venerdì 14 giugno 2013

La fiducia nel credere

Tra i credenti che condividono la stessa fede c'è una sorta di coesione, chiamata fratellanza, ed è tanto più profonda quanto questa fede è più sincera. Ci si sente sullo stesso piano della coscienza nella condivisione di una stessa sensibilità. Andando a guardare le cose più in profondità si scopre che quel credere, capace di accomunare sensibilità con lo stesso orizzonte, non essendo un conoscere unisce le persone superficialmente, in conseguenza della superficialità che distingue il credere dalla profondità propria al conoscere. Così i "fedeli", individui facili alla commozione tanto quanto sono refrattari alla comprensione, sono generosi aspettandosi qualcosa in cambio. Non è necessario che sia un guadagno di ordine materiale, anzi, è spesso un far del bene nell'attesa di essere ricompensati col perdono dei peccati commessi, una specie di baratto nel quale si dà per avere la grazia. La natura perlopiù sentimentale delle religioni attira il sentimento, non l'intelletto, e sono in molti a donare con l'intelletto al posto del cuore. Questo sentirsi uniti dei fedeli facilita le guerre tra le diverse fedi, e favorisce l'ipocrisia necessaria per convivere in comunità che si sono poste obbiettivi realizzabili soltanto individualmente. Alla fine la condivisione della stessa fede tende a escludere il prossimo che ha una fede diversa, induce al non volerne comprendere le ragioni di principio, e nella migliore delle ipotesi spinge a essere tolleranti, misericordiosi, come dice il Papa, verso gli inferiori che credono a idoli diversi dal proprio, il solo e unico Dio capace di tenere unite le persone, senza che si sbranino a morsi, durante le feste di paese...

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