venerdì 15 dicembre 2017

Una rinuncia che solo la generosità riesce a mettere in atto


È la curiosità a suggerire che nell'esistenza ci sia qualcosa da dover scoprire, un segreto che è centrale a tutto ciò che è. Io fin da bimbo sono sempre stato curioso, e crescendo ho cercato di capire rincorrendo le teorie di chi si spacciava per essere una persona di conoscenza. Leggevo di tutto, da Wilhelm Reich a Castaneda, me ero troppo immaturo e infarcito di vuote ideologie per poter essere soddisfatto dal mio bisogno di sapere. Non capivo che tutte le ideologie sono sistematiche nel loro escludere una verità che è totale, e in questa totalità non può escludere altro che la falsità data dal contraddirsi. È proprio questo escludere che esclude ogni ideologia dal poter centrare la Verità dei princìpi che sono normativi della realtà relativa.
In questo difficile scenario spiccano le religioni non duali, che sono state rivelate da Profeti, ma le rivelazioni non sono degli svelamenti, e non lo sono perché la Verità di principio non è alla portata di comprensione, né di attuazione, di tutte le intelligenze, così il compito delle religioni è quello di dover comunicare, ognuna di esse a popolazioni con culture diverse, verità relative che possono arrivare a essere comprese da mentalità diverse, e le religioni lo fanno in modi analoghi alle funzioni che hanno i differenti linguaggi che possono comunicare le stesse verità a genti che vivono a latitudini diverse con culture che hanno prodotto valori diversi.
L'essere umano ha ipotizzato numerose filosofie, nel tentativo di personalizzare la conoscenza riducendola alla propria misura; filosofie che si affermano escludendosi le une con le altre, inventate da altri umani, in un circolo vizioso che ha in vista "Io ce l'ho più grosso".
La Verità non può che essere universale e unica, e non appartenere a nessuno, dato che nell'intero universo non c'è una sola realtà che sia indipendente dalle altre realtà e in grado di reggersi da sola, questo significa che l'esistenza di realtà che si negano vicendevolmente, ognuna di esse dovendo obbedire a princìpi normativi che sono antagonisti tra loro, è una pura impossibilità, di fatto e di principio. La Verità non è una realtà morta da vivisezionare analiticamente, ma è sacra quanto viva, e mi sto riferendo alla Verità di principio, non alle mezze verità generate dal riflettersi della Verità unica nelle miriadi di sfaccettature formatesi dal suo riflettersi nella realtà relativa. Verità unica e consapevole che si svela nei propri princìpi costitutivi alle intelligenze capaci di sopportarne il peso, perché la Verità non è una realtà teorica, ma per essere compresa deve essere vissuta, e poiché essa è un dono fatto attraverso il sacrificio di sé richiede il sacrificio dell'egocentrismo personale e una rinuncia che solo la generosità riesce a mettere in atto.

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