Uno degli errori di principio commesso da chi si occupa di arti marziali, in special modo di Tai Chi, è quello dato dal miscelare il dominio scientifico occidentale con la conoscenza tradizionale degli antichi maestri. Gli attuali individui, che si definiscono "maestri" in occidente giungono così, per colpa della loro mancanza di qualificazioni intellettuali, ad affermare concetti privi di senso, illogici e contrari alla Tradizione Taoista, che non possono comprendere direttamente nei suoi princìpi costitutivi. Il risultato delle ricerche di questi sedicenti "maestri" è sconcertante, e arriva a dire che dal niente prende forma il tutto, che il principio primo è assoluto e che l'estensione è infinita.
La Tradizione Taoista asserisce tutto il contrario per motivi che è relativamente facile comprendere, quando si conoscano perfettamente i princìpi universali che sono norma della manifestazione della realtà relativa.
L'Assoluto, in quanto privo di parti in relazione tra loro è indefinibile, se lo fosse diverrebbe affermato da quella definizione, e perderebbe l'assolutezza. L'affermazione che il primo principio sia assoluto è errata, perché il principio primo costituisce un'affermazione e non può essere assimilabile all'Assoluto, ma è solo la prima affermazione irradiata dall'Assoluto. Questo principio primo è la riflessione dell'Assoluto all'interno della manifestazione della realtà, e corrisponde all'inizio di tutte le altre realtà, particolari e relative, che compongono la realtà relativa nel suo aspetto generale. Principio primo che è analogo al centro, privo di forma e di estensione, di una circonferenza e rappresenta l'asse fisso attorno al quale gli eventi ruotano nel loro dispiegarsi esistenziale. L'Assoluto non potrebbe rientrare nel relativo, come il più non può entrare nel meno. In quanto causa del tutto l'Assoluto non partecipa agli effetti generati, e anche all'interno della realtà relativa nessuna causa è all'interno degli effetti che produce, né da questi può essere modificata. Confondere l'Assoluto con l'estensione, che è uno dei suoi effetti, è un altro grave errore commesso da chi non ha alcuna idea di cosa siano i princìpi universali che regolano le realtà. Assoluto significa senza inizio e senza fine, dunque privo dell'estensione che c'è tra questi due confini i quali, a rigore, devono essere detti "indefiniti", a causa del fatto che sono irraggiungibili come lo è ogni orizzonte di una realtà sferica. Anche l'affermazione che il tutto deriva dal nulla è contraddittoria, perché il nulla non esiste se non come negazione del tutto, ed è in contrapposizione col tutto, mentre ciò che è assoluto è privo di polarità, e non ha opponenti. Il nulla del Taoismo è chiamato così perché l'Assoluto, non potendo essere affermato se non nel suo capovolgersi in una riflessione, che dall'unità diviene unicità, attuandosi nella molteplicità, non può avere nomi che lo descrivano in senso positivo.
L'Assoluto può essere soltanto definito attraverso delle negazioni, in questo modo si ha:
Assoluto= privo di opposizioni, privo di parti.
Eterno= non sottomesso alla durata.
Infinito= non sottomesso all'estensione, privo di limiti, senza inizio né fine.
Occorre ricordare che queste pur negative definizioni sono espresse all'interno della realtà relativa, la quale a propria volta, essendo costituita da una somma di limitazioni, è da considerarsi negativa a propria volta se confrontata con la Realtà assoluta che è senza alcun limite. Questo significa che, in effetti, negando la sussistenza dell'Assoluto all'interno di un'altra negazione com'è quella data dalla realtà relativa si ottiene, come risultato, la migliore affermazione possibile, perché ogni negazione di una negazione è un'affermazione all'esterno delle due negazioni. Dire "all'esterno" è un obbligo dato dalla consequenzialità del linguaggio che è relativo, ed è da intendersi esclusivamente nel suo senso analogico, perché l'Assoluto non ha un interno e un esterno da sé. Per le stesse limitazioni implicite all'espressione linguistica il "Nulla" Taoista non è il nulla nel senso dell'assenza del tutto, ma è un modo di dire che indica questo Nulla non appartenere al tutto, semplicemente perché nessuna causa può appartenere ai propri effetti, dal momento che nessun contenuto può comprendere il proprio contenitore. Per la stessa ragione la logica consequenziale non può contenere tutta la Verità, perché della Verità la logica è un effetto. I tentativi fatti dai sedicenti "maestri" di coniugare la sfera scientifica al sapere iniziatico, immediato perché diretto e che nasce dalla comunicazione consapevole col centro di sé, sono sempre destinati a fallire il loro obiettivo… fino a quando questi "maestri" non saranno stati iniziati ai misteri dello spirito da un vero Maestro spirituale, e tutte le concezioni da loro espresse sono da considerarsi, per la ragione detta, false anche se al loro interno ci sono elementi veri tratti dalle scritture inerenti al sapere tradizionale.
Questi falsi maestri insegnano persino che il "Chi" è energia elettromagnetica, ma il "Chi" non è energia elettromagnetica, tanto quanto una calamita non è un maestro spirituale. Il Chi è il Prana degli indù, e rappresenta il soffio vitale sottile che permea tutto l'esistente. Non è misurabile attraverso strumenti come lo è, invece, l'energia elettromagnetica, e quei falsi maestri che associano il Mistero alla corrente elettrica sarebbe meglio se, al posto di insegnare ciò che non conoscono, aggiustassero lavatrici.
Questi falsi maestri insegnano persino che il "Chi" è energia elettromagnetica, ma il "Chi" non è energia elettromagnetica, tanto quanto una calamita non è un maestro spirituale. Il Chi è il Prana degli indù, e rappresenta il soffio vitale sottile che permea tutto l'esistente. Non è misurabile attraverso strumenti come lo è, invece, l'energia elettromagnetica, e quei falsi maestri che associano il Mistero alla corrente elettrica sarebbe meglio se, al posto di insegnare ciò che non conoscono, aggiustassero lavatrici.
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