Considerazioni attorno ai princìpi universali che legiferano l'esistenza, e racconti sulle loro conseguenze nel dominio relativo nel quale si dispiega la manifestazione della realtà. In mezzo a tutto questo ci infilo, ogni tanto, anche racconti umoristici, secondo la natura che mi trascino dietro o che trascina me. Non si è ancora ben capito in che ordine ciò accada.
mercoledì 13 febbraio 2013
Sull'ignoranza e la cattiveria a essa associata
Mi sono più volte espresso sull'indebita associazione stabilita tra l'ignoranza e la cattiveria, ma non sarà inutile precisarne le ragioni. È comunemente accettato il dire che se qualcuno è cattivo quella cattiveria sia dovuta alla sua ignoranza. Ignoranza di cosa non è mai dato saperlo con precisione, perché per cultura tutti, o quasi, intendono l'accumulo nozionistico, non la qualità di quelle nozioni e, soprattutto, quali siano i legami che uniscono tra loro, o distanziano, i significati che da quelle nozioni sono sintetizzati. Perché c'è una cultura nella quale tutti i componenti si incastrano tra loro, come tessere di un puzzle, che mostra l'ordine totale dell'intero universo, il quale è dato dai disordini particolari dei quali è composto e, al contrario, c'è un altro tipo di cultura, senza dubbio la più grandemente diffusa, analoga a un puzzle dove tutte le tessere sono accatastate a casaccio, e il risultato di questo accumulo mostra soltanto l'immagine della confusione che lo ha motivato. Va da sé che l'ignoranza di quest'ultima cultura è auspicabile, e non dà alcuna cattiva conseguenza. Il primo tipo di cultura, invece, è ignorato dalla quasi totalità delle persone, indipendentemente da quanto colte o ignoranti esse siano, perché costituisce l'immagine della verità che contiene le ragioni d'essere della manifestazione della realtà relativa che chiamiamo universo. Quello che mi preme dire, e che dà senso a questo mio breve scritto, è che non sono l'ignoranza e la sapienza a determinare il grado di cattiveria o di bontà delle persone, ma è la misura della loro bontà o cattiveria a determinare quanto le persone possono capire o ignorare dell'esistenza che le riguarda. La Verità cerca le persone buone, non le cattive, alle quali mostrarsi, perché la Verità totale sa che la cattiveria è malvagia proprio perché non vuole vedere la Verità. Naturalmente bontà e cattiveria convivono in ognuno in proporzioni diverse, e nelle stesse proporzioni saranno distribuite le conoscenze rese possibili dalla qualità del terreno nel quale i semi della conoscenza potranno germogliare e dare i loro frutti.
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