Considerazioni attorno ai princìpi universali che legiferano l'esistenza, e racconti sulle loro conseguenze nel dominio relativo nel quale si dispiega la manifestazione della realtà. In mezzo a tutto questo ci infilo, ogni tanto, anche racconti umoristici, secondo la natura che mi trascino dietro o che trascina me. Non si è ancora ben capito in che ordine ciò accada.
martedì 8 gennaio 2013
La trappola
Una trappola pronta a scattare a ogni piccola disattenzione, ecco cos'è l'esistenza, e la vita è la sua impietosa molla.
Chiunque è in grado di accorgersi che la realtà tradisce se stessa senza, per questo, dover cambiare le proprie regole per farlo, perché in quelle regole c'è spazio per le eccezioni alle regole. Nessuno ignora che se c'è un sopra c'è anche un sotto, e che al dentro si oppone il fuori. All'uno si oppongono i molti e ogni sì deve lottare con un no che lo nega. Più difficile è capire che ogni cosa, insieme al proprio opposto, ha una radice unica piantata nell'unità della quale costituisce una divisione per moltiplicazione. Sono in pochi a vedere le innumerevoli e drammatiche implicazioni che innesca la lotta di questi due volti antagonisti di cui si maschera una realtà nella quale le lotte danno, come loro somma, una pace da guadagnare. Un mistero attraversa ogni cosa, ed è un filo indistruttibile che lega tra loro corpuscoli destinati a trasformarsi in perle. Questo mistero è a immagine del Mistero senza nome dal quale l'universo trae la sua origine. Il Mistero tocca ogni cosa, per questo il tempo sembra una corsa nell'immobilità che replica se stessa, e il punto privo di forma e di estensione disegna i confini da valicare, di una solidità che nasce dall'invisibile. Ogni circonferenza nasce da un centro e rappresenta l'estensione circolare di un punto centrale che non è esteso. Allo stesso modo il nostro pensare nasce senza che noi possiamo dire quale sia la sua fonte, e il nostro amore cerca di abbracciare, misteriosamente, un mistero che non conosce, ma ne odia l'ingerenza. Io so di essere me stesso senza per questo riuscire a descrivere la centralità alla quale questa certezza è dovuta, centralità che mantiene inalterata la mia identità nel mezzo dell'incessante mutazione di tutti i componenti che le ruotano attorno. Io voglio la serenità anche sapendo che è il volere che me la toglie. Il voler conoscere, non rinunciando agli errori che deviano il conoscere verso ciò che ci si attende, è un opporre ostacoli a una consapevolezza che gli ostacoli deve rimuovere. Non c'è scelta diversa da quella che porta il nostro osservare la realtà alle estreme conseguenze che il nostro pensiero è in grado di cogliere, attraverso una logica che non può essere madre di una realtà della quale è figlia.
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