giovedì 18 ottobre 2012

I libri e i giovani


I libri, anche quando meriterebbero l'appellativo di "maestri", sono maestri di sole parole, ed è attraverso le parole che l'ipocrisia si fa largo tra i fatti che le contraddicono. Di certo c'è che la vita pare fatta apposta per risorgere dalla menzogna, perché l'esistenza della vita sulla verità si appoggia, e non è la verità delle parole, quest'ultima, al massimo, viene per ultima e quando è prima non ha valore fino a quando i fatti non confermeranno. Credo che i giovani d'oggi siano nei guai seri, ma ogni ciclo, raggiunto il suo estremo, inverte la propria polarità, e quella che oggi appare come un'assenza di speranze si rivelerà motivo di scoperta. Ai libri, e alla scrittura in generale, è stata assegnata un'importanza fuori misura, analoga a quella data ai fantasmi. La non voglia di meditare non è caratteristica solo dei giovani, e comunque la verità dei princìpi universali che ordinano l'esistenza non è attraverso la contemplazione o la meditazione che la si può vedere, e non la si vede neppure per le buone azioni compiute. Quando non si conoscono questi princìpi essenziali la logica si aggrappa a qualsiasi ipotesi fantasiosa per procedere verso l'illusione scambiata per verità, ma a un certo punto si deve arrestare, perché la menzogna finisce presto la sua corsa. È per questo che ci sono più quesiti insoluti di quanti ne siano stati risolti.

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