lunedì 9 agosto 2010

Timidezza


Nascere timidi è quasi peggio che farlo con sfacciataggine, perché se la seconda disposizione d'animo raccoglie un'enormità di brutte figure, tra le rare soddisfazioni, la prima assicura l'indifferenza totale del mondo, esclusa la sua parte malvagia.
Io sono nato sfacciatamente timido, e di peggio c'era solo il non nascere affatto.
Trovo stupefacente che l'universo mi abbia tenuto un posto dove soffrire in pace nella mia solitudine, perché significa che si è accorto della mia presenza.
Almeno lui.
Uno dei vantaggi della solitudine è che ti dà il modo di riflettere, lo svantaggio sta nel fatto che l'argomento di riflessione è sempre il medesimo: la solitudine.
Oggi ho scoperto che anche il cielo è timido. Come spiegare altrimenti le sue sfuriate?
In fondo l'introversione ti consente di non partecipare al caos della vita, e te la fa osservare dall'alto della paura di esserne coinvolto. Questo starne fuori occasionalmente scatena emozioni fulminee e fa lacrimare, in un vuoto di speranze analogo a quello del cielo.
Mi sono accorto che un lato della natura è timido come lo sono io, l'ho visto nel frinire dei grilli che non si vedono mai, nelle albe che non accendono il sole di colpo, nei morti che scompaiono senza salutare.
Lo capisco dai sussurri d'amore, che diventando urla dicono di un amore finito.

Nel vento che mostra alle foglie di essere anche delicato, nella luce che accende gli occhi quando la memoria si sveglia.
Il segreto celato dietro all'evidenza degli orizzonti è timido, eppure amorevole, nel suo non voler accecare di luce menti colme di tenebra.

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