lunedì 21 gennaio 2013

Filo spinato


C'è un asse attorno al quale il nostro essere ruota, decidendo quale sarà il futuro di ogni istante che verrà. A questo asse, fisso rispetto al muoversi di cui siamo primi attori, si deve la qualità delle nostre inclinazioni caratteriali. È come un filo spinato teso dal dolore dovuto al nascere, ed è stato teso dallo Spirito eterno del quale siamo una delle sue infinite possibilità d'espressione. Le spine di questo asse dipendono da come sono stati vissuti gli assi dai quali è stato preceduto in altre vite, vissute da altri esseri dei quali siamo la conseguenza. Ognuno di noi è unico, e non è una reincarnazione di se stesso, ma siamo tutti il modo nel quale la diversità si esprime attorno all'unicità che è a immagine del Centro unico, che è lo stesso per tutti. L'Assoluto si riflette nella sua manifestazione, della quale è il muto testimone che silenziosamente ci grida la necessità di doverci migliorare. Per ognuno la stasi umana è unica, e non si ripeterà, perché nulla nell'universo si ripete, e noi tutti viviamo per aggiungere o togliere spine al filo teso dalla Possibilità di essere. Colui che sarà quando noi avremo cessato di esserci non sarà un altro io, uguale a quello che noi siamo. Sarà un altro e diverso essere, ma con delle inclinazioni che dipendono da quello che noi siamo stati, e da come abbiamo vissuto. Quel diverso essere si sentirà unico come noi ci sentiamo. Se si può dire che per ognuno la vita in questo stato umano è unica, si deve dire che l'aggregato che si condenserà attorno allo stesso Centro assoluto, identico per tutti gli esseri, si porterà il peso maturato dal grado di ascolto che noi abbiamo dato a quello stesso Centro nelle altre esistenze vissute. È il Centro per tutti uguale che corre vivendo per l'universo, un Centro sempre uguale a se stesso, e sempre diverso nel suo esprimersi, mostrando di sé il risultato delle esperienze avute in altre esistenze. È a causa di questo migrare che non è possibile ricordarsi delle esistenze precedenti, perché in quelle esistenze non siamo stati gli stessi che siamo ora, ma noi costituiamo il frutto di quell'aver vissuto attorno a un Centro che tiene memoria, al di sopra del tempo, di ogni cosa vista nel suo avvisarci muto che ci ama e aspetta, immobile, che la nostra perfezione si compia per ritornare, finalmente, a essere il Centro di ogni cosa. Nulla che da noi è stato fatto resterà senza conseguenze, ma quelle conseguenze non saranno una pena che altri dovranno scontare al nostro posto. Il nuovo essere che ci succederà dovrà solo riparare i danni fatti da noi, e lo dovrà fare spianando le spine che noi abbiamo aggiunto a quell'asse, ed è precisamente quello che a noi spetta di fare nel nostro attuale esistere. La Realtà che ci fa sentire unici è la stessa per ognuno, dall'intelligenza universale di Quella la nostra intelligenza individuale proviene e a Quella tende. Noi abbiamo il dovere di costruire armonia e di sacrificarci perché altri godano del nostro sacrificio come noi abbiamo goduto del sacrificarsi di chi ci ha preceduto.

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