domenica 20 novembre 2011

Sul valore della "cultura"

È opinione comune che la cultura migliori l'uomo e, in questo raffinarne le qualità intellettuali, gli assegni un grado di libertà maggiore. Naturalmente il termine "cultura" racchiude in sé qualsiasi sapere e chiunque si arroghi il potere politico in una nazione o in una collettività, definisce cultura anche quella che alimenta di buone ragioni lo sterminio di culture diverse dalla propria. Indefinite, nella loro molteplicità, sono le culture dei popoli e delle persone, e la gamma che si dispiega include in essa il  laureato come il campagnolo. C'è, infatti, anche la cultura delle campagne, e senza di essa si morirebbe di fame. Poi c'è la cultura di coloro che si compiacciono di conoscere il mondo e le sue ragioni di essere, quella di chi indaga la dimensione della scienza sperimentale, quella di chi studia la sfera psichica ed emotiva, e si chiama cultura quella teologica rivolta al trascendente. In tutti i casi la cultura ha un difetto terribile: dispone l'essere al credere. Chi conosce interpreta e ipotizza, essendo costretto a farlo dalla distanza che separa il conoscente dal conosciuto. 
Distanza che nessuna cultura è in grado di colmare. 
Il vero conoscere, che è l'unico modo della cultura di essere perfetta nei suoi princìpi di base, dai quali tutto il sapere procede per consequenzialità logica, è identificativo e assimilativo nello stesso tempo.
Identificativo dal punto di vista di chi conosce, e assimilativo da quello in cui si trova a essere la realtà conosciuta.
Qui si è nel dominio della consapevolezza metafisica, della dottrina unica e universale, superiore alle limitazioni date dall'ordinarietà umana. La metafisica è, propriamente, il modo di conoscenza che il centro spirituale in tutti noi assume quando le proprie qualificazioni individuali consentono di aprire l'occhio interno che "Vede" i princìpi universali in modo assoluto, e privo dei dubbi che la relatività impone. Nel passato è stato deciso di chiamare la conoscenza, diretta e non mediata dalla mente, metafisica, ma non è il nome a essere importante. La metafisica è certezza assoluta estesa al di là dello spazio e del tempo, la quale ha una natura analoga a quella dell'Assoluto Mistero senza nome, e costituisce la traccia della Causa nei suoi effetti. È il modo nel quale un individuo dispone, senza esserne proprietario, dell'Intelligenza universale, madre di quella individuale. La Certezza è come l'infinità interna del Mistero assoluto, la quale non può esaurirlo... cita un detto Sufi.
È l'Assoluto che dona questa apertura interiore, ma è l'uomo che deve trasformare la vista spirituale in attuazione, sulla propria persona, del sapere universale.

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