martedì 15 agosto 2017

La cosa più meravigliosa che potesse accadermi...

Qualcuno mi ha detto che è interessante il mio "modo di pensare".
Ci tengo a dire che io non ho un mio modo di pensare dal 1981. Prima di allora il mio è stato un pensiero piuttosto comune, materialista e in linea coi tempi di appartenenza al degrado intellettivo che ha ammalato tutta la mia pur interessante generazione sessantottina. Interessante per il bisogno di libertà, ma non su come fare per guadagnarsela. Nel 1981 stavo in India, precisamente a Pushkar, nel Rajasthan, una delle sette città sacre dell'India, e feci l'errore di gettare delle bucce di melone nel laghetto sacro. Un baba mi vide e mi consigliò di chiedere scusa all'acqua, porgendomi delle briciole di pane da offrire ai pesci. Io mi rifiutai di farlo e il giorno successivo mi ammalai gravemente al fegato. Mi si riempì il corpo di pustole suppurate. Tornato in velocità in Italia ebbi, da una cara amica, l'indirizzo di un medico donna che curava con le erbe. Appena questa mi vide mi sfiorò con la mano senza toccarmi e mi chiese se, per caso, io avessi offeso dell'acqua sacra. Io dissi di no, ma poi mi ricordai di Pushkar. Il fatto è che stavo morendo e lo sapevo, non riuscivo a stare in piedi e per fare qualche passo dovevo appoggiarmi a un muro. La dottoressa mi disse che avrei dovuto chiedere scusa all'Acqua e io pensai che fosse pazza. Mi disse dove avrei dovuto andare per scusarmi lasciando una rosa sulla superficie del laghetto.
il timore di morire mi spinse a farlo e la rosa, invece di galleggiare, fu risucchiata immediatamente dalla profondità delle acque. Io bevvi un sorso di quell'acqua per mostrare la mia fiducia e in quel preciso momento piovve a dirotto per pochi secondi. Tornato a casa il mattino seguente le pustole si rimpicciolirono e il giorno dopo erano scomparse. In una settimana fui completamente guarito. Quella dottoressa che io credevo fosse completamente folle mi scostò un velo dal cuore che fino ad allora mi aveva protetto contro il peso di una Verità che io ancora non sarei riuscito a sopportare, ma si rifiutò di insegnarmi una conoscenza che si presentò da sé e che costrinse il mio modo di pensare a riconoscersi per quello che esso era a causa di limiti intellettivi di cui non ero consapevole. Fu in questo modo che persi la libertà data dal non disporre di una Consapevolezza interiore molto distante dalla mia limitata coscienza la quale, da quel momento in poi, seppe di non avere scelte diverse dal poter riconoscere la Verità dei princìpi universali conosciuti in modo assoluto per mezzo della mia centralità, anch'essa universale perché identica alla centralità di tutti gli esseri, scintilla del Mistero che ha, in sé, tutte le proprietà del Mistero allo stesso modo nel quale la scintilla le ha del fuoco dal quale scaturisce.

Per questo io non ho più un mio modo di pensare, ed è stata la cosa più meravigliosa che potesse accadermi...
Qualcuno mi ha detto che è interessante il mio "modo di pensare".
Ci tengo a dire che io non ho un mio modo di pensare dal 1981. Prima di allora il mio è stato un pensiero piuttosto comune, materialista e in linea coi tempi di appartenenza al degrado intellettivo che ha ammalato tutta la mia pur interessante generazione sessantottina. Interessante per il bisogno di libertà, ma non su come fare per guadagnarsela. Nel 1981 stavo in India, precisamente a Pushkar, nel Rajasthan, una delle sette città sacre dell'India, e feci l'errore di gettare delle bucce di melone nel laghetto sacro. Un baba mi vide e mi consigliò di chiedere scusa all'acqua, porgendomi delle briciole di pane da offrire ai pesci. Io mi rifiutai di farlo e il giorno successivo mi ammalai gravemente al fegato. Mi si riempì il corpo di pustole suppurate. Tornato in velocità in Italia ebbi, da una cara amica, l'indirizzo di un medico donna che curava con le erbe. Appena questa mi vide mi sfiorò con la mano senza toccarmi e mi chiese se, per caso, io avessi offeso dell'acqua sacra. Io dissi di no, ma poi mi ricordai di Pushkar. Il fatto è che stavo morendo e lo sapevo, non riuscivo a stare in piedi e per fare qualche passo dovevo appoggiarmi a un muro. La dottoressa mi disse che avrei dovuto chiedere scusa all'Acqua e io pensai che fosse pazza. Mi disse dove avrei dovuto andare per scusarmi lasciando una rosa sulla superficie del laghetto.
il timore di morire mi spinse a farlo e la rosa, invece di galleggiare, fu risucchiata immediatamente dalla profondità delle acque. Io bevvi un sorso di quell'acqua per mostrare la mia fiducia e in quel preciso momento piovve a dirotto per pochi secondi. Tornato a casa il mattino seguente le pustole si rimpicciolirono e il giorno dopo erano scomparse. In una settimana fui completamente guarito. Quella dottoressa che io credevo fosse completamente folle mi scostò un velo dal cuore che fino ad allora mi aveva protetto contro il peso di una Verità che io ancora non sarei riuscito a sopportare, ma si rifiutò di insegnarmi una conoscenza che si presentò da sé e che costrinse il mio modo di pensare a riconoscersi per quello che esso era a causa di limiti intellettivi di cui non ero consapevole. Fu in questo modo che persi la libertà data dal non disporre di una Consapevolezza interiore molto distante dalla mia limitata coscienza la quale, da quel momento in poi, seppe di non avere scelte diverse dal poter riconoscere la Verità dei princìpi universali conosciuti in modo assoluto per mezzo della mia centralità, anch'essa universale perché identica alla centralità di tutti gli esseri, scintilla del Mistero che ha, in sé, tutte le proprietà del Mistero allo stesso modo nel quale la scintilla le ha del fuoco dal quale scaturisce.


Per questo io non ho più un mio modo di pensare, ed è stata la cosa più meravigliosa che potesse accadermi...

Nessun commento:

Posta un commento