Socrate era un metafisico, come lo sono stati i suoi allievi Aristotele e Platone, e come lo fu, qualche anno più tardi, Eraclito. È metafisico colui al quale un maestro ha trasmesso l'influenza spirituale chiamata iniziazione, satori in giapponese, che apre l'occhio interno sulle realtà sovra sensibili che sono norma universale. È questa una conoscenza non mediata dalla mente, immediata quindi e diretta, dei princìpi universali legiferanti la manifestazione della realtà relativa, che ne costituiscono gli assi fissi, ogni principio nella sua propria sfera d'azione. Poiché è in questa consapevolezza assoluta il segreto iniziatico che si difende da sé, proprio a causa della sua incomunicabilità dovuta alla sua non relatività, è detto che il maestro "ispira" l'allievo, perché attraverso l'iniziazione, quando questa è effettiva, il discepolo vede i princìpi direttamente attraverso l'ispirazione intellettuale di ordine universale e, dunque, sovra individuale e sovra razionale. Sovra individuale perché la consapevolezza iniziatica non appartiene all'iniziato che semplicemente ne vede i princìpi dei quali dovrà attuare le conseguenze, e sovra razionale perché è una razionalità che si potrà avvalere della ragione solo in un secondo tempo. Essa non è una conseguenza della razionalità discorsiva chiamata raziocinio, ma la supera potendo poi certamente essere ridotta ed esposta, ma privata della sua essenza incomunicabile, essenza che è Certezza assoluta. Come un detto Sufi chiarisce: "La Certezza è come l'infinità interna del Mistero, la quale non può esaurirlo". Mi si perdoni la lunga disquisizione, ma è necessaria perché chi non vive personalmente l'ispirazione, che è l'attività dell'intellettualità universale, non può avere nemmeno una pallida idea di cosa essa sia. Non l'avrà nemmeno dopo la mia pappardella, è sicuro, ma quest'ultima potrà chiarire cosa questa ispirazione non è, perché non può essere cosa di cui si può dire esaurientemente.
Ti ringrazio per queste parole. A volte mi prende lo sconforto perchè mi sento umiliato dal fatto che ciò che tu chiami Assoluto Mistero ed io Dio non mi mostra la Verità.
RispondiEliminaCosa avrò mai io di inferiore, per esempio, a te e a tutti coloro ai quali la Verità si è mostrata?
Certo sono un uomo pieno di difetti, di fragilità, di intemperanze e chissà quali altre cose che nemmeno vedo. Ma quale sofferenza, quale umiliazione prova colui che sa che esiste la Verità ma non è ammesso a vederla?
Non lo auguro a nessuno!
Un caro abbraccio
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RispondiEliminaPosso solo risponderti nello stesso modo che hanno risposto a questa domanda altri prima di me e dei quali condivido l'opinione: la vista delle realtà sovra sensibili perché principiali, data dall'apertura interiore donata, attraverso la silenziosa presenza di un maestro che l'ha avuta da un altro maestro in una catena ininterrotta che ha le sue radici al di fuori del tempo, non è in relazione alle opere compiute né al grado di intelligenza individuale. È l'Assoluto che conosce il giusto momento, diverso per ognuno, nel quale un essere può guardare la luce, nella quale si mostra la verità, senza impazzire di conseguenza. Come ogni altra realtà ad un peso corrisponde un contrappeso che ne determina l'equilibrio, e il contrappeso della vista dei princìpi è enorme allo stesso modo della verità dei princìpi, e la prima cosa che si vede della verità esente dal dubbio è la verità che riguarda te stesso e la conseguente esigenza, che non è mai un obbligo, di lasciare indietro tutto ciò che frena un cammino tanto difficile come è quello verso la propria perfezione.
RispondiEliminaTi ringrazio per aver consolato l'amarezza dell'umiliazione. Rimane la sofferenza però hai parzialmente lenito anch'essa: mi è balenato che le attuali responsabilità del mio stato, forse, non si confanno alla visione della Verità. Potrebbe nascere un conflitto che, presumibilmente, susciterebbe in me una sofferenza maggiore di quella attuale.
RispondiEliminaIn fondo si dice che la verità fa male (o potrebbe farlo). A volte l'ignoranza può anche essere(momentaneamente) la cosa migliore.
Quello che veramente conta, in definitiva, è essere umili e retti.
Francamente lo sapevo già ma, l'amore per la Verità è talmente intenso che porta a dimenticarmi di questa importantissima, anche se parziale, verità.
Grazie per avermi aiutato a ricordarmelo!
Un nuovo abbraccio.
Non ho avuto in vista il dover lenire la tua frustrazione ingiustificata, nel darti una risposta. Io ho incontrato una maestra, la quale era anche un medico, che mi ha salvato la vita perché stavo morendo per una grave epatite contratta in India dalla quale non riuscivo a guarire. Lei non mi ha mai detto nulla e ad ogni mia domanda rispondeva ricordandomi che Pitagora pretendeva il silenzio dai suoi allievi. Non ha mai risposto a una mia domanda, ma senza che me ne accorgessi mi ha sollevato un velo dal cuore che io non sapevo di avere. È stato uno shock terribile per me, ragazzino presuntuoso e immaturo che aveva, come unico obbiettivo nella vita, quello di godersela senza ritegno. A oggi rimane un mistero anche per me la ragione di tutto quanto è avvenuto alle mie spalle che continuano a essere felicemente piegate da quel peso.
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