giovedì 10 marzo 2016

Sui modi che ha il tempo di scorrere

Ogni essere ha, come tutto, un dentro e un fuori. Il fuori non potrebbe precedere il dentro perché la scorza serve a proteggere il seme.
Il fuori è visibile, ma il dentro no, e questo significa che la ragione d'essere di ogni realtà, sia essa microcosmica che macrocosmica, è manifestata dalla stessa realtà che la nasconde.
Lo stesso istante che chiamiamo "tempo" è sempre lo stesso, pur nel suo contenere realtà diverse che si succedono le une alle altre, dando la sensazione che il tempo si muova, mentre in realtà esso è immobile.
È un tempo che non scorre nel suo consumare lo spazio dal quale esso è misurato.
Un tempo che dà modo alla ciclicità di essere, perché anch'esso è ciclico.
Il rapporto tra i suoi cicli è costante nel suo variare l'ampiezza di ogni ciclo, così al suo inizio il ciclo è lento e aumenta di velocità per arrivare a concludersi velocemente, perché a ogni cosa nell'universo si oppone il suo contrario: alla lentezza si oppone la velocità.
L'insieme dei diversi cicli temporali è rappresentato quindi dalla spirale, che inizia larga e lenta per concludersi stretta e veloce.
Per questo la vita umana di un bambino è lenta rispetto a quella di un vecchio che è veloce.
Poiché tutto è sottomesso alla legge che impone il movimento, come condizione essenziale per la vita, nessuna retta potrebbe essere lineare come nessun cerchio potrebbe chiudersi nel punto in cui esso è iniziato.
La retta è solo il segmento di una grande curvatura, e il cerchio è il segmento della spirale di cui è parte il quale racchiude, delimitandone il confine, un piano di realtà.
Così è sia nella dimensione microcosmica che in quella macrocosmica, perché il grande segue le stesse leggi seguite dal piccolo poiché è formato dall'insieme dei piccoli.
Da una visuale macrocosmica la spirale comprende in sé una serie indefinita di piani, ognuno dei quali è delimitato da una porzione di spira, la quale entra nel piano con la nascita di un essere e ne esce con la sua morte.
Per questo l'essere non può decidere se e quando nascere e neppure può scegliere di non morire quando la spira esce dal piano di realtà sul quale l'essere è vissuto. Qui, come sempre, si vede la realtà iniziale della nascita determinare la realtà che le si oppone della morte che dev'esserle contraria. Per questo al non poter scegliere il momento in cui nascere all'essere è concesso il poter decidere il momento della propria morte, perché la spira che entra nella vita lo fa dal suo esterno, mentre quando esce dal piano di realtà sul quale l'essere ha vissuto... lo fa dal suo interno.

Il centro di ogni piano orizzontale di realtà considerato è attraversato dalla verticale che unisce tutti i piani tra loro, e quando un essere ha maturato tutte le potenzialità inscritte su quel piano di esistenza l'essere si troverà al centro del piano e potrà elevare il proprio stato al piano successivo di realtà, che sarà necessariamente diverso dai piani che lo hanno preceduto, perché ogni piano racchiuso dalla spirale ha ampiezze diverse dagli altri, in un universo che non si replica mai, perché l'Infinito centrale all'esistenza non ha alcuna necessità di ripetersi.

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