Una delle cose più incredibili che possono accadere a chi è orgoglioso della propria intelligenza è l'apertura dello sguardo interiore sui princìpi di verità che non appartengono a chi impara a conoscerli. Non ci può essere orgoglio intellettuale nella capacità di guardare la Verità per ciò che essa è nei suoi princìpi. La Verità essenziale, quella che sta al centro di ogni verità particolare e relativa, non è un'idea né un'ipotesi individuale o collettiva, non è un'invenzione ed è lì da sempre perché non è sottomessa allo scorrere del tempo. Chi la vede resta allibito, perché la sua vista non è cosa che può essere guadagnata, non dipendendo né dal grado dell'intelligenza di chi vede e neppure dalle opere da questo compiute. La si vede per ragioni conosciute solo dal Mistero che ha voluto che si possa guardare il vero senza doverlo interpretare e, soprattutto, senza impazzire, perché la vista dei princìpi non è una questione solamente di perfezionamento teorico, ma è totale e deve coinvolgere tutto l'essere, a partire dalla rigenerazione dell'esteriorità della sua sfera psichica, fino ad arrivare a quella attuativa che trasforma in atti ciò che si conosce essere verità al di sopra del dubbio. Si vede nell'immediatezza che è oltre la mediazione della mente, perché si è capaci di guardare dentro al Mistero senza che questo guardare possa solo sperare di esaurirne l'infinità, della quale il Mistero è il centro immobile, ovunque presente, ovunque assente. Si vede la qualità delle proprie intenzioni e la qualità delle intenzioni altrui, il grado di purezza e di sporcizia di sé e degli altri, si vede di che amore è rivestito l'universo e il nostro cuore, e si sa ciò che non può essere oggetto di comunicazione, perché nella relatività che spezzetta… l'unità diventa unicità e molteplicità, e la Verità unica si trasforma nelle indefinite piccole verità, tutte vere quanto false.
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