìpi ordinatori dell'intero universo, che sono le leggi universali dalle quali il tutto degli eventi prende avvio, sarebbe meglio tacesse per molteplici ragioni, la prima delle quali è in relazione all'incomunicabilità della verità nella sua essenza. Si possono dire, della verità, solo le cose che non sono assolute e questo pone quel dire sul piano relativo dove, come volpi affamate, scorrazzano le falsità. Un altro detto, usato molto in questa epoca materialista, cita: "La verità assoluta non esiste", non notando che affermare questo significa contraddirsi, perché il dirlo ammette di potersi sbagliare dal momento che si vorrebbe spacciare una verità relativa come fosse a propria volta assoluta. Chi conosce i princìpi è necessariamente libero di scegliere se parlarne oppure no, perché la libertà di scelta mai è negata dalla conoscenza perfetta. La verità si difende da sé attraverso la propria incomunicabilità, perché non essendo relativa non si presta a essere trasformata, senza subire una conseguente riduzione, che rappresenta un degradare, corrompendosi nella consequenzialità che è relativa. Tuttavia è possibile parlarne perché potrebbe essere utile come preparazione, sempre relegata alla scadente elevazione del piano culturale, preparazione utile a colui che è capace di scansare il proprio ego di lato, spostandolo dietro alla propria voglia di conoscere.

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